Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Così i ribaltoni tra primo e secondo turno

Fonte: La Nuova Sardegna
16 giugno 2010



I sorpassi del centrosinistra? Non solo per il sistema elettorale


Nel centrodestra solo il candidato di Sestu è avuto più voti rispetto al 31 maggio, il grande flop a Cagliari


CAGLIARI. Il voto di domenica e lunedì ha confermato che per le Province il primo turno e il ballottaggio sono elezioni totalmente diverse: si spiega anche così il fatto che siano stati bocciati tutti i tre candidati che il 31 maggio avevano chiuso in vantaggio. Ma siccome è capitato lo stesso nei quattro ballottaggi tra gli aspiranti sindaci, questa volta, per spiegare la debacle del centrodestra, non può essere chiamato in causa solo il sistema elettorale. Le cause, infatti, sono tutte politiche.
Partiamo dalle Province. Il sistema elettorale assegna nel primo turno un peso decisivo alla coalizione, mentre nel ballottaggio privilegia la figura del candidato presidente. Questo perché c’è il voto «congiunto»: a differenza di quanto avviene nelle elezioni regionali e comunali, per le Province la preferenza a una lista o a un candidato consigliere va direttamente al candidato presidente. Può succedere così che una coalizione, per il peso dei suoi partiti, sia nettamente avanti nel primo turno e che, non avendo un aspirante presidente altrettanto robusto, si veda superare al ballottaggio. Ed è solo nel secondo turno che possono emergere i dissensi nell’alleanza.
Guardiamo i numeri. Il caso più clamoroso è quello di Cagliari: Giuseppe Farris aveva avuto 99 mila voti nel primo turno e ne ha ottenuti appena 56 mila nel secondo, con una perdita netta di 43 mila. Graziano Milia, che ne aveva avuti 72 mila, lo ha potuto sorpassare perdendone «appena» 10 mila. Hanno perso voti, e non pochi, anche gli altri due candidati del centrodestra a Nuoro e in Ogliastra. A Nuoro, Luigi Crisponi ne ha perso 6 mila dei 33 mila che aveva il 31 maggio e in Ogliastra Sandro Rubiu ne ha lasciato sul campo 1 e 300 dei 14 mila che aveva al primo turno. I loro avversari del centrosinistra, a differenza di quanto successo a Cagliari, hanno invece visto crescere il loro bottino: Roberto Deriu è passato da 28 mila e 700 a 29 mila e 300, Bruno Pilia è salito da 13 mila e 300 a 13 e 500.
Questa caratteristica del sistema elettorale è stata accentuata domenica e lunedì dagli altri fattori: l’astensionismo e le ribellioni dentro i partiti e nelle coalizioni. Che hanno, entrambi, cause politiche precise e principalmente - nello specifico - la non sufficiente autorevolezza del candidato presidente e del gruppo dirigente che lo ha espresso.
E veniamo ai Comuni. Il fatto che il ribaltone tra primo e secondo turno abbia colpito anche gli aspiranti sindaci obbliga il centrodestra a concentrare l’attensione sulle ragioni politiche generali della sconfitta. Ma, guardando i numeri, c’è comunque una differenza. Infatti gli aspiranti sindaci del centrodestra hanno perso pochissimi voti o in alcuni casi li hanno persino aumentati. E’ il caso di Pierluigi Carta a Iglesias, protagonista di un recupero straordinario: è passato da 5 mila a 7 mila voti, mentre il suo rivale, Paolo Fogu, che era in netto vantaggio, ne ha perso mille. Un’altra lista di centrodestra avrebbe riversato i voti su Carta. E’ cresciuto nettamente anche il neo sindaco di Nuoro, Alessandro Bianchi, passando da 7 mila e 600 a 9 mila e 100: gli è servito, come a Deriu alla Provincia, l’apparentamento con alcune liste che nel primo turno appoggiavano i ribelli del Pd. A Iglesias sono cresciuti in voti entrambi i candidati, Aldo Pili (da 3 mila e 200 a 3 mila e 800) e Antonio Mura (da 3 mila e 400 a 3 kila e 700). Il ribaltone a Porto Torres sui è verificato nel derby del centrosinistra: mentre il sindaco uscente Luciano Mura è rimasto stabile a quota 5 mila e 400 voti, l’outsider Beniamino Scarpa è volato da 4 mila e 900 a 6 mila e 400 (ottenendo consensi forse anche dal centrodestra).
Nel secondo turno il centrosinistra ha sostanzialmente tenuto, passando da 130 mila a 124 mila voti (a causa degli 11 mila in meno ottenuti da Milia). Mentre il centrodestra, perdendo ovunque tranne che a Sestu, è sceso da 166 mila a 115 mila. In appena quindici giorni. Dopo che solo il Pdl, dalle elezioni regionali 2009, ne aveva persi 137 mila in tutta l’isola.
La differenza del sistema elettorale provinciale da quello comunale spiega quindi la differenza sull’andamento del voto dei candidati del centrodestra, ma non è certo sufficiente a spiegare le dimensioni del crollo della coalizione berlusconiana che nell’isola, per di più, è allargata all’Udc, al Psd’Az, ai Riformatori e liste centriste.