L’arcivescovo: «Nessun problema, basta che se la paghino»
BETTINA CAMEDDA
CAGLIARI. «Non abbiamo una moschea, la casa che usiamo è troppo piccola e facciamo una raccolta tra di noi per pagare l’affitto. Chiediamo al sindaco di concederci anche solo un terreno dove poter pregare perché i musulmani pregano cinque volte al giorno»: parole dell’Imam Triki Mehrez, da quindici anni in città. Novanta metri quadrati, un piccolo appartamento, sono ormai uno spazio troppo angusto per i cinquecento fedeli che ieri hanno celebrato l’ultimo giorno di Ramadan: trenta giorni di digiuno dal tramonto all’alba sostenuti solo dalla preghiera, la salat, alla quale è seguita la festa della rottura o interruzione del digiuno, l’Id al-Fitr. La parola passa al sindaco, ma l’arcivescovo Giuseppe Mani non ha nulla in contrario: «In Italia c’è piena libertà di culto, i musulmani hanno diritto di avere una moschea» è l’opinione di Mani. A una condizione, però: «Noi acquistiamo i terreni per le nostre chiese e ne paghiamo la costruzione - avverte l’arcivescovo - credo che altrettanto dovrà fare la comunità musulmana».
Nel frattempo si va avanti con quello che c’è. La Marina, dove vive buona parte di una comunità di circa cinquemila musulmani, si è trasformata in una grande moschea all’aria aperta: sotto lo sguardo incuriosito dei passanti, migliaia di musulmani si sono inginocchiati e raccolti in preghiera lungo via Dettori, di fronte alla Chiesa di Sant’Eulalia. In una piccola casa, adibita a moschea, l’Imam ha messo fine al mese dedicato al sacrificio: «È scritto nel Corano, Allah ha detto ai musulmani di fare digiuno - spiega l’Imam - questo è il mese della pazienza per non arrabbiarsi, per sentire la fame come quelli che non hanno da mangiare e per fare la carità. Il Ramadan unisce grandi e piccoli, poveri e ricchi. Tutti pregano insieme». Un atto di purificazione dello spirito e di carità verso il prossimo che ogni musulmano deve compiere per volere di Allah anche quando non ha uno spazio per poterlo fare.
«Oggi abbiamo disturbato la gente - ha detto ancora l’Imam - grazie a Dio ci hanno dato il permesso di pregare in strada, però non è una cosa giusta perché la gente ha bisogno di passare. Molti dicono che l’Islam non è buono, che è fatto di terroristi ma quella è gente che ha rovinato l’Islam - conclude Mehrez - nella moschea con la preghiera diamo anche una lezione contro la delinquenza. Raccogliamo i nostri figli e quelli degli altri, la moschea è aperta a tutti».