Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il gesto, la parola, il teatro

Fonte: L'Unione Sarda
20 luglio 2010

Il gesto, la parola, il teatro

DAL NOSTRO INVIATO
MARIA PAOLA MASALA
Villasor. Quella denominazione che alla fine è prevalsa, racconta Giampietro Orrù, ha creato alla compagnia non pochi problemi di identità. «Pensavano tutti, senza conoscerci, che facessimo teatro dialettale, intendendo con questo la farsa. L'abbiamo anche fatta, oltre il mito, oltre la tragedia, ma il nostro lavoro è un altro. Facciamo teatro di ricerca e sperimentazione». Fanno “Fueddu e Gestu”: «In quel periodo, anni Ottanta, mi ero imbattuto nel testo dell'antropologo André Leroi-Gourhan, Il gesto e la parola . Ho tradotto in sardo il titolo ed ecco il nostro nome. Per me e gli altri soci fondatori della cooperativa nata nell'85 (Rossano Orrù e Gianni Melis - il presidente - sono assai attivi anche come attori, ndr), era importante il discorso di gestualità e parola».
Racconta, Orrù, artista visivo, regista, autore e direttore artistico, che trent'anni fa era importante calarsi in una dimensione di ricerca delle radici. «Così, ci abbiamo lavorato, cercando la collaborazione di chi aveva competenze. Per i discorsi sulla poesia in lingua sarda, Paolo Pillonca. La sua ricerca poetica, quella di Anna Cristina Zedda, quella del grande Salvatore Cambosu - tradotte in gesti e parole - daranno vita (con brani della Frida che visse due volte di Francesca Falchi) a 35 minuti di bellezza che riassumendo la storia della compagnia di Villasor apriranno stasera alle 19 nel Ghetto di Cagliari una mostra di maschere firmate da Orrù. Sono una trentina, le ultime di Babborcu , la più bella di Ubu Roi . Promossa dalla Cedac per la XXVIII Notte dei poeti, “Mascàras” sarà preceduta alle 19 dall'incontro con Walter Pagliaro, regista di Alcesti mon amour , domani al Civico. La serata (l'ingresso è libero) si concluderà con la performance.

In scena, Maura Grussu, attrice e danzatrice di flamenco di intensa drammaticità, e tre musicisti: Carlo Plumitallo alle percussioni, Ottavio Farci e Veronica Maccioni alla fisarmonica e alla voce. Rapiti gli ultimi due da Orrù alla musica classica - sono diplomati al Conservatorio e lei ha lasciato il pianoforte - e scaraventati sul palcoscenico. A Villasor provano lo spettacolo di stasera, con Maura e le sue azioni gestuali al centro, e la musica intorno. Con i testi adattati da Orrù e le maschere, a creare felici spaesamenti. Un mix mediterraneo, nelle musiche e nelle azioni, nei testi e nel canto siciliano di Veronica, omaggio alla mamma.
Novantanove posti a sedere che proiettano gli spettatori nel grande palcoscenico, il teatro è il cuore pulsante della costruzione. Nata come capannone («non ci hanno permesso di fare una costruzione in ladiri»), costata un lungo mutuo, è diventata un luogo dell'anima. Un giardino di aranci, oleandri e palme, una sala che è libreria, archivio, cibo per il corpo e per lo spirito, e altre stanze per la gestione di una piccola compagnia che per sopravvivere - e permettersi di fare quello che vuole - dedica il cinquanta per cento delle sue energie alla didattica: laboratori nelle scuole di Villasor, ma anche in paesi come Bosa e Isili, o nei centri di salute mentale. «A Cagliari lavoriamo se ci invitano, non possiamo noleggiare un teatro a 1500 euro. Qui facciamo ogni anno una nostra rassegna, InVersus, una bella contaminazione con altre realtà». L'anno scorso hanno prodotto Ubu Roi di Jarry, e gli ospiti giunti dalla Francia, con Ornella e Pablo Volta, l'hanno definito uno dei più belli mai visti. Soci ad honorem del College de Pataphysique, collaborazioni passate con le Università di Cagliari e Sassari, rapporti internazionali (e in loco uno perenne con Maria Lai), Fueddu e Gestu si concede - nella sua raffinata povertà - un fotografo di scena davvero unico: Pablo Volta, ottantenne artista argentino trapiantato a San Sperate, amico di sempre. Appassionato e “invadente”: tanto che il solito Orrù un giorno lo ha fatto diventare un personaggio fotografante di “Frida”.
MARIA PAOLA MASALA

20/07/2010