Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Rapiti da un infinito tango

Fonte: L'Unione Sarda
8 luglio 2010


Fra i numerosissimi appassionati del ballo argentino che, in questi giorni e sino a domenica, festeggiano a Cagliari grazie alla terza edizione del Rosso Art Festival
 
È tutto un rosseggiar di tango, in questi giorni in Castello. Fascinoso quartiere che ospita la terza edizione di un festival (“Rosso Tango”) che fino a domenica 11 luglio si impadronisce del bastione di Saint Remy, della Galleria Umberto I, del Teatro Civico. E scende verso il mare, occupando anche lo spazio Search nel largo Carlo Felice e non è detto che non straripi anche in altri luoghi, a sorpresa.Perché il tango è fatto così, ha un'anima vagabonda e tende talvolta a tornare dal posto da cui è partito, le strade.Le sue origini sono nere e dolenti, e il suo ritmo, assai cambiato nei secoli, ha qualcosa di ossessivo e resistenziale. Lo si ballava in modo clandestino, e tra soli uomini, sulle rive del Rio de la Plata. Fu l'Argentina, così piena di emigranti e di nostalgia, a codificare negli anni Venti del Novecento, i passi del cangenghe, dell'habanera, del candombe e a esprimere musicisti quali Pugliese, Troilo, D'Arienzo. Autori, o per meglio dire numi tutelari, che quasi mai ballavano come se le due funzioni dovessero rimanere distinte.

A Cagliari, il tango è arrivato una decina di anni fa, con l'associazione culturale Amistango. Gruppo che immediatamente cominciò l'opera di contagio, in progressivo aumento, che ha contaminato alcune centinaia di praticanti. Che frequentano regolarmente le milonghe, scelgono un maestro e lo seguono come fosse una bandiera, si iscrivono ai corsi collettivi e agli stages, levano il tappeto dal pavimento e si esercitano in casa. Tipologia vasta, quella dei tangueros. Ci sono i depressi cui è stato consigliato di socializzare, i casanova a caccia di conquiste, le coppie di coniugi in cerca di nuovi interessi comuni e che finiranno per bisticciare a sangue ad ogni ocho sbagliato. Più numerosi, tutti coloro che semplicemente si vogliono cimentare con una danza difficile e rapinosa che rappresenta un ossimoro: esige insieme concentrazione e abbandono. Quello che è certo è che il tango trasforma le persone. Gli uomini, anche quelli inguardabili in altre circostanze, divengono ambitissimi, se sanno muoversi bene. Le donne comprano scarpe meravigliose con i tacchi a spillo, abiti svolazzanti e pantaloni rubati alle bajadere, dosano gli spacchi e per qualche ora, se la serata è piacevole, si sentono delle regine. Chi ha sperimentato le milonghe europee, o addirittura chi si è spinto, invidiatissimo, sino a Buenos Aires dice che qui da noi nessuno sa fare la mirada. Ovvero, arpionare con uno sguardo deciso ( ma non arrogante ) il signore con cui si vuole fare una tanda, vale a dire tre brani di seguito. In Sardegna, tentare la mirada è un esercizio inutile e un pochino imbarazzante, dal momento che cade nel vuoto pneumatico di una tradizione assente. Esiste un'etica del tango, dice Anibal Barba, tra i più apprezzati maestri e professionista dotato di duende, il misterioso spirito del tango. Anche nelle milonghe esiste un codice di comportamento. Tenere il senso orario in pista, non superare chi è lento o bloccato, non lanciarsi in ganci e voleos se la sala è affollata. Regole in genere ignorate spensieratamente dai principianti, razza temuta dai danzatori esperti ma coccolata dalla quindicina di maestri operanti in città. Costoro, italiani e argentini, hanno stili diversi, rilevabili, come un imprimatur, nei loro allievi che si sentono adepti della stessa confraternita. Ne consegue una certa varietà interpretativa, problema del tutto superabile, però, in alcuni giri d'assaggio durante i quali la dama riesce a decifrare l'oscurità delle marche, segnali fisici (mai parlare, se c'è la musica) come la pressione del braccio o il cambio del peso. L'unico, irrimediabile, dramma è il partner senza orecchio.

Alessandra Addari e Sonia Deidda, organizzatrici dell'evento, hanno concepito quest'anno un festival allargato ad altri settori. Hanno voluto mescolare le discipline in modo da offrire ai partecipanti assaggi di Tai chi, di Ballu Tundu, di Chacarera e Zapateo, e hanno arricchito il programma con mostre di fotografia, proiezioni di film, abbigliamento specializzato, installazioni e spettacoli. Il circuito dei festival è seguito, calendario alla mano, da gruppi di cultori itineranti che scelgono il tango come perno delle loro vacanze. Complici i voli low cost, arriveranno a Cagliari un centinaio di persone già iscritte, da mesi, alle sessioni di perfezionamento dell'abrazo cerrado al abierto, della colgada, della musicalidad, della interaccion Hombre-Mujer e degli altri segreti di una postura perfetta. Non trascurabile, l'indotto creato dagli aficionados. Infatti il “Rosso Tango Art Festival” ha il sostegno degli assessorati alla Cultura e al Turismo del Comune e degli assessorati al Turismo della Provincia e della Regione. E conta su generosi sponsor tra cui le Cantine Contini , le più antiche dell'isola,che sostengono la onlus Solidando nel suo impegno internazionale per la qualità della vita.
ALESSANDRA MENESINI

08/07/2010