Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Sui terreni del Cacip loschi interessi»

Fonte: L'Unione Sarda
9 agosto 2010

Il caso. Riunione in Regione sulla questione delle aree che il Demanio vuole indietro

Graziano Milia: «Il Consiglio regionale prenda posizione»

Una mobilitazione forte e una battaglia autonomistica contro “Roma padrona”. Ieri, negli uffici dell'assessorato regionale della Programmazione, c'è stata una nuova puntata della guerra per i terreni del Cacip, il Consorzio industriale provinciale, richiesti dal Demanio marittimo: gli amministratori di Comune e Provincia si sono confrontati a lungo con i rappresentanti degli enti nazionali (Agenzia del demanio e Capitaneria) che vogliono far rispettare le indicazioni del ministero delle Infrastrutture. Uno scontro duro che, oltre all'esposto presentato alla Procura della Repubblica e alla Corte dei conti, potrebbe arrivare anche nelle aree del Tribunale civile, visto che il Cacip sta predisponendo una richiesta danni, soprattutto per andare incontro agli imprenditori, costretti a bloccare gli investimenti su quei 27 ettari a ridosso del Porto canale.
FEDERALISMO AL CONTRARIO Nonostante il Governo abbia deciso di vendere i beni demaniali agli enti locali, è stato rilevato durante l'incontro (al quale hanno partecipato anche Provincia e Comune, azionisti del Cacip), a Cagliari accade il contrario: il Demanio vuole rientrare in possesso di terreni gestiti dal Cacip (grazie a una serie di acquisizioni ed espropri da privati, mentre l'Agenzia del demanio sostiene che dopo la realizzazione del Porto quelle aree dovessero tornare allo Stato). Tanto più che il Cacip ha inserito questi beni nel bilancio e, se le aree tornassero al Demanio, solo la Provincia dovrebbe cacciare 40 milioni di euro per ripianare il buco nei conti del Consorzio.
I TIMORI Non solo. Il timore è che l'operazione dell'Agenzia del demanio possa avere ripercussioni gravissime sull'attività economica. «Alcuni anni fa il Consiglio regionale fece una battaglia, all'unanimità su questo punto e ora si deve ricominciare», spiega Graziano Milia, presidente della Provincia, che detiene il 40% del Cacip, «quei 27 ettari di aree già urbanizzate sono troppo importanti per lo sviluppo del capoluogo. E c'è da notare un silenzio assordante da parte dell'Autorità portuale», accusa Graziano Milia, «ho il timore che questi terreni possano essere demanializzati per poi essere sdemanializzati e utilizzati per scopi ben diversi da quelli attuali». Il sospetto che dietro le richieste dell'Agenzia del demanio ci sia qualcosa di poco limpido, per il presidente della Provincia discende dal fatto che «il Cacip ha altri 200 ettari di terreni inutilizzati ma le attenzioni si sono rivolte stranamente solo su quei 27».
INVESTIMENTI Sulla stessa lunghezza d'onda anche il numero uno del Cacip Emanuele Sanna e il sindaco Emilio Floris. «Quella è un'area cruciale, dove le imprese si possono insediare e sulla quale il Cacip ha grandi progetti», spiega Sanna, «la ex Edem sarda, ad esempio, è stata bonificata di recente, dopo un vertice in Prefettura, e nessuno ha mai alzato un dito per dire che quell'area non era di nostra proprietà, tanto che abbiamo pensato di farci un centro direzionale». Il pensiero va poi alle imprese che hanno investito per realizzare su quei terreni, come ad esempio la Grendi, che sarà costretta, se l'area tornerà al demanio, a sacrificare oltre 200 lavoratori. «L'Agenzia», ha aggiunto Sanna, «dice che gli imprenditori dovranno chiedere a loro un'autorizzazione provvisoria per portare avanti gli investimenti, ma credo che sia assurdo e ci opporremo nelle sedi opportune».
Ora, si potranno fare osservazioni al piano entro il 26 settembre, ma intanto, è la richiesta di Comune, Provincia e Cacip, la Regione dovrà convocare un tavolo con tutti gli enti locali interessati. ( g. d. )

07/08/2010