Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«La sicurezza è a rischio»

Fonte: La Nuova Sardegna
18 luglio 2008

VENERDÌ, 18 LUGLIO 2008
Pagina 1 - Cagliari

Tagli di personale e risorse: forze dell’ordine mobilitate
«Vogliono risparmiare? Ci consultino, noi sappiamo dove si può»

ALESSANDRA SALLEMI

CAGLIARI. C’erano striscioni e bandiere sotto la questura ieri, ma non si trattava di una manifestazione in famiglia: le sigle documentavano la presenza di tutto il mondo della sicurezza italiana, dalla parte dei lavoratori, compresi i militari di esercito, marina e aeronautica, carabinieri e guardia di finanza. Una mobilitazione senza precedenti contro il decreto legge 112 che, dicevano ieri, falcia soldi e speranze.
Il decreto del 25 giugno tempo due mesi rischia di diventare norma dello Stato e quindi rendere definitivi tagli di mezzi, personale, denaro secondo un ripensamento dell’apparato di sicurezza pubblica molto temuto dagli operatori. Nei volantini distribuiti ieri si parlava di contratti inapplicati, uffici fatiscenti, riordinamento del personale, ma, a voce, i problemi elencati perdevano la somiglianza con quelli di numerose altre categorie di lavoratori e acquistavano connotati originali e preoccupanti. Dunque secondo quel che gli operatori della sicurezza hanno spiegato, ormai un agente di polizia o un carabiniere che si ferisce in servizio e deve stare a casa malato, si ritrova tagliato il 40 per cento di alcune voci dello stipendio, sostanziali per tenerlo a un livello dignitoso. Oppure, nel calderone dei rami secchi, sono finiti tutti: si spediranno in pensione 40 mila operatori tra forze di polizia e forze armate e non saranno sostituiti. «Chi ci andrà in giro nelle strade e pattugliare il territorio?»: è la domanda che spiega il problema se già ora, a Cagliari (esempio), ci sono tre sole auto di pattuglia per turno, con un commissariato come Sant’Avendrace che i 14 addetti non li manda in perlustrazione dal febbraio scorso perché non c’è più un’auto in dotazione. Daniele Sechi segretario regionale Sap, Paolo Cabras segretario provinciale, Roberto Picchedda segretario regionale Uil comparto sicurezza, Massimo Zucconi Martelli segretario nazionale Siap, Salvatore Deiddda segretario provinciale Siulp hanno detto chiaro che gli sprechi ci sono, ma bisogna colpire quelli prima di togliere personale ai servizi ordinari e minacciare così sul serio la vivibilità delle città. Raccontava ieri un sindacalista che un immigrato clandestino trovato nel nord Sardegna deve essere trasferito a Bari (dove funziona il centro permanente) e non nel centro di prima accoglienza di Elmas, non importa se il carico di spese e personale cambia radicalmente. Chissà perché una legge si può fare per tagliare risorse ma non per rendere ragionevole un’altra norma. Nel parlare libero dell’attesa sul marciapiede i dubbi giravano: questo decreto c’entra qualcosa con la richiesta di rinforzare i poteri dei sindaci in materia di pubblica sicurezza e quindi di trasferire altri fondi agli enti locali con questa specifica destinazione? E poi: com’è che la campagna elettorale si è giocata sulla sicurezza e i primi tagli arrivano proprio su questa delicata materia? Nelle carceri i progetti di riabilitazione rischiano di essere cancellati: chi può portare un detenuto al lavoro fuori dall’istituto se gli agenti devono saltare ferie e riposi solo per garantire il lavoro minimo di custodia dentro il carcere? Le forze dell’ordine che andarono a Roma per il servizio di sicurezza in occasione della morte del Papa non hanno ancora ricevuto lo straordinario, ma nel decreto 112 si taglia di un altro 10 per cento proprio la voce straordinari. Mentre i sindacalisti manifestavano, il sottosegretario dell’Interno Francesco Nitto Palma incontrava i prefetti sardi, la richiesta di un incontro dei manifestanti è stata accolta, il senatore si è limitato a prendere i documenti da trasferire al collega che ha la delega per la polizia. Ma nella conferenza stampa della prefettura, il senatore ha comunque precisato: «Sulla dotazione di 28 milioni del ministero dell’Interno, rispetto alla decurtazione di 1.800 euro che è stata decisa dal governo Prodi, non c’è stato un incremento da parte dell’attuale governo. Ma liberiamo il campo - ha detto il senatore - ho chiesto a tutti i dipartimenti del ministero di comunicarmi in quali settori ci sarebbero state criticità a causa dei tagli e nello specifico della sicurezza non ci saranno problemi, i tagli saranno in affitti e cose del genere...». Zucconi, Martelli e Deidda: «Lotteremo perché il decreto 112 non sia convertito in legge, non è vero che avrà un impatto solo sul benessere del personale (comunque varie caserme hanno sfratti esecutivi perché lo Stato da tempo non paga), prevede tagli per 3 miliardi che si scaricheranno sull’attività ordinaria e quindi sulla sicurezza». Sechi: «La sicurezza si fa anche con gli operatori, bisogna arrivare a una sintesi delle esigenze...». Meno diplomaticamente: l’austerità deve cominciare dai piani alti e prima, magari, in settori meno esposti al rischio personale.