Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Lirico, in arrivo tempi duri: servono sacrifici»

Fonte: L'Unione Sarda
11 ottobre 2010

Intervista. Il sindaco Emilio Floris, presidente della Fondazione, parla della grave crisi del teatro

Sì alla conferma di Pietrantonio, dubbi su Biscardi. Serci entra nel cda
Ribadisce che tifa per la conferma di Maurizio Pietrantonio a soprintendente, ma gli fa sapere che «deve cambiare il modo di gestire il teatro perché la crisi in atto è serissima». Sul direttore artistico rimette la decisione al prossimo consiglio di amministrazione ma anticipa che «da ora in poi il teatro dovrà fare affidamento quasi esclusivamente sui grandi professionisti che ha». E questo è anche un segnale positivo ai sindacati ai quali, tuttavia, contesta lo sciopero di ieri («è un segnale sbagliato al pubblico»).
Emilio Floris, presidente della Fondazione del Teatro lirico, affronta da solo il mare in tempesta. Il crollo dei finanziamenti dopo il taglio di due milioni e 600 mila euro di fondi da parte dello Stato e ulteriori tagli del 30% annunciati per l'anno prossimo, le stagioni da programmare per tempo con pochi soldi e molta fantasia, un debito patrimoniale preoccupante, il calo degli spettatori passati dai 132.138 del 2006 ai 124.265 del 2009 rendono incerto il futuro del teatro. E in questo contesto si inserisce la guerra dei sindacati, non a caso scatenata nel momento di vacanza della dirigenza.
Mercoledì il sindaco era al ministero dei Beni culturali per incontrare il direttore generale, Salvatore Nastasi. «Mi ha detto che il ministro Bondi in Consiglio dei ministri ha chiesto il reintegro di parte dei fondi sottratti inopinatamente a fine luglio alle Fondazioni liriche».
Si sa che ha litigato con Tremonti.
«Ma sembra che sia possibile, per Cagliari, il recupero di almeno un milione di euro».
Insufficienti a chiudere il bilancio in pareggio se è vero che oggi, con le correzioni fatte poche settimane fa, la prospettiva è di chiudere il bilancio in passivo di 1,8 milioni
«Ma sufficiente a ridurlo al minimo e a confermarci tra i teatri più virtuosi nonostante tutto».
Il direttore amministrativo ha annunciato che l'anno prossimo lo Stato taglierà un ulteriore 30%. Significa che in due anni i fondi statali passeranno da 10,6 a 5,6 milioni.
«Spero che davanti a questa prospettiva tutte le fondazioni italiane si mobilitino e chiedano un intervento al ministro».
Anche perché il finanziamento della Regione è legato a quello dello Stato, quindi si ridurrebbe anch'esso del 30%.
«La Regione sa che il Lirico è la principale fabbrica della cultura in Sardegna. Pochi giorni fa ci ha finanziato sei milioni per il parco della musica, un segnale importante».
E il Comune strozzato dal Patto di stabilità e che ha difficoltà a pagare persino i lavori pubblici potrà ancora permettersi di versare 2,4 milioni all'anno al teatro?
«È un punto interrogativo, ma spero di sì».
Questa dirigenza che ha il merito di aver chiuso sei bilanci in pareggio in anni di vacche grasse è in grado di governare il teatro con un terzo dei fondi in meno?
«Ho fiducia in Pietrantonio e auspico una sua riconferma. Siamo entrambi consapevoli del fatto che sarà difficile mantenere un livello di qualità alto con pochi soldi e che bisognerà programmare in modo diverso».
E il direttore artistico?
«Rimetto la decisione al cda».
Una bocciatura?
«Non dico questo, ma questo teatro non può continuare a spendere 18 milioni per il personale e i cachet e cinque per la programmazione. C'è una evidente sproporzione e bisogna invertire questi numeri».
Ciò che sostengono i sindacati.
«Abbiamo investito molto nella formazione dei nostri orchestrali, dei nostri sarti, dei nostri scenografi e questo teatro può e deve tendere all'autosufficienza».
Quindi dà ragione a chi oggi sotto questo aspetto contesta la dirigenza.
«Dico a me stesso e a loro che dobbiamo cercare di restare sereni. Ma su alcune cose sbagliano».
Dove?
«Spero che tutti siano consapevoli del momento che stiamo attraversando e delle difficoltà che ci aspettano e agiscano con responsabilità. Io sto lavorando come se gli organi rappresentativi della Fondazione fossero in carica».
Vuol dire che i sindacati sbagliano atteggiamento?
«In questo momento mi piacerebbe vederli dalla nostra parte e dalla parte del pubblico, non come controparte. Scioperando, ad esempio, hanno sbagliato».
Perché?
«Perché vanno contro i loro clienti, cioè il pubblico».
Nei giorni scorsi i sindacati le hanno consegnato una programmazione alternativa con più spettacoli finalizzata al risparmio?
«Me ne hanno parlato ma non ho visto nulla. Però ho apprezzato la disponibilità a produrre di più e sono aperto a tutte le soluzioni, purché ci sia un'azione corale che ritengo necessaria per dare un futuro al teatro e ai dipendenti. Parlerò anche con i sindacati regionali perché il problema del Lirico è di tutta la Regione».
Questa dirigenza non è riuscita a intaccare il debito patrimoniale lasciato da Meli, che è il vero problema del teatro e ciò che lo mette a rischio di commissariamento.
«Il problema vero è che il debito patrimoniale è difficilmente intaccabile perché il teatro non dà alle banche garanzie patrimoniali reali».
E quindi è difficile ristrutturare il debito.
«Esatto. Bisognerebbe trasformare il debito a breve e medio termine in debito a lungo termine. Ed è impossibile farlo senza dare garanzie».
Il teatro è del Comune?
«Sì».
Potreste cederlo alla Fondazione.
«Non è possibile a meno che non si faccia una legge ad hoc».
E quindi come se ne esce?
«Con Cappellacci stiamo cercando soluzioni. Abbiamo chiesto alla Sfirs, abbiamo sondato il Credito sportivo ma per ora senza successo».
La situazione di crisi rende necessaria una rapida ricomposizione del consiglio di amministrazione e la scelta del nuovo sovrintendente. Ha sollecitato ministero e Regione a nominare i loro rappresentanti?
«Sì. Ho in mano i nomi dei nuovi consiglieri del ministero: sono Maurizio Porcelli e Oscar Serci, direttore del Cacip».
Ma Porcelli è già rappresentante del Comune, assieme a Felicetto Contu.
«Rinomineremo entrambi i rappresentanti del Comune anche perché probabilmente Contu passerà in quota alla Regione».
E il Comune quando farà le nomine?
«Faremo un bando. Ma voglio che nel cda ci sia di nuovo Antonello Arru, perché la Fondazione Banco di Sardegna deve essere rappresentata».
FABIO MANCA

09/10/2010