Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Nel '98 Legambiente parlava di cave»

Fonte: L'Unione Sarda
16 novembre 2010

Tuvixeddu. Guerra aperta tra l'ex presidente della Regione e gli ambientalisti
Nuovo attacco di Pili: «Vincolo minerario campato in aria»
Nuova interrogazione: «Vengano riaperti i cantieri per la strada Cadello-San Paolo e per il parco archeologico».
Una nuova interrogazione ai ministri della Cultura e dell'Ambiente Sandro Bondi e Stefania Prestigiacomo, con la richiesta di riavvio dei cantieri per le strada Cadello-San Paolo e per il parco archeologico di Tuvixeddu. E un nuovo, durissimo, attacco a Legambiente, accusata di aver cambiato idea in maniera strumentale nel giro di un decennio. Almeno sulla pertinenza del vincolo minerario apposto dalla Sovrintendenza nello scorso luglio sull'utilizzo del canyon come strada di collegamento.
L'ATTACCO «Nel 1998 i pseudo-ambientalisti scrivevano in una relazione pagata dalla Regione: “I colli non esistono più, cave devastanti e degrado totale. E ancora che quel canyon non è una miniera ma una strada per il collegamento rapido” - attacca l'ex presidente della Regione - gli ambientalisti di oggi sconfessati da quelli del 1998. Sconfessati da se stessi, gli ambientalisti dalla memoria corta che difendono le inesistenti miniere di Tuvixeddu, mentre nel 1998 scrissero l'esatto contrario di quanto sostengono oggi. In base a questo ulteriore documento il ministro Bondi deve far revocare quel vincolo e far ripartire immediatamente i cantieri per la strada est-ovest di Cagliari e la realizzazione del parco archeologico di Tuvixeddu». Pili lo ha messo nero su bianco in una nuova interrogazione che richiama stralci integrali delle affermazioni di uno studio pagato dalla Regione nel 1998 e il cui supervisore e coordinatore era proprio il presidente di Legambiente Vincenzo Tiana.
LA RELAZIONE «Una relazione sconosciuta ai più, datata 1998, depositata agli atti della Regione, che testimonia - dice Pili - l'esatto contrario di quanto strumentalmente affermano oggi questi tutori delle pseudo miniere di Tuvixeddu. Da nessuna parte della relazione si parla di insediamenti minerari ma in tutte le sue parti viene richiamato il devastante operato di cava delle varie società che si sono succedute negli anni sino ad arrivare alla Italcementi».
I VINCOLI Da qui la nuova richiesta di rimozione del vincolo minerario e del riavvio dei cantieri per parco archeologico e nuovo asse viario: «Le affermazioni contenute nella relazione sono sbalorditive rispetto a quanto sostenuto in questi giorni. Basti solo un esempio, i signori professionisti di allora, gli stessi tutori delle miniere di oggi, affermano che dal confronto tra le cartografie storiche a disposizione risulta che i due colli sono stati trasformati in vere e proprie pianure. Come dire che se anche ci fossero stati dei valori paesaggistici e storico-culturali sarebbero stati spazzati via da scavi di 20-30 metri di profondità. Ed è proprio questa l'affermazione più rilevante contenuta nella relazione che sconfessa tutto quello affermato di recente da questi pseudo-ambientalisti. È evidente, infatti, che essendo stati questi scavi così profondi e per una superficie così ampia sul terreno non potesse che rimanere solo ed esclusivamente degrado».
LA STRADA Un capitolo a parte merita la questione della strada di collegamento che dovrebbe passare nel canyon, pesantemente contestata dagli ambientalisti: «Alla totale sconfessione del vincolo minerario si aggiunge - sostiene ancora Pili - la richiamata funzione del canyon contenuta nella stessa relazione. La strada che lo attraversa è stata bloccata con un vincolo minerario in quanto si è sostenuto essere un emblema dell'attività mineraria. Gli ambientalisti del 1998, gli stessi di oggi, affermavano invece che quel canyon non aveva niente a che fare con miniere ma era stato realizzato con la funzione analoga a quella prevista per il cantiere bloccato, ovvero una strada di rapido collegamento tra est ed ovest di Cagliari. Nella relazione è infatti detto: “La funzione del canyon era quella di creare una via di comunicazione rapida tra l'area di estrazione di Tuvumannu e gli impianti di frantumazione del calcare”. Tutto questo è gravissimo perché non si può provocare un danno immenso alla città di Cagliari affermando l'esatto contrario di quanto si era sostenuto 12 anni prima. Ed è ancora più delittuoso bloccare i progetti della strada e del parco archeologico, della riqualificazione dei quartieri e della ricucitura del tessuto urbano, quando si è consapevoli della reale situazione di degrado dei colli cagliaritani. Nella relazione, infatti, sono riportate delle affermazioni che per la loro gravità imporrebbero di riprendere immediatamente i lavori bloccati per evitare quello che gli stessi ambientalisti paventavano nel 1998».
ANTHONY MURONI

16/11/2010