Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Apriamo alle forze di centro Riformatori? Perché no»

Fonte: L'Unione Sarda
26 luglio 2010

Centrosinistra. Goffredo Depau, capogruppo del Pd

«Il discorso da cui partire è questo: a Cagliari, alle politiche, il centrosinistra vale il 50 per cento ma alle amministrative non va oltre il 35. Questo significa che non è vero che è una città di destra. Ci sono pezzi di società che alle politiche ci danno fiducia e alle amministrative usano altre logiche: conquistarli, allargando la nostra coalizione, deve essere un nostro obbiettivo in vista delle comunali».
Goffredo Depau, 59 anni, è un ex bancario in pensione, ex segretazio regionale della Cgil bancari, maratoneta, alla prima esperienza politica è il capogruppo del Pd in Consiglio comunale.
Nel Pd molti guardano ai Riformatori.
«Sì, ma non solo: pensiamo a chiunque a livello nazionale sia all'opposizione di Berlusconi. Poi è chiaro che bisogna vedere se ci sono le condizioni».
Farete le primarie?
«Certo. Non è un'opzione: lo stabilisce lo statuto».
Quando?
«Prima possibile. A settembre ci sarà a Cagliari la festa nazionale degli enti locali. Ci saranno molti leader nazionali. Sarà un momento importante anche per discutere di una città in profonda stagnazione e aggregare forze che si candidano a governarla».
Per quale ragione Cagliari è in crisi?
«Da troppi anni non c'è un ricambio della classe dirigente e questo ha prodotto una stratificazione di interessi, si è creata una logica se non da cricca, da clan. Davanti a tutto questo vedo un sindaco stanco, apatico».
Che cosa la preoccupa di più?
«L'immobilismo, che trasmette alla gente sfiducia nel cambiamento e drammatizza i molti problemi».
Quali sono i più gravi?
«La disoccupazione giovanile, il costo dei servizi che è il più alto d'Italia, l'incapacità di spendere le risorse dimostrata dal fatto che è stato realizzato il 5% del piano triennale delle opere pubbliche e ci sono 460 milioni di residui passivi».
Più volte avete denunciato la mancanza di una politica della casa.
«Cagliari ha uno dei patrimoni immobiliari più consistenti d'Italia ed ha il problema della casa. Basterebbe gestirlo con un po' di raziocinio per migliorare molte cose».
In questi anni siete stati molto critici sulla mancanza di bandi di gara per la gestione di servizi fondamentali.
«È una delle anomalie di questa amministrazione: sulla rete del gas non riescono a fare un bando da dieci anni e si va avanti di proroga in proroga, sui rifiuti idem. Assurdo».
E questo genera costi più alti?
«Sì perché manca la competizione tra imprese, quindi i costi non si abbassano. Ma si creano anche altri effetti negativi».
Quali?
«La sfiducia, appunto. Molti, soprattutto i giovani, si convincono che per competere non servono regole ma relazioni».
Questo è un trasversalissimo vizio italiano?
«Ma a Cagliari si affidano edifici, spazi storici con logiche provvisorie: te lo affido per uno-due anni in attesa del bando. Così, appunto, contano solo relazioni, si amministra con criteri da clan. E in prospettiva può generare danni peggiori».
Perché?
«Perché col federalismo municipale l'attribuzione dei fondi statali avverrà sulla base di costi standard. Mi spiego: si stabilisce il costo di un bambino per ogni asilo e sulla base di quello si trasferiscono i finanziamenti. Quindi occorre essere efficienti, altrimenti o scade la qualità dei servizi o il Comune deve aggiungere fondi suoi peggiorando il bilancio»
Chi candiderete a sindaco?
«Vediamo. Sicuramente alle primarie ci sarà un candidato per ogni partito della coalizione. Confido in un rinnovamento: siamo un partito nuovo nella classe dirigente, abbiamo dato l'esempio». (f.ma.)

25/07/2010