Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Questa volta vogliamo vincere»

Fonte: L'Unione Sarda
26 novembre 2010

Verso le comunali. La chiave per una svolta: più attenzione a lavoro e giovani coppie
La ricetta di Espa (Pd), l'acchiappavoti dell'ultimo decennio
«Non ho timore a dire che, in passato, ho avuto l'impressione che il centrosinistra rinunciasse in partenza a combattere la partita per le comunali di Cagliari. Ora non è più così, non si decide più in un salotto, tra tre o quattro persone. Vogliamo giocarcela fino in fondo».
Marco Espa, 49 anni, consigliere comunale e regionale del Pd (il più votato in Municipio sia nel 2001 che nel 2006, capace di superare le 5 mila preferenze nella corsa per il Consiglio regionale del 2009), dice di divertirsi un sacco a fare politica pur rimpiangendo il suo lavoro di funzionario della Corte dei conti. Di non ascoltare le critiche («spesso più interne che esterne») sul suo presunto eccesso di impegno sui temi del sociale e del volontariato. Per molti è lui il cavallo di razza che potrebbe invertire la tendenza e aprire le porte di palazzo Bacaredda al centrosinistra, dopo 17 anni di regno Delogu-Floris.
Sente questa responsabilità?
«Preciso che non sono candidato a niente, tanto che non sto nemmeno raccogliendo le firme per le primarie».
Ma il problema non sarebbe quello. Quanto potrebbe impiegarci a raccoglierle un politico che ha così tanto consenso?
«Non lo so. Preferisco concentrarmi su un concetto molto chiaro: io sono per ripetere l'esperienza del 2006, che pur essendosi conclusa con una sconfitta aveva avuto l'effetto di mobilitare il nostro popolo. Sono per primarie aperte, vere, ispirate ai contenuti e ai progetti. E vorrei che si svolgessero entro un tempo congruo, per assicurare al prescelto di poter svolgere una campagna elettorale efficace».
Per lei qual è un'idea forte per la città?
«Bisogna far crescere la ricchezza di Cagliari e dei cagliaritani, in una visione sociale e civica. Si dovrà partire dai bisogni dei cittadini e non dagli interessi di qualche attore economico. La funzione della città è quella di essere un motore di sviluppo: serve più lavoro, senza retorica. E bisogna mettere in condizioni le giovani coppie di restare a vivere in città».
Non ha paura delle solite accuse?
«Qualcuno mi dice che devo lasciar perdere il sociale perché non interessa a nessuno. Ma scorda che la nostra città è in difficoltà proprio a causa dell'assenza di coesione sociale. La politica dei lustrini a Capodanno non ha pagato. Sono sempre più gli anziani e gli indigenti che vivono soli. Dico anche basta alla politica de is amigus . E lo faccio anche e soprattutto nell'interesse delle imprese».
Ma è vero che lei avrebbe contro la dirigenza?
«Io non sono candidato, anzitutto. E poi anche questa è una leggenda. Io dico solo che il dirigente deve essere autonomo dalla politica. La modernità amministrativa è la prima opera sociale. Non si può pensare di fare due parti in commedia».
Cagliari può diventare la capitale del Mediterraneo?
«Mi sembra uno slogan che non è stato mai riempito di contenuti. Preferirei una capitale delle relazioni e dell'incontro tra le culture».
In questi giorni si riparla di moschea. Lei che ne pensa?
«Da cattolico, la penso come il Papa. I fedeli di ogni confessione hanno diritto a disporre di un luogo di culto. A Cagliari una moschea sarebbe un fatto positivo. E, per favore, basta con l'assurda storia del prima i musulmani assicurino reciprocità nei loro Paesi . È una questione di civiltà».
Chi sono i potenziali candidati del centrosinistra, oltre lei?
«Dobbiamo essere realisti e ammettere che non abbiamo, in campo, leader indiscussi e naturali come Prodi e Soru. Dobbiamo confrontarci e aprirci alle istanze della gente».
È impossibile fare nomi?
«Ce ne sono di ottimi. Si è parlato di Antonello Cabras e mi è sembrato che fosse la testimonianza di una ritrovata voglia di vincere, un nome forte. Ma anche Chicco Porcu, Giampaolo Diana e Giuseppe Macciotta sarebbero delle scelte di altissimo profilo. Ma l'importante è fare presto, andando incontro alle richieste dei nostri elettori».
E a chi propone Espa cosa si può rispondere?
«Non sto raccogliendo firme ma ho voglia di aderire a un progetto vincente. Devo dire che la mia attuale esperienza regionale è veramente stimolante. La palla è nelle mani della dirigenza del partito, che ha il compito di sfruttare e valorizzare tutte le potenzialità».
Ha una sua idea sulle alleanze?
«Non si può prescindere dalla storica alleanza con la sinistra e gli altri partiti della coalizione. Solo in un secondo tempo si può pensare ad altro. Io, ad esempio, spero sempre in un ripensamento dei sardisti».
Esclude l'allargamento ai centristi ora alleati col Pdl?
«Io sono per le coalizioni omogenee. E non siamo certo noi a dover fare il primo passo. Ma si deve parlare con tutti: spesso, sia in Comune che in Regione, ci troviamo su posizioni comuni con alcuni spezzoni dell'attuale maggioranza».
ANTHONY MURONI

26/11/2010