Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Non lo piegò la bomba, ci prova il Comune

Fonte: La Nuova Sardegna
24 gennaio 2011


In piazza Trento a rischio un «Ginkco biloba»: sopravvisse a Hiroshima

SERGIO CASANO

CAGLIARI. C’è anche un «Ginkgo biloba» nel giardinetto di piazza Trento adiacente al liceo Siotto, tra le piante che rischiano di scomparire per far posto alla contestatissima rotatoria che l’amministrazione comunale intenderebbe realizzare per snellire il traffico in coincidenza dell’apertura delle torri di “Piazza Santa Gilla” del gruppo immobiliare I fenicotteri.
Campeggia uno striscione nel piccolo polmone verde dove circa due mesi fa per salvare gli alberi si è mobilitato un comitato composto da studenti e intellettuali al quale hanno aderito gli Amici della Terra, il Gruppo di intervento giuridico, di Italia Nostra e il Cagliari social forum.
Il Ginkgo biloba è una pianta originaria del Giappone, particolare e rara per la città: per ammirarne una della stessa specie bisogna fare una visita all’orto botanico di viale Fra Ignazio.
È ritenuta miracolosa per le sue svariate proprietà terapeutiche e affonda le sue radici in tempi molto remoti: secondo gli studiosi comparve sulla terra alcuni milioni di anni fa, tanto che fu definita da Darwin un fossile vivente.
È un albero (può superare anche i quaranta metri d’altezza) tra i più longevi e può raggiungere i mille anni di vita. Oltre ad essere longevo, è molto resistente come si poté rilevare durante la seconda guerra mondiale: Ginkgo biloba infatti pare che sia l’unico albero sopravvissuto alla bomba atomica di Hiroshima.
Un esemplare di quella specie, che si trovava a soli ottocento metri dall’epicentro della deflagrazione, apparentemente sembrava carbonizzato, così come tutto ciò che gli era intorno.
Ma in primavera, dal tronco incenerito spuntarono inaspettatamente i germogli e il Ginkgo biloba riprese il suo ciclo vitale, come se nulla fosse successo.
Il Ginkgo biloba cagliaritano non vuole morire, vuole ancora vivere nel piccolo giardino della piazzetta di Sant’Avendrace dove tra gli alberi svetta su una colonna di granito Sa Cruxi, l’antica croce celtica che segnava il confine tra la città e la strada romana per Turris Libisonis (Porto Torres), l’attuale Carlo Felice.
Ora, con l’inizio dell’autunno, ha perso le foglie ma in primavera, così come avvenne a Hiroshima, farà nuovamente mostra di sé con il suo inconfondibile colore giallo-verdognolo.