Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Poetto, le cartoline del degrado

Fonte: La Nuova Sardegna
28 giugno 2010



La passerella in legno del D’Aquila non c’è più, il mare si è ripreso la spiaggia


UN’ALTRA ESTATE IN MEZZO AL CAOS Dalla guerra all’abusivismo ai parcheggi: il piano comunale non si è ancora visto

ANTONELLO DEIDDA

CAGLIARI. Tre cartoline, - tutte listate a lutto - dal pianeta Poetto. Il piano di abbattimento delle strutture abusive sulla spiaggia è partito ufficialmente nelle scorse settimane, ma forse dalla parte sbagliata: la passerella in legno che da decenni era legata quasi in maniera intima alla Rotondina, uno dei simboli dello stabilimento D’Aquila, non c’è più. Secondo: il mare si sta rimangiando la sabbia e già nelle prime fermate la spiaggia è ritornata ai livelli pre-ripascimento. Infine l’ultima notizia, ma non meno importante: non esiste un piano dell’amministrazione comunale sul Poetto, leggi traffico, parcheggi e servizi. E anche nel 2010 si navigherà a vista. Cioè, caos assicurato.
Ma andiano con ordine. Quasi di soppiatto, senza far rumore, meno di un mese fa la passerella in legno dello stabilimento D’Aquila è caduta. Eliminata, tolta, levata. Esisteva da decenni, più o meno lunga a seconda degli anni e delle esigenze, ma sempre svettante verso il mare. Una data precisa sulla sua costruzione non esiste, la famiglia D’Aquila, che da ottant’anni gestisce lo stabilimento dove si è data appuntamento la borghesia medio piccola cagliaritana (il più pretenzioso Lido è da sempre per la haute Cagliari), dice che venne costruito alla fine degli anni Trenta, inizio Quaranta, poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale: una bella appendice alla Rotondina (anche in questo caso qualcosa di meno rispetto alla Rotonda del Lido), dove nei mesi estivi veniva aperto un chiosco, una specie di bar dove era possibile consuimare una bibita fresca o mangiare un gelato. Dagli anni Ottanta e sino ad un mese fa d’estate veniva creato un gazebo in legno dove un dj metteva qualche disco e si poteva tirare tardi a prendere il fresco. «Sono venuti quelli della Capitaneria e ci hanno detto che era tutto abusivo», racconta con la solita cantilena cagliaritana Mario D’Aquila: «Abbiamo buttato la passerella, che dovevamo fare?». Un altro colpo al Poetto che fu. Da quelle parti era possibile affittare una cano o una barchetta per fare un giro nel golfo. La legge è chiara, quella passerella abusiva non avrebbe permesso ai D’Aquila di ottenere la concessione. Tutto vero se non che al Poetto la questione su cosa buttare giù o conservare, su chioschi regolari o abusivi, su strutture amovibili o fisse va avanti da anni, insieme all’eterna discussione sul lasciar vivere oppure no i baretti come motivo di richiamo per i bagnanti. Dall’inizio dell’anno è stato uno stillicidio di annunci e controannunci, con il comitato dei gestori che preme per avere regole certe e il Comune che promette un piano per avere finalmente certezze. Sino alla decisione di rinviare tutto a fine estate. E allora perchè prima la passerella in legno del D’Aquila? Lo stabilimento D’Aquila è il primo ad essere nato al Poetto, precedendo il Lido di un anno: nel 1913 venne inaugurato uno stabilmento in legno ad opera dei fratelli Carbonim, chiamato Padiglione dei bagni, con una facciata (sempre in legno) che era famosissima. Quasi cento anni di storia e adesso una parte dello stabilimento è stata eliminata. Il fatto che la scure abbia colpito per prima una misera passerella in legno potrebbe non significare tanto per molti ma si era detto lo stesso nel 1986 poco prima che i casotti, il simbolo del Poetto, iniziassero ad essere abbattuti: «Sono solo pezzi di legno colorati». Sappiamo come è finita e qual è stato il danno di immagine per Cagliari e la spiaggia. Si può rigirare tutto al Comune in vista appunto della risistemazione dei baretti del Poetto, che dovrebbe partire a settembre-ottobre. Dovrebbe...
Quello che è certo è che il mare si sta riprendendo tutto: basti vedere dalle parti della prima fermata (dove la sabbia è scomparsa, c’è qualcosa di grigio che assomiglia alla polvere), passando per D’Aquila e Lido (la Rotonda ha di nuovo i pilastri in mezzo al mare) e poi giù verso quarta e quinta fermata, sino al Marino. Vento e mareggiate hanno portato altrove la sabbia, tanto che in certi punti sembra di camminare sulla terra battuta. Il ripascimento è già alle spalle, soluzione cercasi disperatamente.