Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Se il Cacip cede quelle aree a rischio 250 posti di lavoro»

Fonte: La Nuova Sardegna
4 agosto 2010

Il presidente della Provincia interviene nella controversia



CAGLIARI. Sono 240 i posti di lavoro che andrebbero perduti se il Demanio marittimo dovesse vincere il braccio di ferro con il Cacip e di consefeguenza il consorzio per l’area industriale cagliaritano perdesse le aree di Macchiareddu al centro di una contestazione ormai quasi decennale. L’ha sostenuto il presidente della Provincia Graziano Milia nel corso della seduta del consiglio provinciale: «Insieme al Comune di Cagliari, nei prossimi giorni, porteremo avanti un’iniziativa forte - ha detto Milia - perchè se in questo contenzioso dovesse prevalere il Demanio marittimo le conseguenze sarebbero drammatiche». Il problema, secondo Milia, è anche di natura politica: «Lo Stato - ha detto - non può togliere al sistema delle autonomie locali qualcosa che gli appartiene e un ammiraglio venuto da Roma non può imporre a noi sardi uno scippo di questo genere. Non vorrei - ha spiegato - che dietro vi fosse il tentativo di acquisire al patrimonio dello Stato, con il silenzio dell’Autorità portuale, delle aree che tra un anno o due possano essere sdemanializzate. Troppi segretari di politici romani - ha aggiunto - si stanno occupando di questa vicenda».
Milia ha annunciato che la risposta del sistema delle autonomie locali sarà netta e precisa, ipotizzando anche la possibilità di costituirsi in giudizio: «E’ una partita delicatissima che rischia di di infliggere un colpo pesantissimo all’economia del nostro territorio e alle nostre aziende - ha concluso - non è il classico contenzioso ma una battaglia politica di estrema importanza. Anche otto anni fa ci fu un tentativo di questo genere ma la classe dirigente sarda riuscì a sventarlo».
Il riferimento di Milia è stato per lo scontro tra l’allora commissario dell’Autorità portuale Francesco Donato e il presidente del Casic, Sandro Usai. Al centro della contesa erano le stesse aree: finì a colpi di carta bollata e querele, ma il consorzio riuscì a mantenere il controllo delle superfici, necessarie per l’attività dello scalo industriale. Ora la storia si ripete: i vertici della Capitaneria reclamano il ritorno delle aree - acquisite e acquistare a suo tempo dal Casic e da alcuni imprenditori privati - alla proprietà statale e il Cacip parla di scippo e ipotizza denuncie per falso, minacciando azioni legali anche in sede penale. Facile prevedere una nuova e lunga controversia dagli esiti imprevedibili e dalle conseguenze tutte da valutare.