Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

A scuola da Pinuccio Sciola, diversamente Maestro

Fonte: L'Unione Sarda
26 novembre 2010


Prima lo incontri da Diego a prendere un paio di metri di salsiccia. Pinuccio Sciola, “il Maestro”, pensa anche alla sopravvivenza dei suoi allievi. E ci pensa alla grande, come sa fare lui. Sono stupiti anche da questo, che cucini per loro, i sette giovani artisti che hanno vinto la residenza per dieci giorni a San Sperate (600 euro la borsa più vitto e alloggio), grazie al progetto Workshow, Laboratori creativi in rete (che rientra nel più ampio Italia Creativa), realizzato per Cagliari dall'assessorato alle Politiche giovanili, assieme ad Anci e Gai (Giovani artisti italiani), e tenuto presso la Scuola internazionale di scultura, casa antica ristrutturata nella campagna fra San Sperate e Monastir.
Mentre si sparge nell'aria il profumo della salsiccia arrosto, il Maestro continua a dare le ultime dritte a chi sta ultimando la sua opera: non orientamenti, beninteso. È per il massimo della libertà creativa. Soprattutto crede nel potere di suggestione del posto, della natura e della stratificazione di portati artistici che il suo paese condensa. Tutti i selezionati (bando di concorso per scultori attivi sul territorio, fra i 18 e i 35) sono immersi per dieci giorni nella natura. Non solo San Sperate, ma anche Ulassai, i taccos di Osili, la gola di San Giorgio: l'Ogliastra, insomma, dove domenica Pinuccio ha portato gli ospiti alla scoperta di un altro territorio artisticamente eletto, di pertinenza della collega, certa Maria Lai. «Ai giovani artisti noi dobbiamo dare emozioni», dice, mentre versa ottimo passito, con pardule e amaretti, fichi d'India e agrumi. Ha pensato a tutto, questo figurino d'uomo dimezzato in chili da una passeggera malattia, che ha affrontato con la forza con cui maneggia i suoi blocchi di basalto. Pensando, soprattutto, di incastrare gli impegni di salute fra i mille impegni con l'arte, non il contrario. Perché se si dice che la salute è tutto, lui, in fondo, sa che per sé tutto è l'arte. E come Charlie Parker diceva “Se non vivi non suoni”, per lui si potrebbe ribaltare e dire “Se non suono non vivo”, dove il suonare è quello magico dei suoi litofoni. Quindi ora, a successo conclamato, Pinuccio vuole giovani intorno, ai quali passare le emozioni che lo infiammano. Sette ragazzi, tutti con accademie alle spalle, precari dell'arte, perché difficilmente si vive, d'arte, ma quel precariato è forse meno pesante degli altri, più fisiologico. Letizia Cassetta è la mascotte, 25 anni, viene da Perugia. Confessa di essere sull'orlo del pianto, il workshow è finito. E che andrà subito in pellegrinaggio ad Assisi, a vedere anche là l'opera di questo “diversamente Maestro”, che per dieci giorni ha nutrito lei e i suoi compagni di arte e cibi primordiali. In valigia si era messa campioni di veneziane del papà, tappezziere, e garza. Non aveva un progetto, che è scaturito dopo la visione del paese di accoglienza, «mi sembrava tutto impregnato di armonia, della musica delle sue sculture, quindi ho fatto quest'opera, un ribollire della terra da cui scaturiscono note colorate, questi pezzettini di veneziane sono le note». Maria Giovanna Ambrosone viene da Napoli: lavora sul riciclo, quasi un'espiazione per la ferita della sua terra. Ragni e ragnatele sono la sua passione, un sentiero per dimenticare il resto. Maria Jole Serreli, Oristano, ha scolpito un blocco di biancone di Orosei, «perché il Maestro mi ha detto di stravolgere il mio bozzetto in ceramica», una madre che partorisce una pietra, in omaggio alla mitologia dei natali di Pinuccio. Paolo Pili, cagliaritano che vive a Milano, ha costruito un sistema di pietre e rottami metallici per far riprodurre il suono di «sedici gocce di pioggia». Marco Caione, Matera, si sta specializzando in scenografia, passione che tradisce nelle sue sculture col basalto, fatte di quinte sovrapposte. Serena Piccinini, Bologna, è andata a fare una passeggiata in campagna il primo giorno e ha incontrato un nido di api muratori: ecco la sua opera, un nido di bozzoli bianchi. Infine Giulia Casula, che ha realizzato uno scenografico abito che riverbera la luce e ha per testa un becco di legno. La notte precedente è stato indossato per una performance, di cui restano video e foto. Oggi ripartono tutti, il Maestro accenderà altri fuochi, ma non dimentica i suoi allievi, seppure di dieci giorni. Quanto basta per caricare di suggestioni e bellezza.
RAFFAELLA VENTURI

26/11/2010