Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

L’ecatombe dei piccoli negozi

Fonte: La Nuova Sardegna
4 ottobre 2010

In città oltre mille chiusure in un anno e mezzo e la perdita di diverse migliaia di posti di lavoro



La Confesercenti: ogni fallimento è un disastro sociale




ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. L’anno scorso hanno chiuso i battenti oltre 1.600 piccole attività commerciali. I dati riguardano tutta la provincia, ma circa la metà interessano Cagliari. Quest’anno, solo in città, si parla di un numero che va da tre a cinquecento negozi che hanno chiuso i battenti.
Al di là della freddezza dei numeri, precisa Roberto Bolognese (presidente provinciale della Confesercenti e operatore del settore abbigliamento), «la questione è socialmente disastrosa». In media ogni piccola attività commerciale occupa due addetti e mezzo. Questo significa che vi sono stati, solo nel 2009, quattromila persone a spasso». A questi dati vanno poi aggiunti anche quelli di quest’anno. Il tutto produce una situazione «pesantissima - continua Bolognese - noi siamo abituati a combattere con la chiusura delle industrie. E questo va benissimo, ma teniamo presente che un negoziante che chiude, vuol dire che fallisce. E prima di farlo, in genere, si ipoteca la casa, chiede prestiti ai familiari e agli amici. Insomma: per ogni negozio sprangato si crea un vero e proprio problema sociale, che coinvolge molte più persone di quelle che perdono il posto. Eppure nessuno si rende conto di questo problema».
In tantissime parti della città vi sono vie piene di locali vuoti e sfitti e anche questo è un segnale di come la crisi assomigli ancora a un fiume in piena. Alcuni citano il turismo per dire che questo sta venendo in aiuto al commercio cittadino... «In questi ultimi due anni vi è stato un afflusso di visitatori superiore e questo sta dando un piccolo aiuto. Ma si tratta di palliativi. Non è possibile continuare ad andare avanti in questo modo: le vendite vengono fatte soprattutto ai saldi e questo non va bene».
Gli operatopri del settore puntano il dito accusatore verso la grande distribuzione. «Cagliari e hinterland rappresentanto una delle realtà nazionali in cui è più alto il peso delle grandi strutture commerciali in rapporto alla popolazione». I locali delle vie storiche cercano di rispondere con i centri commerciali naturali. «Ma anche questo non basta. L’amministrazione locale deve intervenire subito. Innanzi tutto bisogna incrementare la pedonalizzazione e puntare alla chiusura domenicale delle grandi strutture (almeno per 24 festivi). Poi occorrono agevolazioni per le aziende in crisi, soprattutto per il credito: l’Equitalia (che riscuote) va controllata meglio. Inoltre è necessario migliorare l’arredo urbano, predisporre un piano per i parcheggi, intervenire sul porto che deve diventare turistico e rivedre i vari balzelli, dal costo dell’acqua al suolo pubblico ai rifiuti, troppo alti per tutti, commercianti inclusi.