Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Alle aziende le aree del porto»

Fonte: La Nuova Sardegna
2 settembre 2010

GIOVEDÌ, 02 SETTEMBRE 2010

Pagina 1 - Cagliari

I sindacati chiedono un tavolo alla Regione

CAGLIARI. Basta con le polemiche sterili e gli scambi di accuse: per risolvere la controversia tra Cacip e Autorità portuale sulle aree demaniali serve un tavolo plenario e dev’essere la Regione a convocarlo in tempi brevi. In ballo non c’è solo una vittoria di Pirro da cercare in tribunale, ma la sopravvivenza di attività produttive fondamentali per un territorio già in ginocchio a causa della crisi. E’ il sindacato confederale a entrare con forza nell’aspra polemica a distanza Provincia-Cacip da una parte e Authority portuale-Capitaneria dall’altra: «Non vogliamo parteggiare per alcuno - scrivono le segreterie territoriali di Cgil, Cisl e Uil in una nota dai toni categorici - ma l’interesse generale è evitare il blocco delle attività». Che vuol dire salvare i posti di lavoro e garantire un futuro alle aziende che gravitano sulle aree in contestazione. Quindi guardare alle norme («il rispetto della legalità è doveroso») senza che «prevalgano le ragioni burocratiche».
L’intervento dei sindacati ha il tono nella neutralità, ma è chiaro che tra le due posizioni alle segreterie sta a cuore quella di Cacip e Provincia. Perchè se nel confronto legale dovesse avere la meglio la parte statale, aree oggi occupate da aziende produttive passerebbero al demanio e per centinaia di lavoratori sarebbe un colpo mortale perchè «le decisioni che saranno prese su questa problematica - scrivono Cgil, Cisl e Uil - incideranno sicuramente nel bene o nel male sul futuro socioeconomico della Provincia di Cagliari e forse dell’intera Sardegna». La ragione è evidente: «Se quelle aree, oggi attribuite al Cacip ma rivendicate al demanio tramite la Capitaneria di porto di Cagliari, longa manus del ministero delle infrastrutture, fossero sottratte agli investimenti produttivi ed agli insediamenti industriali tutto ciò rappresenterebbe la perdita di importanti occasioni di sviluppo e di occupazione, presenti e future».
Da qui l’appello «alle parti in causa, perché siano bandite le sterili polemiche e si eviti di incappare nei lunghi tempi della magistratura e nei cavilli della burocrazia». Mentre «è invece importante che il ministro delle infrastrutture Altero Matteoli, la Regione nella sua massima espressione del presidente Ugo Cappellacci, l’Autorità portuale, la Provincia e il comune di Cagliari, peraltro già impegnati su questo versante e che già a suo tempo agirono per il rilancio del porto industriale nel momento della crisi di due anni fa, usino tutto il loro peso politico per risolvere la questione in termini positivi per la Sardegna e per il territorio cagliaritano».
D’altronde «Cagliari ha assoluto bisogno dell’operatività del suo Porto Industriale, peraltro mai acquisita per sempre ed oggi messa in discussione dalla questione tasse di ancoraggio, ma ha anche bisogno che nelle aeree non demaniali si possano dispiegare iniziative economiche e imprenditoriali che diano ossigeno all’asfittica condizione dei cagliaritani che soffrono dell’endemia della disoccupazione e del sottosviluppo. Sarebbe demenziale - è la conclusione - perdere opportunità di lavoro nel campo della logistica».