Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Mi sarei fatto giustizia da solo»

Fonte: L'Unione Sarda
30 agosto 2010

Il quartiere. Parlano i vicini: tutti sapevano che aveva perso i freni inibitori

L'ultima denuncia per «atti osceni» venti giorni fa
«Fosse stato per me, non ci avrei pensato due volte: mi sarei fatto giustizia da solo», dice un vicino mentre guarda la porta della casa di Giovanni Cancedda, un primo piano che si affaccia direttamente sulla strada, come tanti a Castello. Tra i vicoli, tutti sanno chi è l'uomo che giovedì sera ha abusato di un bambino di nove anni: «Si è spogliato mille volte in mezzo alla strada, negli ultimi tempi era spesso ubriaco. Non riusciva più a parlare in maniera chiara, farfugliava. Forse è meglio che lo abbiano arrestato», sussurra Paolo Putzu, una casa nei dintorni di piazza Carlo Alberto e una bambina piccola: «Mia figlia ha dodici anni, ma non credo sarebbe mai entrata a casa sua. Chissà cosa ha promesso a quel ragazzino».
ATTI OSCENI L'ultima denuncia risale al 9 agosto: Cancedda, in preda all'alcol, si abbassò i pantaloni sull'uscio di casa. I passanti chiamarono i carabinieri, che lo convinsero a rientrare dentro il proprio appartamento. E ancora una volta nella strada dove abita sono arrivate le gazzelle. I militari in quella occasione segnalarono l'accaduto alla procura della Repubblica. «Qualche anno fa picchiò una vicina di casa», ricorda Bonaria Conti, ferma sul bastione di Santa Croce. «Diciamo che questo episodio non mi sorprende. È sempre stato un uomo strano, beveva molto e qui nel quartiere tutti lo conoscono così».
L'AIUTO Qualcuno però riusciva ad avvicinarlo e aiutarlo. Il dirimpettaio («non scrivete il mio nome, per carità»), ad esempio: «Aveva bisogno d'aiuto, specialmente nell'ultimo periodo. Lo assistevamo noi vicini di casa, insieme ai Servizi sociali del Comune. Non ragionava più, aveva perso qualsiasi freno inibitorio». Il culmine, giovedì sera: Giovanni Cancedda ha visto il piccolo davanti a casa sua. Il bambino stava cercando un amico che abita lì vicino. Così lo ha attirato, con l'offerta di un gelato. «Mio figlio non sarebbe mai entrato nel suo appartamento», spiega Marianna Pilo. «Lo conoscono tutti. Anche se non credevo che potesse arrivare a tanto».
Invece, nonostante chiunque nel rione sapesse che Cancedda era pericoloso e aveva già alle spalle episodi di violenza, il settantaseienne è stato in grado di rovinare l'infanzia a un ragazzino di nove anni. Che ora chiede, insieme alla famiglia, la cosa più ovvia: dimenticare. (m.r. )

28/08/2010