Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

E al Ghetto di Cagliari la Festa dei lettori viaggia tra i classici

Fonte: L'Unione Sarda
27 settembre 2010

Protagonista Dostoevskij


«Amo Stevenson perché pare che voli. Amo Cechov perché non va più in là di dove va. Amo Conrad perché naviga l'abisso e non ci affonda. Amo Tolstoj perché alle volte mi pare d'essere lì lì per capire come fa e invece niente». È con le parole di Italo Calvino in Perché leggere i classici che venerdì al Ghetto degli Ebrei di Cagliari con “Cosa va, cosa resta: la rilettura dei classici” si è inaugurata la quinta edizione della Festa dei Lettori, manifestazione di promozione della lettura che ieri ha coinvolto tutta l'Isola e altre 13 regioni d'Italia. Maestro di cerimonie, Giorgio Todde, scrittore e presidente dei Presìdi del Libro della Sardegna che con la Regione e la Fondazione Banco di Sardegna ha organizzato l'appuntamento.
«Io leggo solo classici. Ci si potrebbe fare dell'ironia perché mi dedico solo ai libri di gente morta, ma resta il fatto che uno scrittore che sopravvive a se stesso è già un bel filtro per selezionare le opere che vale la pena leggere», spiega Todde prima di chiedere alla platea di scegliere il libro intramontabile per eccellenza. Nonostante «i classici attraversino sempre fasi di flusso e di riflusso e questo è sicuramente un periodo di calo», si scatena una battaglia a colpi di Cervantes, Shakespeare, Puškin e Tolstoj. Vincono i russi. Ed è proprio ad un autore russo che è stata dedicata la serata.
Per invogliare alla lettura, la compagnia di Carloforte Bötti du schöggiu ha messo in scena nella Sala delle Mura, al Ghetto, un racconto di Fëdor Dostoevskij, Il sogno di un uomo ridicolo . Susanna Mannelli ha dato voce al protagonista di una storia visionaria e attuale. Un inno alla corruzione umana e una risposta a cosa può esserci al di là della vita. Il ritmo del monologo - ora lento perché “tutto mi era diventato indifferente”, ora incalzante, quando crudeltà e sofferenza corrompono la perfezione di un Aldilà perfetto - è stato accompagnato dalle percussioni di Gioia Cambiaggio e, al piano, da Valerio Baraccani che ha composto i brani. La musica alternata al rumore delle onde sulla riva e al suono di uno xilofono di legni levigati dal mare, per tornare alle parole di Calvino: “Amo Dostoevskij perché deforma con coerenza, furore e senza misura”.
«Questa serata potrebbe diventare la prima di una rassegna dedicata alla rilettura dei classici e alla scoperta della loro modernità», ha proposto Mattea Lissia, coordinatrice dei Presìdi del Libro, pensando a un incontro dedicato a Cechov e alle foreste in fiamme in Russia. E mentre la festa è appena iniziata, lo scopo è già raggiunto: è tutto un vociare “cosa stai leggendo?”, “cosa leggerai?”. Se si tratta dei grandi autori, però, pare che tutti abbiano già letto tutto e allora è attualissima la definizione di Calvino: “I classici sono quei libri di cui di dice sempre sto rileggendo e mai sto leggendo”.
CRISTINA MUNTONI

26/09/2010