Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Impiego rifiutato, i lettori: «Manca la voglia di lavorare»

Fonte: L'Unione Sarda
19 gennaio 2011

Il caso dei precari che hanno detto no a un posto part-time

Ma sul web c'è anche chi difende la scelta e precisa: «Il sussidio di disoccupazione è un loro diritto, non è strano che lo preferiscano a un lavoro da 711 euro al mese».
Il lavoro rifiutato da alcuni precari che per sei mesi hanno occupato i portici di via Roma con una tenda e da altre 25 persone che hanno partecipato al bando per il servizio civico fa discutere. Ieri sul sito Unionesarda.it sono state inserite decine di commenti, riferiti al caso dei lavoratori che hanno detto no a 711 euro (in alcuni casi il contributo arriva però a 800 euro) al mese per un impiego da 20 ore settimanali.
I COMMENTI «È proprio come sputare in faccia alla crisi», dice “Robivait”, che racconta: «Io per 40 ore alla settimana prendo quasi mille euro e questi per 4 ore al giorno rifiutano 800 euro! Mi sa che i posti per manager d'azienda sono tutti finiti. Andate a lavorare, mandroni !». Invece “Kekkina 81”, che dice di essere «laureata in ingegneria, con master in marketing management» e dice di guadagnare «960 euro al mese», si chiede: «Cosa vogliono queste persone? Forse è il caso che la Pubblica amministrazione si svegli e dia lavoro ai più meritevoli!».
LA DIFESA Chi difende la scelta degli ex precari del Comune, che a lungo hanno chiesto una stabilizzazione, è un altro lettore. Sul nostro sito internet, “Antipatico” scrive: «Non è così strano che chi avesse mansioni diverse e magari avesse diritto a un contratto diverso, preferisca qualche mese di disoccupazione (un diritto del lavoratore, tanto per chiarire) all'ennesimo salto nel buio.
Anche “Usaianto” difende la scelta di chi ha detto no a un lavoro che prevedeva la pulizia delle strade e delle piazze, oltre alla custodia di alcuni centri comunali: «Vorrei far notare che i precari della tenda avrebbero diritto, secondo l'ultima legge finanziaria regionale, all'immissione in ruolo presso il Comune e non semplicemente a 711 euro per un anno. Si chiamano precari perché evidentemente hanno già lavorato per anni in passato per l'amministrazione, svolgendo quegli stessi servizi che oggi li si accusa di non voler fare».
LE ACCUSE Ma c'è anche chi è molto più duro e dice: «Queste persone vogliono e pretendono tutto dallo Stato», commenta “Tabi”. «Ma se scavate in fondo vedrete che alcuni hanno più di quello che non vogliono far credere. Gli manca solo la voglia di lavorare, vogliono essere mantenuti».
“Rossoblù 2010” conclude: «In momenti di crisi si accetta tutto», e non tutti hanno questo atteggiamento: «Per fortuna ci sono molti laureati volenterosi». ( m.r. )

19/01/2011