Personaggi. A tu per tu con il cantautore romano, in concerto il 3 agosto alla Fiera di Cagliari
Eros Ramazzotti, la pop star della porta accanto
Eros Ramazzotti, buongiorno.
«Aiò».
Vedo che si è preparato.
«Ho la Sardegna nel cuore».
Ma Eros Ramazzotti è come ti non aspetti. La voce bassa, morbida, calda. Un sorriso timido. Gli occhi buoni. «Sono stato antipatico?, a me dire aiò piace molto, ma se l'ho infastidita, ricominciamo».
È stato perfetto.
«Allora le chiedo un favore».
Dica.
«Tutti quei numeri, il palco grande così, e i dischi venduti, e la posizione in classifica: non scriva niente, per favore».
Perché?
«Faccio il cantante. Diamo la giusta misura al mio lavoro».
Allora lei non è uno di quelli che, con una canzone, pensa di cambiare il mondo?
«Il mondo? No. Ma se la faccio emozionare sono contento».
Ma Eros Ramazzotti, romano di quella periferia dei bordi, dove i tram non vanno avanti più, è anche quei numeri. Ne diamo tre, e ci perdoni: 25, 15, 50. Dove 25 sta per gli anni che dura il suo successo; 15 per gli album pubblicati; 50 per i milioni di copie vendute in tutto il mondo. Come lui, meglio di lui, in Italia, nessuno mai. Questo disco nuovo, poi, è bello.
«Bello e diverso da tutti gli altri suoi album».
« Alici e Radici è diverso come diverso sarà il disco che verrà dopo. Nella vita bisogna sempre andare avanti».
Eppure quando si parla di Eros Ramazzotti la musica viene sempre dopo. Dopo il matrimonio al castello; dopo la famiglia felice e da copertina; dopo la fine dell'amore. Dopo i sortilegi di una maga. Dopo le donne, tante donne.
Ah, le donne di Ramazzotti. È venticinque anni che quando si parla di lei, si parla tanto di donne e poco di musica.
«Funziona così».
Le piace?
«Né mi piace, né mi dispiace».
È il successo.
«Non l'ho mai rincorso».
Bugiardo.
«Si rincorre la voglia di creare; il desiderio di fare bene; il bisogno di costruire».
Qual era la terra promessa che cantava a vent'anni?
«Era la musica. O l'ideale della musica. Che poi, per me, è la stessa cosa. Il resto non conta niente. Mi chiamo Eros Ramazzotti, porto il cognome di mio padre: sul palco, giù dal palco».
Oggi canta di ali e radici.
«È l'eterno dualismo fra il desiderio di libertà e la voglia di sicurezza. Le radici del mio passato sono le ali che mi fanno volare».
Il 3 agosto Eros Ramazzotti torna a Cagliari. Spettacoli&Musica lo porta alla Fiera (tribuna numerata 57.50 euro e parterre non numerato 39 euro). Se non lo avete mai visto in concerto, sappiate che merita. Se lo avete visto, una due dieci volte, allora sapete di cosa stiamo parlando. Eros Ramazzotti, dal vivo, su un palco, è strepitoso.
«Grazie. Ma anche Cagliari è strepitosa».
Scontato.
«Ma talmente vero che sto preparando una sorpresa, per voi, a metà concerto. E poi dieci, dodici anni fa, con mia moglie avevamo un cane. Sa come si chiamava?».
No.
«Poetto».
Come la spiaggia dei cagliaritani.
Ma quello che Eros Ramazzotti non sa è che a Cagliari si racconta che un giorno Michelle Hunziker - sua moglie, in quegli anni - si fermò in un bar del Poetto a bere un caffè; teneva per mano la bambina; si nascondeva dietro grandi occhiali: nessuno la riconobbe. Poi dalla radio del bar uscirono le note di una canzone di Ramazzotti e la bambina gridò: «Ma questo è il mio papà».
Ride.
La storia gli piace.
«Aurora».
Ride.
«Nostra figlia Aurora è una meraviglia. E come finì quel giorno?».
Finì che Michelle Hunziker firmò molti autografi.
«E noi siamo finiti a parlare di donne».
Va bene, parliamo di calcio.
«L'Italia sta giocando meglio del 2006. Ma le due semifinali del Mondiale se le contenderanno Inghilterra, Brasile, Germania, Spagna».
Di lei si dice che sia un grande. Ma non quando gioca a pallone.
E chi l'ha detto?
Un suo collega.
«Tutta invidia. Io, a quarantasette anni, scatto. E segno. Ma lei ancora sta a sentire quello che dicono i cantanti?».
Ornella Vanoni sostiene che lei abbia la voce da Paperino.
«Mi è andata bene. Qualcuno pensa che assomigli a un citofono».
Però quello che canta lei piace sempre.
«Il mondo, oggi, corre veloce. Così veloce che neanche ci si ferma più a sentire il cuore che batte. Io, allora, canto d'amore».
FRANCESCA FIGUS
17/06/2010