Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Francesca Falchi, la favola nera di Esther H

Fonte: L'Unione Sarda
15 giugno 2010

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Al Civico si comincia un po' in ritardo, ma la direzione del teatro non c'entra. Sono le luci, così importanti in tutti gli spettacoli, così importanti in questo, ad allungare i tempi. Bisogna attendere che cali la sera, per usarle al meglio. La sera cala, e porta con sé “Il lupo e il cielo spinato: la favola nera di Esther H”, scritta e interpretata da Francesca Falchi, diretta da Giampietro Orrù. Sabato, a Cagliari, la pièce ha chiuso una emozionante giornata dedicata a Etty Hillesum (cominciata in mattinata alla Biblioteca Universitaria). Per un giorno, la scrittrice ebrea olandese morta ad Auschwitz a 29 anni ha abitato a Castello. Per anni ha vissuto nella testa e nel cuore dell'attrice che sui diari di Etti, sulle sue lettere, ha cucito un testo di 132 pagine, ora opportunamente ridotto.
Pochi oggetti in scena per raccontare un percorso emozionale dalla materia allo spirito. Un tavolo rappresenta l'unione dei suoi affetti, le mele la natura, i teli di plastica la trasparenza dell'anima, l'amore per Julius Spier, l'incontro con un Dio tutto speciale, fuori da ogni incasellamento. Un cumulo di scarpe vecchie sintetizza l'approdo al campo di prigionia di Westerbork, preludio ad Auschwitz. In alto, sopra la testa della Falchi - di tutti noi - un gigantesco lampadario scintillante di lame. Le musiche di Ennio Atzeni ne sottolineano l'inquietante immanenza, così come i costumi di Edith Maria Delle Monache (dal mantello alla Cappuccetto Rosso alla veste bianca del martirio), le installazioni di Fabiola Ledda, accompagnano il percorso della protagonista dalla felice infanzia alla morte. Quattro scene per portare Etti dalla terra a un cielo senza recinti di spine. Dove la testa rapata dell'attrice, sfuggita alla parrucca teatrale, regala al pubblico un brivido finale. E l'assenza di un orrore evidente è più acuta presenza.
M.P.M.

15/06/2010