Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il tesoro del giudice

Fonte: L'Unione Sarda
29 luglio 2010

Il tesoro del giudice

Tra un'udienza e l'altra il giudice Luigi Cocco (1883-1959), dismessa la toga, ama girare la Sardegna in lungo e in largo. L'Iglesiente sì, ma perché non un salto anche nell'Ogliastra e poi in Barbagia a cercare rare anticaglie che sceglie, scarta, scruta con sguardo severo o storcendo i baffi. Tra un giro e l'altro raccoglie parecchie centinaia di pezzi, tra gioielli in oro e argento, tappeti e tessuti, costumi e oggetti di uso quotidiano, tutti di grande pregio e di un periodo variabile che va dal '700 all'800 sino a contemplare manufatti novecenteschi commissionati da lui personalmente a bravi artigiani locali. Un'innocente passione, piccola deroga al complicato lavoro in tribunale prima come magistrato e procuratore poi, fino ad ottenere nel 1954 l'onorificenza di Commendatore dell'ordine al merito della Repubblica Italiana. Una brillante carriera guadagnata sul campo a lottare contro il banditismo che imperversa in Sardegna e la dura opposizione alla terribile banda Corraine di cui si occupa per un certo periodo.
Ma i ritagli di tempo Cocco li riserva tutti ai pezzi della sua collezione, considerata oggi a distanza di molti decenni unica dal punto di vista etnografico con tanto di certificazione del Ministero della Pubblica Istruzione, che ne ha decretato l'eccezionale valore artistico e storico.

Oggetti in parte donati dallo stesso magistrato negli anni '50 alla Regione, a condizione che venissero esposti in un museo del folklore a Cagliari, distribuiti poi tra le raccolte dei musei regionali, Isre, Isola e privati; così dopo un'attesa di oltre quarant'anni solo oggi hanno trovato una collocazione definitiva nel Museo Etnografico regionale che verrà inaugurato questa sera alle 19 negli spazi della Cittadella dei musei di Cagliari alla presenza del ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi, del presidente della Regione Ugo Cappellacci, del sindaco di Cagliari Emilio Floris, del presidente dell'Istituto Superiore Etnografico della Sardegna Salvatore Liori, e dell'assessore regionale alla Pubblica istruzione Maria Lucia Baire, che ha seguito passo a passo lo svolgimento dei lavori.
Uno spazio che ha finalmente reso fruibile questo patrimonio in ottimo stato di conservazione, unico per la sua completezza, e che abbraccia, tra le altre cose, tutte le tipologie dei gioielli sardi, dagli amuleti ai manufatti ornamentali, da quelli devozionali a quelli da toeletta, rappresentando tutti i centri sardi noti per la presenza di scuole artigianali, da Cagliari a Nuoro, da Oliena ad Iglesias, dal Campidano alla Gallura. L'esposizione infatti si caratterizza per la presenza di oggetti che si distinguono per forgia, lavorazione e materiali a seconda della provenienza come orecchini, bottoni, pendenti, tabacchiere, anelli e anche oggetti sacri come amuleti, ex voto, rosari, reliquiari, medaglie, croci.
Dagli ispuligadentes , oggetto duplice usato per la pulizia dei denti e delle orecchie, alle raffinate buttonere logudoresi a forma di melograna realizzate con la filigrana a traforo, ai bottoni a pigna con castoni racchiudenti un turchese. Dalle muschèra , contenitori porta profumo, alla gancera , piccolo ornamento a forma di cuore usato per allacciare abiti come il grembiule, il corpetto e la gonna. E ancora fremmaglios , spille in lamine d'oro a losanga o i pendenti d'orecchino in corallo rosso, alcuni con una forte connotazione apotropaica.
Tra i manufatti sacri primeggiano i paternoster o sabejaso , preziosi rosari di derivazione spagnola, e gli annudeus , reliquari in lamina e filigrana che all'interno contengono iscrizioni religiose e formule magiche occultate da frammenti di tessuti provenienti da paramenti sacri. Una lunga tradizione vuole che questi oggetti venissero allontanati dalla stanza dei moribondi in quanto la loro presenza impediva al defunto di separarsi dal corpo e di prolungare inutilmente le sofferenze.
Grazie a queste testimonianze possiamo considerare questo museo un centro di documentazione della cultura autoctona e al contempo un laboratorio di studio della storia artigianale e della sua trasformazione in forme più evolute. Nel nuovo spazio infatti sono rappresentati tutti gli aspetti della cultura materiale della Sardegna tradizionale, rappresentativi delle tipologie delle diverse zone storico-geografiche dell'isola. Esposizione davvero suggestiva che permette di conoscere la produzione artigianale nostrana di oltre due secoli e la presenza nell'isola di vere e proprie scuole artigianali. Lo testimonia l'imponente raccolta di reperti, dei pezzi scelti con oculatezza, sì perché Don Luigi oltreché collezionista era anche studioso di tradizioni popolari. Ma anche uomo consapevole di aver contribuito alla costruzione di un tassello importante della storia sarda.
MARIA DOLORES PICCIAU

29/07/2010

«Patrimonio di tutti i sardi»
 

«L'apertura del Museo Etnografico Regionale, dopo decenni di lavori per la sua sistemazione, testimonia la volontà della Regione di investire in cultura, rendendo disponibile a tutti, e gratuitamente, la fruizione del nostro patrimonio. I beni culturali non sono proprietà privata, ma appartengono alla collettività, a tutti indistintamente e non semplicemente agli specialisti e agli amanti dell'arte. Questo deve essere, infatti, il primo obiettivo di un'amministrazione regionale: i finanziamenti pubblici sono destinati alla gente. Il Museo Etnografico è solo il primo di una rete museale regionale che intendiamo ampliare con l'apertura di altri spazi espositivi importanti dislocati su tutto il territorio per valorizzare il nostro ricco patrimonio storico-artistico e, nel contempo, renderlo fruibile. Oggi, la Regione vuole riconquistare un'occasione culturale, uno spazio da restituire dopo decenni alla cittadinanza di Cagliari e all'intero territorio regionale, privati per troppo tempo di un luogo così importante per la nostra storia e memoria».
MARIA LUCIA BAIRE

29/07/2010

«Patrimonio di tutti i sardi»

«L'apertura del Museo Etnografico Regionale, dopo decenni di lavori per la sua sistemazione, testimonia la volontà della Regione di investire in cultura, rendendo disponibile a tutti, e gratuitamente, la fruizione del nostro patrimonio. I beni culturali non sono proprietà privata, ma appartengono alla collettività, a tutti indistintamente e non semplicemente agli specialisti e agli amanti dell'arte. Questo deve essere, infatti, il primo obiettivo di un'amministrazione regionale: i finanziamenti pubblici sono destinati alla gente. Il Museo Etnografico è solo il primo di una rete museale regionale che intendiamo ampliare con l'apertura di altri spazi espositivi importanti dislocati su tutto il territorio per valorizzare il nostro ricco patrimonio storico-artistico e, nel contempo, renderlo fruibile. Oggi, la Regione vuole riconquistare un'occasione culturale, uno spazio da restituire dopo decenni alla cittadinanza di Cagliari e all'intero territorio regionale, privati per troppo tempo di un luogo così importante per la nostra storia e memoria».
MARIA LUCIA BAIRE

29/07/2010

«Patrimonio di tutti i sardi»

«L'apertura del Museo Etnografico Regionale, dopo decenni di lavori per la sua sistemazione, testimonia la volontà della Regione di investire in cultura, rendendo disponibile a tutti, e gratuitamente, la fruizione del nostro patrimonio. I beni culturali non sono proprietà privata, ma appartengono alla collettività, a tutti indistintamente e non semplicemente agli specialisti e agli amanti dell'arte. Questo deve essere, infatti, il primo obiettivo di un'amministrazione regionale: i finanziamenti pubblici sono destinati alla gente. Il Museo Etnografico è solo il primo di una rete museale regionale che intendiamo ampliare con l'apertura di altri spazi espositivi importanti dislocati su tutto il territorio per valorizzare il nostro ricco patrimonio storico-artistico e, nel contempo, renderlo fruibile. Oggi, la Regione vuole riconquistare un'occasione culturale, uno spazio da restituire dopo decenni alla cittadinanza di Cagliari e all'intero territorio regionale, privati per troppo tempo di un luogo così importante per la nostra storia e memoria».
MARIA LUCIA BAIRE

29/07/2010