Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'Abos da vent'anni accanto ai bimbi

Fonte: L'Unione Sarda
20 settembre 2010

L'Associazione bambini ospedalizzati Sardegna regala sorrisi e conforto ai più piccoli ricoverati nei centri specializzati

Gli ex pazienti: «Ci hanno aiutato a superare la malattia»

C'è la storia di Erica, che dopo anni ha sconfitto la malattia e ora fa la mamma a tempo pieno. O quella di Laura, che ha 22 anni e studia Economia. Tutti ex bambini che hanno incontrato i volontari Abos.
«I ricordi di quando ero bambina non sono le bambole. Invece ho bene impresso il momento in cui entravano nella mia stanza i volontari dell'Abos per farmi giocare con la carta crespa». La stanza non era quella di casa sua, ma una delle tante dell'ospedale Microcitemico, dove la cagliaritana Erica Caredda, da quando aveva nove anni, ha trascorso sette anni della sua vita.
La degenza in ospedale per lei e per tanti altri bimbi è stata addolcita - per quanto un'esperienza del genere possa essere edulcorata - dall'impegno di Luciana Marotta e dei volontari dell'Associazione bambini ospedalizzati Sardegna, che oggi festeggia all'ex Vetreria di Pirri i vent'anni di attività.
«I VOLONTARI CAPISCONO TUTTO» «Nel giugno 1994 Erica stava male», racconta Margherita, sua madre, «allora l'abbiamo portata in ospedale. La diagnosi era leucemia linfoblastica». Ricovero immediato.
Nel primo mese Margherita dormiva accanto alla sua bambina, per aiutarla psicologicamente ad affrontare le cure e la solitudine. Dopo venti giorni però, nella stanza di Erica sono entrati i primi volontari. «Si sono proposti in modo simpatico, con dei giochi». E da allora la degenza è stata meno dura. In quel momento la sua solitudine ha iniziato ad affievolirsi. «Loro diventano la tua famiglia, parte integrante della tua vita», afferma con voce tremolante Erica, ricordando i volontari, «in quei momenti spariscono gli zii, i nonni, i parenti: loro non capiscono la malattia. I volontari sì, loro capiscono tutto, comprendono come ti senti».
SILVIA Ha combattuto per un anno il tumore di Wilms, al rene, il figlio di nove anni di Silvia, cagliaritana di 38 anni. «All'inizio del 2003 l'abbiamo portato al Brotzu, dove hanno scoperto la malattia. Poi è stato curato al Microcitemico». Lì i volontari «entravano con il loro camice verde. Giocavano, leggevano fiabe e cantavano canzoni. All'ora di cena, con la loro allegria, riuscivano perfino a far mangiare i bambini, anche quando questi non ne avevano voglia». Suo figlio, dopo il secondo ciclo di chemioterapia è entrato in coma, che è durato 20 giorni. Dopo si è ripreso ed è andato a Padova, dove gli hanno asportato il tumore. Il figlio di Silvia tiene molto ai “suoi” volontari: «Guai a toccarglieli», afferma sua madre, «quando andiamo all'ospedale per i controlli vuole sempre andare a salutarli».
GLI “ANGELI” Giustino vive con sua moglie a Riola Sardo, nei pressi di Oristano. Il sette gennaio 2008 il loro figlio (che ora ha 10 anni) viene ricoverato al Microcitemico. La diagnosi è impietosa: leucemia mieloide acuta. Cicli di chemioterapia e trapianto del midollo osseo sono le prove che deve superare il loro bimbo.
«Quei ragazzi sono angeli. Hanno dato a tutti noi affetto e parole di incoraggiamento e ai nostri bambini tanti minuti di spensieratezza». Con queste parole Giustino accetta di descrivere cosa ha rappresentato l'Abos per lui e sua moglie. «Ci davano l'opportunità di staccare la spina. Quando arrivavano ci facevano uscire dal reparto e rimanevano loro con nostro figlio. Anche durante le feste, loro erano lì, sempre pronti a scacciare la malinconia dei bambini lontani dai propri cari».
PREPARAZIONE Chi ha fatto affidamento sulla preparazione e la dedizione di questi ragazzi che dedicano il loro tempo libero ai bimbi in ospedale è Paolo, di Quartu. «Con loro il bambino è rilassato e accetta le terapie con serenità. Fanno di tutto perché il bambino continui a vivere la sua vita in modo “normale”, anche in ospedale».
PELUCHE Un pupazzo di neve di peluche è il ricordo più caro di Laura Matta, ora brillante studentessa di Economia a Cagliari. «Me lo hanno regalato i volontari, che hanno organizzato anche una festa per il mio compleanno». A Laura nel 1992, quando aveva quattro anni, hanno riscontrato la leucemia. Due anni di chemio e poi controlli fino al 2002. «Ero piccola, ho un ricordo vago di loro, ma ho ben impresso l'affetto che sapevano darmi, soprattutto quando ci portavano in gita».
OGGI Gli anni passano e le malattie si sconfiggono, anche grazie all'aiuto dei volontari. Lo sanno bene Erica, che oggi, a 25 anni, è mamma a tempo pieno di una bimba. Silvia, Giustino, Paolo e i loro bambini, che possono giocare con i coetanei. E lo sa molto bene Laura: «Appena supero definitivamente le mie paure vorrò far parte dell'Abos». Un bambino sicuramente le dirà grazie.
MARIO GOTTARDI

19/09/2010



L'appuntamento
Oggi giornata di festa all'ex Vetreria


Venti anni di sorrisi, giochi, e gite. Questo il dono che da 20 anni regalano i 130 volontari dell'Abos, l'Associazione bambini ospedalizzati Sardegna. Molti di quei bimbi sono cresciuti. Questa mattina, ora che sono adulti e sani, a partire dalle 9, nel parco dell'ex Vetreria, in via Italia a Pirri, e per tutta la giornata, festeggeranno i primi 20 anni dell'associazione creata nel 1991.
Il programma della mattina prevede alle 9 il saluto del presidente della municipalità di Pirri, Tonio Melis, del direttore sanitario dell'ospedale Microcitemico, Gabriella Nardi, e della presidente e fondatrice dell'Abos, Luciana Marotta.
A seguire l'apertura del convegno “Dar voce all'esperienza - le pratiche dell'aver cura”, strutturato in tre momenti. Il primo, dal titolo “Dal prendersi cura del malato all'aver cura del bambino persona” vedrà la partecipazione di Luigi Mascia, direttore di Chirurgia pediatrica dell'ospedale Santissima Trinità di Cagliari e di Gabriele Porcu, della Clinica pediatrica dell'Azienda mista. Nel secondo, “Nel tempo sospeso delle storie - quando la narrazione sa prendersi cura” interverranno Mara Durante, docente della facoltà di Scienze della formazione primaria, e Patrizia Montisci, psicologa del Microcitemico. L'ultimo, “L'ascolto come cura...oltre il silenzio...in prossimità dell'altro...” con la relazione della neuropsichiatra Manuela Pintor. Chiude il convegno la relazione dell'oncologo pediatra Giulio Murgia del Microcitemico.
Alle 13 è previsto un pranzo all'interno del parco, mentre a partire dalle 16 gruppi di animazione coinvolgeranno tutti i bambini presenti nel parco.

19/09/2010