le incognite
I fondi sono sempre di meno (quest'anno lo Stato ha tagliato 2,6 milioni), spesso arrivano in ritardo e qualche volta non arrivano nemmeno, come nel caso dell'extra Fus (Fondo unico per lo spettacolo) del 2009: 5,2 milioni garantiti dal Governo e mai accreditati nei conti della Fondazione del Teatro lirico, che li aveva messi in bilancio.
Sono tempi duri, durissimi per il mondo della cultura. Ed è per questo che i sindacati, Uil esclusa, chiedono che a gestire la Fondazione sia «un manager di provata esperienza». Uno che, «contrariamente a Maurizio Pietrantonio», docente di violino con una carriera manageriale iniziata nell''85, «non tenti sempre di risolvere i problemi attraverso i legami con la politica e aggiusti i conti nel corso dell'anno», per dirla con Giuseppe Nonnis, leader del Sindacato lavoratori comunicazione della Cgil. Un concetto ribadito oggi, a mandato scaduto. E non per disfattismo, dicono. «Non spetta a noi dire chi deve gestire il teatro, a noi interessa che si salvi la principale fabbrica culturale dell'Isola che garantisce lavoro a 300 persone», ha sempre detto Enzo Costa, leader regionale del sindacato, «e per farlo siamo pronti a migliorare la produttività ma a fronte di una pianificazione seria, trasparente e condivisa».
Il lirico, d'altronde, è una fabbrica complessa: ha un bilancio di circa 24 milioni, 18,5 milioni di costo di personale (300 persone) e riceve oltre 18 milioni da Stato e Regione (i finanziamenti sono uguali per legge e se diminuisce il primo cala anche il secondo), 2,5 dal Comune e 850 mila euro dalla Provincia. Gli stessi che vanno via per pagare gli interessi passivi alle banche che anticipano i soldi che gli enti pubblici erogano sempre in ritardo. (f.ma.)
21/09/2010