Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Oratorio, rivoluzione per i ragazzi

Fonte: L'Unione Sarda
21 luglio 2008

Oltre 2.200 iscritti in tutta la città: attività sportive e culturali per far convivere i bambini di diverse etnie

Spazi nuovi e poca religione, sfida alla playstation
Moderni e multiculturali: negli oratori di Cagliari il catechismo ha ceduto il passo ai corsi di teatro.
In alcuni, la terra battuta dei campetti è stata sostituita con l'erba sintetica. E il televisore in bianco e nero si è trasformato in una tv al plasma con tanto di parabola e abbonamento a Sky. Un cambiamento obbligatorio, negli oratori del terzo millennio.
Per non morire: soffocati dalla concorrenza sleale delle playstation e dal boom delle iscrizioni in piscina, scuola calcio e simili.
«Senza delle strutture adeguate, moderne, i bambini preferiscono rimanere a casa. E passare il tempo di fronte al computer e alla televisione, che li attira molto di più», racconta don Carlo Follesa. Dalle parti della sua parrocchia, la popolarissima San Massimiliano Kolbe di Is Mirrionis, vanno e vengono circa 500 bambini. Tornati a frequentare l'oratorio, specialmente dopo alcune innovazioni (la parabola satellitare per vedere le partite in diretta insieme ai genitori, ad esempio) e l'apertura di alcuni corsi ad hoc, come la scuola calcio («molto frequentata, attira tanti ragazzi»), oppure lo stage di fotografia e chitarra.
IL CROLLO DEGLI SCOUT Perché il vecchio baluardo degli scout è capitolato già da tempo, sotto i colpi delle Nintendo Wii e degli altri videogiochi più famosi: «Ai più piccoli lo scoutismo non piace, ci vuole molto impegno e fatica. Negli ultimi anni le iscrizioni si sono dimezzate, tutti preferivano il computer». E allora via con le scelte più moderne: «Abbiamo iniziato da poco un corso di fotografia: i ragazzi vanno in giro per la città e cercano di cogliere gli aspetti più curiosi».
Ma negli oratori cittadini la varietà non manca: corsi di kung-fu, decoupage, ceramica, canto e ballo. C'è anche chi propone (è il caso di Sant'Elia) escursioni a cavallo per il quartiere. E poi ancora: teatro per tutti, ricamo per le ragazze, scacchi per appassionati e principianti. Un ventaglio di attività che riesce a tenere attaccati alla parrocchia oltre 2.200 ragazzi tra i 6 e i 16 anni. Anche se non esiste più l'equazione oratorio-religione. Sarebbe impossibile, specialmente nei quartieri multietnici e multireligiosi.
ORATORIO MULTIETNICO A Sant'Eulalia la convivenza tra fedi e culture diverse non è più una novità: «Da noi vengono gli indiani di religione sikh, i musulmani. Poi ci sono anche i cattolici, magari i filippini», elenca don Mario Cugusi, parroco della chiesa nel cuore della Marina. Nelle attività invernali, definite «di formazione», ci sono anche i momenti di preghiera: «Ma non obblighiamo nessuno, per carità. Chi vuole, lo fa».
Così capita anche che una piccola bambina musulmana decida di convertirsi al cristianesimo e coinvolga anche la madre. È successo anche questo, a San Massimiliano Kolbe, lo scorso anno.
Don Carlo Rotondo, responsabile degli oratori della diocesi (che sono circa 30, sparsi in provincia e oltre), spiega che una gestione “separata” dalla religione è inevitabile: «L'oratorio è diventato uno strumento indispensabile nella sfida dell'integrazione. È un grande ombrello che raccoglie sotto di se tante esperienze diverse. E spesso tramite i bambini si arriva ai genitori, si penetra nelle famiglie».
LA LEGGE MANCANTE La medaglia negativa non manca: «Nella nostra regione non esiste una legge in materia, per organizzare e finanziare gli oratori. Nel resto d'Italia invece hanno un riferimento normativo preciso. Faccio un esempio: in ogni struttura è obbligatorio assicurare i ragazzi. Nelle altre regioni sono previsti degli sgravi fiscali per queste polizze».
Anche perché l'improvvisazione, nei campus moderni, è un lusso che nessuno si può concedere: «Ormai l'oratorio è un centro di aggregazione, con tante offerte di corsi e attività organizzate», chiarisce monsignor Marco Lai, parroco di Sant'Elia. Un quartiere che vive molto attorno alla parrocchia e frequenta «laboratori di teatro, ceramica, ballo e canto», oltre alla classica scuola di calcio e calcetto.
Ampia scelta per non scontentare nessuno, orari elastici per avere un occhio di riguardo nei confronti dei genitori. Costo: nessuno, nella maggior parte dei casi. Iscrizioni gratuite per tutti, al massimo si paga il singolo corso. L'orario? Si trova su internet, nel sito che (quasi ogni oratorio) ha aperto per pubblicare le foto di gruppo e far discutere i propri tesserati all'interno dei forum.
E dopo anni di latitanza, i ragazzi sono tornati.
MICHELE RUFFI

19/07/2008