Rassegna Stampa

Corriere dello Sport

Addio al Sant’Elia Karalis Arena a Elmas

Fonte: Corriere dello Sport
29 luglio 2010

DEPOSITATO IL PROGETTO
di Vincenzo Sardu
Ealla fine, il divorzio è arrivato. Sulla car­ta niente di complicato: i benefici di uno stadio nuovo, concepito, costruito e fruibile a immagine e somiglianza del calcio d’oggi, valgono più del fastidio -se tale si può defi­nire- di prendere un’altra strada per andare a vedere la partita del Cagliari. E non ci so­no neanche disagi per fare un trasloco mo­mentaneo: si continuerà a frequentare il vec­chio Sant’Elia finché la “Karalis Arena” non sarà pronta per il taglio del nastro. Il Cagliari ha depositato il progetto del suo nuovo impianto di gioco (che sarà questo e tanto altro in più) al Comune, ma non a quel­lo del capoluogo regionale. Lo ha fatto, tro­vando massima disponibilità e ricevendo un “sì” convinto e pieno, a Elmas. A due passi da casa, ma oltre il confine amministrativo comunale. Il divorzio, quindi, è dalla città che dà il nome alla squadra. Un aspetto emo­tivo (per la società calcistica e per i tifosi), ma che per qualcuno diventa un colossale boomerang. Perché entro due anni, chi ha detto no a qualsiasi genere di iniziativa per realizzare sulle ceneri del Sant’Elia il nuovo stadio, dovrà avere idee e -soprattutto- dovrà trovare i soldi per trasformare il vecchio gi­gante di cemento in qualcosa di diverso. O anche per evitare che cada a pezzi, cosa da non escludere considerati i costi di semplice manutenzione e gli interventi già necessari. Massimo Cellino saluta e se ne va, portan­dosi dietro squadra, tifosi, indotto e i soldi che avrebbe messo per buttare giù il San­t’Elia e rifarlo nuovo. La stucchevole que­relle, il tira e molla, l’ostracismo politico ma soprattutto burocratico che attraversando giunte e vari lustri ha visto prevalere la co­riacea volontà di non volere, e di non decide­re: ora c’è la parola fine. Ed era ora. Caglia­ri (città) per tanto tempo ha convissuto con storiche incompiute, imparerà a convivere con uno stadio di cui nessuno si farà premu­ra. Che non potrà essere utilizzato, se non a costi che sarebbero assurdi e a carico della collettività. Chi ha contribuito a questo esito -fatte salve le eccezioni per opinione, libera­mente espresse- ora può essere soddisfatto. Ma chi ha avuto responsabilità istituzionali, dovrà trovare parole adatte per spiegarlo al­la gente.