Durissima nota sull’attività del teatro
CAGLIARI. «L’attuale gruppo dirigente della Fondazione teatro lirico non dev’essere riconfermato»: è quanto affermano i sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl, Fials Cisal, Snater e Fls Css che, dopo l’incontro del 13 settembre hanno ribadito «l’inadeguatezza di una direzione priva di idee ed entusiasmo».
I sindacati hanno inviato una lettera e chiesto un incontro urgente al presidente della fondazione lirica, il sindaco Emilio Floris, per discutere di costi, attività e produzione: «Il primo cittadino rappresenta oggi l’unico interlocutore perchè - si legge in una nota - in base allo statuto, il 17 settembre è infatti decaduto l’attuale consiglio di amministrazione e quindi anche il sovrintendente e il direttore artistico». I rappresentanti dei lavoratori riferiscono che gli stessi dirigenti lunedì scorso hanno dovuto riconoscere la veridicità di quanto denunciato dalle organizzazioni di categoria a fine luglio, cioè lo scippo di 2,6 milioni di euro di finanziamenti da parte dello Stato: «La decisione di togliere dalle opere liriche la fondamentale componente scenica - si legge ancora nella nota dei sindacati - riducendole a una mera esecuzione musicale e provocando ripercussioni nell’occupazione, senza peraltro mettere in discussione la presenza di artisti di richiamo ma indiscutibilmente onerosi dal punto di vista finanziario, è il segnale evidente di una resa». Secondo i sindacati «non c’è un piano industriale o una qualsiasi idea di programmazione per il 2011 per rilanciare la più importante organizzazione culturale della Sardegna e nello stesso tempo contenere i costi. L’investimento sulle risorse interne del teatro e sui tanti lavoratori precari che, da anni, operano all’interno della stessa struttura - concludono i sindacati - potrà garantire la qualità e consentire un netto risparmio, senza alcun taglio a personale e produzioni». Pietrantonio ha preso in mano il teatro lirico dopo la gestione di Mauro Meli, ereditando perdite di bilancio per quasi 40 miliardi. Nel tempo le difficoltà finanziarie sono rimaste anche a causa dei tagli ai contributi imposti dal governo, che ha rivisto i criteri di distribuzione del Fus, fondo unico per lo spettacolo.