Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Nessuno vuole il Terminal: deserta la gara d’appalto E Deidda sfida l’Authority

Fonte: La Nuova Sardegna
28 ottobre 2010


La stazione per le crociere al molo Ichnusa poco ambita quindici anni di concessione costano 5 milioni di euro



Rimane impossibile l’attracco per le grandi navi da crociera

CAGLIARI. Se non fosse per una questione di principio, non si capirebbe perché Autorità Portuale e Camera di Commercio litigano su una cattedrale nel deserto che nessuno vuole. La gara per la gestione del Terminal Crociere è andata deserta. Nessuno se l’è sentita di accollarsi un approdo per navi dove le navi non possono attraccare.
Lo ha scoperto la commissione di gara quando il 18 ottobre scorso ha aperto le buste, o meglio non ha potuto aprire alcuna busta perché nessuno ha partecipato al bando di gara.
Saranno state le condizioni non proprio vantaggiose: 349mila euro di canone annuo da moltiplicare per 15 anni, per uno spazio di quasi 20 mila metri quadri. Totale 5 milioni da pagare per la concessione, ovvero tutto il denaro speso per realizzare prima il progetto e poi costruire il Terminal, che langue sul molo Ichnusa dal 2008. Chiare le condizioni: requisiti minimi erano la realizzazione di un bar, un ristorante, una sala convegni e una pizzeria. Nessun riferimento a stazioni dogana, sicurezza, smistamento bagagli. Non solo questo ha sollevato le proteste della Camera di Commercio guidata da Gianfranco Deidda, che aveva proposto un ricorso al Tar con richiesta di sospensiva. Visto che la gara non c’è stata, ieri il tribunale ha dichiarato la carenza di interesse, pur rimandando al merito la trattazione. La Camera di Commercio, rappresentata dagli avvocati Stefano Porcu e Mauro Barberio, contesta infatti la procedura di gara, caratterizzata da presunta opacità. Primo motivo di ricorso: a deliberare la gara avrebbe dovuto essere il Comitato portuale (organismo nel quale sono rappresentate le istituzioni e gli operatori interessati dal porto), mentre invece è stato il solo presidente Paolo Fadda a firmare il decreto. Il Comitato - dove siede anche la Camera - ha dato soltanto un parere non vincolante. «Un chiaro eccesso di potere per difetto di istruttoria, con logicità grave e manifesta», è la tesi dei legali di Largo Carlo Felice. E poi a procedura avviata «nonostante ripetute richieste, l’Autorità si è rifiutata di esibire il bando e il disciplinare di gara, adducendo ragioni di riservatezza e tutela della par condicio» inesistenti, è sempre l’accusa della Camera. L’Authority resiste in giudizio con l’avvocato Anna Maria Bonomi, certa che le procedura contestate in realtà siano perfettamente coerenti con la legge speciale sui porti, la numero 84 del 1994. «Fadda aveva il potere di gestire il bando direttamente», è la spiegazione. Sarà il Tar, in un’udienza ancora non fissata, a stabilire chi ha ragione.
Sullo sfondo resta una struttura realizzata con denaro pubblico mai utilizzata. Tutto ampiamente prevedibile perché è stata realizzata in un punto dove il fondale è troppo poco profondo - come noto da allora - e le grandi navi da crociera non possono attraccare. Lo sapeva l’allora presidente dell’Authority, Nino Granara, che sperava di poter dragare la fanghiglia per abbassare il fondale e accogliere quelle crociere oggi confinate al molo Sanità, accanto alla Tirrenia. Un’operazione a tutt’oggi non riuscita.