Nasce un comitato che chiede l'attuazione del Piano del 2003. L'accusa: si favoriscono speculazioni immobiliari in periferia
L'attacco di Pili: «La Sovrintendenza frena lo sviluppo»
Ieri conferenza stampa dell'ex presidente della Regione in via Castelli, davanti al cantiere chiuso ormai da due mesi e al centro del quartiere che reclama più considerazione.
Le revoca del vincolo minerario, un vertice urgente con Comune e Regione, il riavvio dei lavori, la trasmissione degli atti alla Corte dei conti e la nomina di un commissario straordinario che attui il Piano integrato d'area del 2003, firmato tra Comune, Regione e privati. Questo il largo ventaglio di istanze che l'ex presidente della Regione (e deputato del Pdl) Mauro Pili ha messo nero su bianco in un'interrogazione urgente sul caso Tuvixeddu, rivolta al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi.
CONFERENZA STAMPA Davanti a un cantiere ormai invaso dalle erbacce infestanti trasformato in discarica abusiva a cielo aperto, il parlamentare ha usato toni durissimi per stigmatizzare l'atteggiamento della Sovrintendenza ai Beni culturali, sia nell'attuale che nella passata gestione, accusandola di bloccare lo sviluppo della città. Soprattutto a proposito del collegamento viario tra l'asse mediano e la via San Paolo: quando venne finalmente finanziato, nel 2003, regalò il sogno di poter finalmente disporre di un collegamento diretto tra est e ovest della città. Per tacere del parco archeologico mai realizzato, con la più grande necropoli punica del Mediterraneo che ancora oggi è abbandonata a se stessa.
IL PRETESTO «Il vincolo minerario apposto dalla dottoressa Lorrai nello scorso luglio è solo un pretesto - ha sostenuto Pili - anche un profano avrebbe capito che non si possono confondere con miniere delle cave insignificanti e degradanti. Ed è ancora più incredibile che tutto questo non sia emerso in 20 anni di sopralluoghi e 30 di studi». Per Pili il nuovo vincolo altro non è che una scusa per boicottare l'accordo di programma: «Un disegno che, secondo quanto è scritto in numerose sentenze, è riconducibile all'esercizio di un potere deviato». Chi lo avrebbe messo in pratica? Secondo il deputato gli atti della giunta regionale di centrosinistra, riconducibili al tentativo di bloccare la riqualificazione, sono coincisi con le azioni dell'ex sovrintendente Garzillo. Azioni definite «pretestuose».
OCCASIONI PERDUTE La strada bloccata, per la quale sono già stati spesi 7 milioni di euro, riguarda il collegamento tra il nuovo asse mediano e la via San Paolo, in un processo di completamento dell'assetto viario di Cagliari, oggi particolarmente congestionato anche in zone a rischio per quel che riguarda l'assetto idrogeologico: «Basti pensare a piazza d'Armi».
IL BLOCCO Il susseguirsi di vincoli ha bloccato i tre cardini dell'accordo di programma su Tuvixeddu, firmato nel 2003 proprio all'epoca della presidenza Pili: la valorizzazione del colle e la nascita del parco archeologico, la realizzazione della strada di collegamento tra le parti est e ovest della città, la concretizzazione del piano pubblico-privato destinato a riqualificare un'area attualmente degradata. Da qui l'allarme del parlamentare azzurro, che parla di rischi per il patrimonio archeologico e per lo sviluppo della città. Non sottraendosi dal fare nomi e cognomi. «Chi viene favorito da questi blocchi?», si è chiesto, prima di darsi da solo una risposta: «Con questa situazione si genera l'effetto, diretto o indiretto, di favorire lo sviluppo immobiliare di inedite aree periferiche. Basti pensare che nei volumi della ex Fas di Elmas è stato presentato un progetto di sviluppo immobiliare per migliaia di nuovi residenti e quasi mezzo milione di metri cubi».
IL COMITATO Così si spiega la scelta di aprire un nuovo fronte di lotta politica: la nascita di un comitato popolare che affianchi la Regione e il Comune, che hanno già impugnato davanti al Tar il vincolo minerario dello scorso luglio. E un'interrogazione urgente al ministro nella quale, come detto, si chiede (in sede di autotutela) la revoca di un vincolo definito dannoso e la nomina di un commissario. «Oltre alla trasmissione di tutta la documentazione relativa a questi blocchi alla Corte dei conti - ha concluso Pili - le responsabilità andranno accertate per far sì che i cittadini non vengano beffati due volte: prima per i ritardi nella realizzazione delle opere e poi per i risarcimenti che si rischia di dover pagare al soggetto privato».
ANTHONY MURONI
13/11/2010