Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Metropoli per bene, con qualche guaio»

Fonte: La Nuova Sardegna
6 agosto 2008

MERCOLEDÌ, 06 AGOSTO 2008

Pagina 1 - Cagliari

di Alessandra Sallemi

Terrorismo e mafia nel bagaglio di Mulas che prepara già l’arrivo del Papa. E del G8

CAGLIARI. E’ tornato in Sardegna Salvatore Mulas, alla Digos di Nuoro quando si agitavano i gruppi Barbagia Rossa e Mas con 7 omicidi in 4 mesi e, dopo, capo della «Mobile» ai tempi dei banditi Mele e Cadinu. Concluse la permanenza nel capoluogo barbaricino con l’arresto di Matteo Boe a Porto Vecchio. Era il 1992. Dopo ci sono stati Palermo travolta dagli omicidi Falcone e Borsellino e poi il premio: questore a 45 anni a Gorizia, città di reputazione tranquilla smentita dai clandestini che varcavano il confine al ritmo di 300 ogni notte. Ne avrebbe da raccontare a 53 anni quasi il neo questore Mulas.
Dunque cosa gli sembra Cagliari? «Una città perbene, una grossa città con una periferia importante e alcune zone sensibili che hanno bisogno di un occhio particolare. E’ come una città del nord Italia. Ritengo che la prevenzione rivesta una grande importanza. Ho trascorso tutta la mia vita professionale nella polizia giudiziaria e ho imparato a vedere i buoni risultati che dà una prevenzione attenta. La città va controllata bene, anche di notte, i locali, i luoghi frequentati in un certo modo: non c’è nulla di male, i controlli devono infondere un senso di sicurezza nel cittadino. Io dico sempre che i cittadini sono i miei datori di lavoro... in giro ci vogliono macchine e agenti soprattutto in borghese. Ieri ho incontrato il sindaco della città, mi ha confermato questa visione di una città vivibile, con alcune periferie che hanno bisogno di uno sguardo in più. Il sindaco mi ha detto che c’è il grave problema dello spaccio di droga: una piaga storica della città, quando ero a Nuoro sapevo che i colleghi di qua erano molto impegnati a Cagliari, Pirri, Quartu».
C’è o non c’è, a Cagliari, nella lettura del neo questore, un problema sicurezza? «Spesso è una questione di percezione della sicurezza: vengo da Novara, città ricca, dove si vive bene, la popolazione è anziana e ci sono circa 24 mila stranieri regolari. Lì si risente molto di una percezione della sicurezza minata dalle differenze degli stili di vita». Tornando a Cagliari: arrivare d’estate non aiuta, ma c’è comunque da rimboccarsi le maniche. «Un appuntamento importante è il 7 settembre, per la visita del Papa che metterà alla prova tutto il sistema. E’ una sfida, Cagliari non rappresenterà solo la città ma sarà il luogo scelto per la visita alla Sardegna». Un faticoso banco di prova per un altro appuntamento da notti insonni: il G8. Si aspetta conferma, ma sembra che il dipartimento del ministero stia guardando alla questura di Cagliari come all’ufficio che seguirà tutta l’organizzazione del vertice delle potenze industrializzate alla Maddalena. Mulas ha cominciato alla questura di Torino, aveva 23 anni, erano i tempi del terrorismo di Natalia Ligas, Oreste Scalzone. Momenti difficili, l’esperienza l’ha irrobustito e quando in Sardegna s’è affacciato il Movimento armato sardo, alla Digos di Nuoro è stato chiamato il giovane funzionario.
Nel Nuorese Mulas s’è fatto un nome a cercare gli imprendibili: i latitanti che davvero si sanno nascondere in luoghi sperduti. E a Palermo, raccontava ieri nella conferenza stampa di conoscenza con i giornalisti, il bagaglio di capacità messo insieme alla sezione «catturandi» in Barbagia gli è proprio servito: ha scovato vari boss, di quelli che latitano nella villa di famiglia e che nessuno però trova. Palermo è rimasta molto impressa nel ricordo di Mulas investigatore: per i successi, ma anche quello che ha vissuto sul fronte umano. Dirigeva la «Mobile» in una città sfinita, non è potuto andare una volta ad accompagnare il figlio a scuola, la famiglia viveva in caserma, in una sola occasione ha fatto una passeggiata in via della Libertà con i suoi, il giorno dopo i suoi uomini l’hanno garbatamente ripreso: «No dottore, lei ce lo deve dire quando esce...». A Gorizia da questore ci sarebbe rimasto qualcosa in più di un anno e quattro mesi: risolta l’emergenza clandestini, stava cominciando a scoprire le buone cose di quella zona, ma l’hanno mandato a Nuoro. A proposito di clandestini: il fatto che il centro di accoglienza di Elmas sia a 150 metri dalla torre di controllo pare anche a lui un problema. «Vediamo se il ministro deciderà che ogni regione debba avere un centro di accoglienza. E’ probabile perché il fenomeno è in crescita».
Infine: la famiglia l’ha seguito ovunque, Salvatore Mulas sottolinea la forza che questa scelta costante di moglie e figli gli ha sempre dato.