Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Gli attori pagano per salire sul palco

Fonte: L'Unione Sarda
12 novembre 2010

Teatro. I tagli alla Cultura si riflettono nella gestione (troppo costosa) degli spazi cittadini

Lo sfogo: «Nessuno vuole mettere in scena Shakespeare»
In tempi di tagli alla cultura le compagnie teatrali devono affrontare vari problemi.
«Nessuna rassegna ha accolto il nostro “One to one Shakespeare”, uno Shakespeare in italiano e in inglese. Così, non avendo una sala prova, proviamo a casa e, per metterlo in scena i prossimi 18 e 19 novembre, abbiamo preso in affitto il Teatro Club di Cagliari». Gli attori Simeone Latini e Nunzio Caponio optano per l'autoproduzione in tempi di tagli alla cultura. Ma non è un problema nuovo. In città chi fa teatro deve lottare per avere spazi dove portare in scena i propri spettacoli. E ancora peggio per l'attività delle prove, necessarie per l'atto creativo.
LO SCENARIO Certo, con i nuovi tagli la situazione peggiora anche per le compagnie storiche, come il Crogiuolo di Mario Faticoni, 50 anni di carriera e un nome legato al Teatro dell'Arco, bene demaniale ancora chiuso per una ristrutturazione che appare infinita. Si dovrà far a meno anche del ripiego al Sant'Eulalia, perché ora è diventato economicamente impossibile pagare un affitto di mille euro al mese, oltre la spesa della corrente elettrica. «Il Comune di Cagliari, come del resto la Regione, è ben lontano dallo spirito europeo di gestione degli spazi sostenuta dall'ente pubblico», lamenta Faticoni che sottolinea poi un altro problema: «Non c'è trasparenza nella gestione degli spazi di enti pubblici».
IL PUNTO A Cagliari sono comunali il Lirico, nato appunto come teatro comunale e gestito dalla Fondazione dell'Ente Lirico, il Massimo cogestito dal Teatro Stabile di Sardegna e dal Cedac e infine l'Auditorium di piazza Dettori, quasi 300 posti, affidato alla Scuola d'Arte Drammatica diretta da Lelio Lecis. Infine, a Pirri, il teatro della Vetreria, gestito dai Cada die. Ancora ci sono il teatro delle Saline, 332 posti a sedere ora di proprietà della Regione, l'Auditorium del Conservatorio Statale di Musica, il Cineteatro Nanni Loy dell'Ersu e il Teatro Ciechi dell'Univerisità di Cagliari. Il resto appartiene a privati. Sono sotto i 60 posti l'Alkestis di via Loru, il Teatro Club di via Roma, il T off di via Sauro (usato però prevalentemente per la danza), il Vicoletto di via San Giacomo, lo spazio gestito dai Riverrun in via Giardini, l'Adriano di via Sassari (circa 200 posti usato per la musica), il Sant'Eulalia (180 posti) e il teatro San Michele, quasi 400 posti di proprietà dei Gesuiti. Da una prima ricognizione parziale prendere in affitto per un giorno un teatro, la media oscilla sugli 800 euro, senza il service (luci, suoni e tecnici). L'unico che lo affitta a prezzo modico è il Teatro Club.
LE CRITICITÀ «Gli amministratori non capiscono che il problema degli spazi sta nel quotidiano, nella fase creativa della costruzione dello spettacolo e nei laboratori», sostiene Elio Arthemalle, oltre venti pagine di curriculum artistico e una nuova creatura fondata nel 2008, il Teatro Impossibile. La sua preoccupazione maggiore è per i giovani, «in una Sardegna dove sono stati costruiti teatri che restano scatole vuote, dato che nessuna compagnia può sopportare i costi di gestione». La sua proposta? «Garantire per un certo numero di giornate all'anno uno spazio gratuito alle nuove leve, sempre che si vogliano davvero delle ricadute culturali in città». Tra gli emergenti cagliaritani si stanno facendo notare quelli di Batisfera, gruppo teatrale nato nel 2008 composto da due attori e due attrici tra i 26 e i 32 anni. «Dobbiamo chiedere ospitalità o aspettare di avere risparmiato per affittare gli spazi», afferma per loro Angelo Trofa. «Non possiamo rischiare di affittare un teatro grande. Per questo stiamo cercando spazi alternativi, anche non consueti, privandoci teatralmente di alcune cose».
MANUELA VACCA

12/11/2010