Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

“Stanze”, sei artisti indagano sullo scarto tra ideale e reale

Fonte: L'Unione Sarda
2 novembre 2010

La rassegna Al Castello di San Michele

Ardenti, con bagliore di braci, i legni scolpiti da Wanda Nazzari con segni profondi e più lievi, con lettere ebraiche, con parole nascoste. Dipinti d'arancio e di viola, seminati in una fertile distesa di terriccio nero, sono disposti come i sentieri a passi perduti lungo un percorso lineare ma tormentato da dislivelli e basse, appena avvertibili, barriere. Le zolle frantumate coprono i margini delle tavole, smussano gli angoli, leniscono le fibre spezzate dalla sgorbia, gli apici acuminati “Come fili di spada”. ( foto ) Tra i muri in calcare della torretta del Castello di San Michele, a Cagliari, il sole entra soltanto da una feritoia e da un'apertura orientata a occidente. Ed è una luce endogena, a salire dalle screziature del colore, dalle incisioni, dagli spessori diversi di un'area dedicata alla memoria e alla riconciliazione, faticoso e ipnotico lavoro che calibra assenza e presenza e nell'ombra celebra la vita. Si è aperta il 9 ottobre - inaugurazione accompagnata dagli interventi teatrali di Stefano Raccis e Noemi Medas su testi di Cesar Calvo e dalle musiche di Flavio Secchi, Francesca Corrias e Walter Reis -l'undicesima edizione di Stanze rassegna organizzata dal Centro Culturale Man Ray su progetto di Wanda Nazzari e ispirata quest'anno alle Utopie del quotidiano .
Curata da Rita Pamela Ladogana la mostra, al Castello di San Michele di Cagliari fino al 7 novembre, propone a sei artisti di varie generazioni un tema complesso, la riflessione sullo scarto tra mondo ideale e mondo reale. Argomento che Angelo Liberati ha trovato consono alla sua collaudata poetica e gli ha consentito di proporre al pubblico un gruppo di dipinti dove possono essere ritrovati tutti i suoi motivi creativi: l'amor carnale, il grande cinema, i grandi maestri, la cronaca d'antan. Zaza Calzia dichiara di essersi divertita a raccogliere una grande quantità di cilindri di carta e poi incollarli assieme e poi attaccarci sopra le lettres dècoupées che ritaglia dall'Espresso. Ha poi ammucchiato i tubolari colorati in una sorta di shangai che in qualche punto si flette e si piega, avendo forse bisogno di un'anima di ferro. Autrice di assodato talento (e di insuperati acquarelli) Zaza Calzia ama anche la casualità e gli imprevisti della materia. Un atteggiamento mentale opposto a quello di Attilio Della Maria, costruttore di visioni attento alla sua personale simbologia. Autore che sempre si rifà a concetti filosofici, per Stanze ha concepito un grande pannello grigio da cui spuntano stilizzati volti umani in cartapesta e bitume. Ad attraversare il fondo neutro, un "grifagno" (un piccolo mostro adunco) che interviene sulla superficie specchiata e interrompe la simmetria di due lastre incise su zinco che, poste ai lati del quadro, lo trasformano in un trittico.
“Come back, dreamer, come back”: la stampa di Stefano Grassi è una «radiografia dell'anima». Realizzata con la tecnica del viraggio dei colori, rappresenta un uomo ritratto dall'alto in posizione fetale. Bluastro e celeste, venato di bianco, è il liquido amniotico che di nuovo nutre il sognatore tornato indietro, alla sua fase prenatale, e avvolge un corpo quasi indefinito.
Utopico è per Alessandro Biggio il mantenimento dell'ordine nei sismi quotidiani. Il giovane artista ha scelto un titolo da antichi cartografi, “Hic sunt leones”, per una grafica installazione realizzata col recupero di vecchie assi di legno nero, di lastre di plexiglas graffiate col chiodo, di sculture di cenere a forma di coni e di sfere, di tratti veloci di idropittura. Cose fragili, posate sul pavimento secondo uno schema che pare perfetto ma può essere sconvolto in qualsiasi momento.
ALESSANDRA MENESINI

31/10/2010