Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Le primarie? Solo se necessarie»

Fonte: L'Unione Sarda
6 dicembre 2010

Elezioni comunali. «Se viene fuori un altro nome forte posso anche farmi da parte»
Il senatore Cabras (Pd) e la corsa verso la candidatura
«Cagliari alle elezioni politiche consegna al centrosinistra un consenso più ampio rispetto a quelle comunali».
«Cagliari è una città particolare, che alle elezioni politiche consegna al centrosinistra un consenso sempre più ampio rispetto a quelle comunali. Accertato che non ci sono preclusioni di carattere ideologico è ora che iniziamo a interrogarci sul perché delle nostre nette sconfitte del passato nella corsa al Municipio».
Il senatore Antonello Cabras, 61 anni, radici a Sant'Antioco ma da una vita residente nel capoluogo, si sente parte della soluzione. È convinto, cioè, che l'indicazione sul suo nome (arrivata dai vertici nazionali e regionali del Pd) possa contribuire a invertire la tendenza.
Come è nata l'ipotesi di una sua candidatura?
«Credo che vada inserita in una rinnovata volontà, da parte del gruppo dirigente, di cercare una soluzione capace di farci veramente competere per la conquista del Municipio. C'è stata fin qui un'ampia convergenza e seguo con interesse il dibattito in corso nell'assemblea cittadina, nella base. Tutti i punti di vista sono da rispettare e prendere in considerazione. Anche quelli che esprimono dubbi sull'effettiva bontà della scelta».
Cosa c'è, per lei, alla base di questi dubbi?
«Partirei da chi manifesta adesione e parla di candidatura di buon profilo, capace di trasferire alla città un'esperienza politica che ormai è ultra-ventennale. Per il resto mi pare di capire che gli altri punti di vista riguardino un impegno diretto di un qualche esponente della cosiddetta società civile».
Le primarie, da sempre bandiera del Pd, sono in discussione?
«Noi siamo il partito delle primarie, che sono un momento di partecipazione al quale non bisognerebbe rinunciare mai. Resta da interrogarsi se l'alto profilo di qualche eventuale candidato possa ancora di più rafforzarlo o invece indebolirlo. Mi spiego meglio: se il candidato è autorevole si rischia di disperdere energie positive».
Sta dicendo che lei preferirebbe evitarle?
«No, sto dicendo che se gli alleati mettono sul tavolo un nome autorevole io sarei ben felice di ritirarmi e dargli il mio appoggio. E mi aspetto che gli altri possano fare lo stesso. Se devo guardare a esperienze recenti, come quella di Milano, posso dire che a mio avviso Boeri avrebbe dovuto fare un passo indietro rispetto a Pisapia. La figura di quest'ultimo era talmente di alto livello e rappresentativa dell'intera sinistra che il confronto mi è sembrato francamente inutile e dannoso».
Ma lei non aveva già rinunciato alla corsa a sindaco, un mese fa?
«Il fatto che si sia determinato un consenso unanime attorno a me, all'interno del Pd, non può lasciarmi insensibile. Anche se il mio atteggiamento non è cambiato: mi piace molto quello che faccio, sia in Senato che per quel che riguarda le missioni all'estero. Diciamo che mi metto a disposizione della coalizione. Con spirito di servizio, sapendo di poter essere utile».
Qualcuno dei big regionali e comunali non si spiega questa ritrovata intesa con Soru. Cosa c'è dietro?
«È lecito interrogarsi, dopo tutto quello che c'è stato negli anni scorsi. Ma io guarderei il lato positivo della medaglia: c'è un clima di ritrovata coesione nel Pd. Secondo me il merito del superamento di quella fase di scontro va dato alla segreteria regionale, che dimostra di guardare al merito dei problemi e di pensare alle convergenze. Si sta abbandonando lo spirito dello schieramento precostituito».
Qualcuno la accusa di rappresentare il “vecchio”, lo sa?
«I giovani sono una risorsa ma devono conquistarsi la leadership sul campo. Sono diventato presidente della Regione nel 1991, quando avevo poco più di 40 anni. Un altro big del nostro partito, Salvatore Cherchi, è entrato in Parlamento che ne aveva più di 30. Il ricambio avviene non con le rottamazioni ma con l'esperienza di campo. Sono tra quelli che pensa che Bersani abbia fatto un errore, costituendo una segreteria nazionale composta esclusivamente da under 40. Ci sarebbe voluto un mix, perchè altrimenti i giovani rischiano di diventare auto-referenziali».
Ma quali sono i problemi che un sindaco dovrebbe affrontare per primi?
«La nostra città ha un sacco di potenzialità mai esplose. L'emergenza principale è legata al fatto che nell'ultimo ventennio si è perso un terzo dei residenti, a favore dell'hinterland. La popolazione è invecchiata, perché le giovani coppie vanno ad abitare fuori a causa del caro-abitazioni. Questo è il problema numero uno. Voglio poi dire un'altra cosa: la cifra del nostro impegno su Cagliari non può essere all'insegna “ora rovesciamo la città”. Non sarebbe giusto».
Cosa pensa del dibattito in corso nel centrodestra?
«Vedo che ci sono ipotesi plurime, scontano l'innegabile crisi della loro coalizione sia a Roma che in Regione. Noi dovremo essere più credibili».
Chi preferirebbe come avversario?
«Lo scelgano loro. Non sarebbe giusto esprimere preferenze. Per noi uno vale l'altro».
ANTHONY MURONI

05/12/2010