Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Le idee dell'Urban center per la zona di via Fara

Fonte: L'Unione Sarda
14 giugno 2010

Stampace. «Il Comune proponga ai proprietari una permuta di volumetrie»


L'abbandono di via Fara, nel quartiere di Stampace, iniziò con i bombardamenti della seconda guerra mondiale e proseguì con la demolizione dei ruderi, ordinata nel 1994 dal sindaco Mariano Delogu, dopo l'approvazione di un accordo di programma con i proprietari degli edifici in rovina. Da allora lo sterrato che si affaccia su viale Santa Margherita è un vuoto urbano: del suo futuro si è discusso nel corso di un incontro organizzato nei giorni scorsi dall'Urban Center.
I PROGETTI Caterina Giannattasio, della facoltà di Architettura, ha illustrato una sua ricerca sull'area, mettendo in evidenza le situazioni di degrado, l'impatto dell'edilizia recente e dell'abusivismo nel quartiere di matrice medioevale: «Bisogna far dialogare l'urbanistica con l'architettura, in un incontro fra antico e nuovo». Tante le proposte dei ragazzi di Urban Center: la permuta con volumetrie in altre zone di Cagliari, da proporre ai proprietari dell'area, la costruzione di parcheggi, spazi di aggregazione, verde.
Fra i ragazzi, anche una giovane olbiese che sta preparando la tesi di laurea proprio su quel “vuoto strategico”, come lo definiscono le linee guida del piano particolareggiato, approvate dal consiglio comunale nel 2000. L'assemblea civica ha previsto, oltre a case e negozi, servizi sociali per il turismo e la mobilità, con l'obiettivo di far diventare l'area un trait d'union con il quartiere di Castello. Secondo l'associazione guidata da Antonello Gregorini, il piano sarebbe solo la fotocopia di ciò che c'era in via Fara prima della demolizione.
LA COMMISSIONE A riportare alla realtà le ipotesi dei ragazzi di Urban Center ci ha pensato Massimiliano Tavolacci, presidente della commissione consiliare Urbanistica, che ha elencato tre ostacoli: «Su quell'area, fin dal 1994, c'è un vincolo paesaggistico ministeriale. In più, non è pubblica (l'impresa Puddu ne possiede circa l'ottanta per cento), e ci sono decine di proprietari che non si mettono d'accordo fra loro. Infine, è un'area di interesse archeologico».
FRANCESCO FUGGETTA

14/06/2010