Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Un bene pubblico non può essere svenduto»

Fonte: La Nuova Sardegna
22 luglio 2010

GIOVEDÌ, 22 LUGLIO 2010

Pagina 3 - Fatto del giorno

L’Anci non ci sta e sale sulle barricate: «La giunta deve chiedere una deroga alla legge nazionale»

Tore Cherchi Tanti i colpevoli del disastro, soprattutto chi non ha ricapitalizzato per 83 milioni di euro

SASSARI. Ora lo sapevano tutti, tutti avevano immaginato che Abbanoa, partita male, sarebbe finita anche peggio. Cinque anni e una montagna di debiti dopo, i sindaci dicono che «sì, in effetti sull’ente unico bisognava vigilare di più». Adesso i comuni, terrorizzati all’idea di dover sborsare soldi (che non hanno) per un servizio che non funziona, salgono sulle barricate.
Ieri all’assemblea dell’Anci è venuto fuori un coro di no ai progetti della Regione. Il presidente Tore Cherchi ha riferito quanto detto dall’assessore Carta a proposito della necessità di “rivedere” la gestione di Abbanoa. Amministratore delegato e comitato ristretto non ispirano fiducia. Dice Cherchi: «L’ad avrebbe molto potere. Il presidente e l’attuale cda perderebbero peso, potrebbero essere costretti a dimettersi. E il nuovo comitato di gestione all’Autorità d’ambito svuoterebbe di competenze l’assemblea territoriale, concentrando invece il potere nelle mani della Regione». Sul fondo di garanzia per le banche: «Si può fare, ma non ha senso se non si procede alla ricapitalizzazione. Senza quella si chiude bottega: fallimento matematico e strada spianata per i privati. E noi siamo assolutamente contrari alla privatizzazione. L’acqua deve rimanere un bene pubblico». Per questo l’Anci annuncia il pressing nei confronti della Regione affinchè chieda una deroga alla legge nazionale, possibilmente facendo leva sulla sua autonomia. Ma non c’è solo questo. Dopo tante polemiche e accuse feroci ad Abbanoa per la cattiva gestione del servizio, i comuni dicono che non ha senso punire gli attuali dirigenti, perchè «le colpe del disastro non sono loro», o almeno non tutte.
Sul banco degli imputati c’è invece la Regione, «latitante sul fronte delle ricapitalizzazioni», dice il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau, e c’è un’Autorità d’ambito che, dicono i sindaci, non ha mai funzionato perchè perennemente commissariata. Ma c’è spazio anche per il mea culpa: molti comuni hanno fornito dati sbagliati sui rispettivi territori. Tra i depuratori ereditati da Abbanoa, la maggioranza non è a norma. Per metterli in regola servirebbero circa 200 milioni: soldi che Abbanoa ha solo virtualmente, visto che l’Ato non ha mai dato il via libera all’utilizzo dei fondi europei. E poi, moltissimi tra i 335 comuni hanno consegnato con incredibile ritardo le anagrafiche, cioè le liste di consumatori ai quali presentare la bolletta. Alcuni elenchi non sono mai arrivati: dopo cinque anni il 15 per cento degli utenti è ancora un fantasma. (si. sa.)