Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

In fila con gli ostaggi di Abbanoa

Fonte: La Nuova Sardegna
16 giugno 2010

Dall’inizio di giugno centinaia di utenti chiedono chiarimenti sulle bollette pazze inviate dalla società dell’acqua


La volontà è di contestare ma alla fine l’unica alternativa è quella di pagare


ANTONELLO DEIDDA

CAGLIARI. Comincia presto la mattina degli ostaggi di Abbanoa: alle 8 o giù di lì, perché c’è da prendere il biglietto per la fila. E finisce tardi, la giornata: se tutto va bene due-tre ore dopo, altrimenti bisogna armarsi di santa pazienza e aspettare sino a mezzogiorno e mezza, ora di chiusura degli uffici, gli altri al giorno dopo. In mezzo, un’attesa snervante, con la bolletta feticcio in mano, carica di rabbia, spesso esorcizzata da commenti complici con il vicino e impreziosita da battute amare sulla cifra scritta in calce su quel foglietto maledetto che reca comunque un imperativo odioso: «Prima paga, poi vedremo».
Una giornata da Abbanoa, potrebbe essere il titolo del percorso di guerra, guerra civile, con annesso domandone: dove vendono il kit di sopravvivenza? Già, perchè una volta che si entra negli uffici di viale Diaz, da quell’istante non si è più padroni di se stessi. Si è catapultati in un mondo a parte, regno della burocrazia e dell’assurdo. L’ingresso è minuscolo, il corridoio stretto stretto, fino al baracchino dove c’è una impiegata che dà i numeri, quelli per la fila, e spiega cosa fare e dove andare quando arriverà il proprio turno. Ma la mattina che attende l’utente-ostaggio, che ha ricevuto una bolletta e che è venuto a chiedere chiarimenti è solo agli inizi. Il peggio deve arrivare. E le sorprese saranno molte, assortite e sconcertanti. In un pochi metri quadri, una decina, è accalcata una umanità dolente, dove almeno non c’è lotta di classe: davanti alla bollette siamo tutti uguali. C’è l’impiegato che ha preso un giorno di ferie per sapere se quei 500 euro che pretende Abbanoa sono uno scherzo. Il commerciante che ha lasciato la moglie dietro il banco, per scoprire cosa si nasconde dietro le tipiche frasi burocratiche: «Fatture insolute, ingiunzione di pagamento». Sono fianco a fianco al pensionato che non si regge in piedi e che vorrebbe sapere se gli staccheranno l’acqua. E ancora il proprietario di un’officina, spaventato: dal «recupero coattivo della somma dovuta». Mai che sull’altro fronte ammettano un errore o restituiscano qualcosa: pretendono, impongono, esigono. Di tutto e di più: un poveraccio in carrozzella cerca una boccata d’aria nell’angoletto dello stanzino vicino a dove parte la fila. Marito e moglie hanno trovato una sedia, sono pochissime, e rileggono ancora la cifra che Abbanoa ingiunge: 1250 euro, mica male. Commenti e considerazioni si sprecano, ognuno chiede aiuto al vicino sui numeri o su cosa fare. La solidarietà è tanta, nella fila indiana che borbotta. È commovente il confronto tra la propria situazione con quella degli altri (migliaia) che hanno ricevuto in dono le bollete pazze, così sono state definite e mai definizione fu più esatta. Ieri mattina c’erano solo una ventina di persone per volta in attesa del turno, niente in confronto alle centinaia che dall’inizio di giugno, ogni giorno, hanno affollato gli uffici di viale Diaz. «Meno male», si consola un vecchietto: «Può venirti uno stimolo improvviso e se ci sono molte persone, in quel caso i bagni diventano subito impraticabili». Quindi o ti organizzi (un pappagallo? un vaso da notte?) o ti va male, rischi di fare una brutta figura.
Chi entra negli uffici di Abbanoa ha una sola volontà. Contestare le bollette: perché non è giusto, perché i conti sono sbagliati, perché non ce la fa a pagare, perché non ha i soldi, perché sono dei delinquenti, perché mio cognato conosce un pezzo grosso, perché non avete mai “letto il contatore dell’acqua”. A scelta, una serie di testimonianze rendono bene l’idea di quello che accade. Giuseppina Zanda, zona piazza Giovanni XXIII: «Da me vogliono 1300 euro, ma io non ci ho capito nulla, perchè nel 2006 ho cambiato il contatore e non mi rendo conto di come mai i consunio siano saliti tanto. Certo, la mia è una famiglia numerosa, ma qualcuno mi vuole spiegare come si entra o si esce della fasce di pagamento?». Amelia Cannas: «Io ho pagato regolamermente fino a gennaio ma loro mi hanno inviato una bolletta in cui pretendono che paghi di nuovo. Ho la ricevuta: basterà? Intanto, mi hanno fatto perdere una mattinata». Il signor Usai, zona Amsicora: «Avevo un credito di 832 euro, lo hanno trasformato in debito». Ignazio Saba, anche lui ha ricevuto le bollette pazze ma aveva già saldato tutto: «Mi hanno detto che è possibile inviare la quietanza via fax. Ebbene, ci ho provato per una mattina intera: la linea era sempre occupata, sono dovuto venire qui, a fare la fila». No comment. Per non parlare delle minacce assortite di staccare l’acqua o di isolare il contatore: «Mia madre - dice uno studente - ha 87 anmi e mi ha chiesto di pagare subito, senza nemmeno cercare le bollette pagate. Certo, Abbanoa non sa l’età dei singoli contribuenti ma forse un po’ meno di terrorismo psicologico non farebbe male». Poco lontato Graziano Cossu, via della Pineta: «Mio padre è morto e l’utenza è rimasta a suo nome. Adesso le bollette che arrivano a casa di mia madre hanno la dicitura domestico non residente, con aggravio di spese». La famiglia Cossu dovrà compilare un po’ di documenti: moduli per la successione e dichiarazione sostitutiva di certificazione. Con tappa negli uffici sempre di Abbanoa ma in via Cornalias. Complimenti. Il campionario delle lamentele è infinito: chi chiede come mai arrivano le bollette con somme dovute alla Gestor («Ma non era fallita?») e chi si informa se l’Iva è da pagare o si può recuperare. E ancora quando scatta la prescrizione, una salvezza. La confusione è incredibile, l’unica certezza è che la maggior parte finirà per pagare: «Ci prendono per stanchezza, prima o poi ti arrendi anche se hai ragione». Gli impiegati, quando arrivi davanti a loro, spiegano che è tutto normale, che è la legge, che i controlli se non sono stati fatti tra poco lo saranno. E se avete ragione, tutto vi sarà restituito: dopo aver compilato un altro modulo e aver fatto un altra fila. «Ma almeno gli impiegati sono gentili», dice una signora. E ci mancherebbe. Gli ostaggi di Abbanoa non dimenticheranno queste giornate. «La resistenza civile bisognerebbe fare, non pagare». Sapete chi lo ha detto? Un vigile, che per ovvi motivi non vuole comparire. Meditate.