Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Dai sardi 74 euro al Comune

Fonte: La Nuova Sardegna
8 giugno 2010

MARTEDÌ, 08 GIUGNO 2010

Pagina 5 - Sardegna

I tagli del governo peseranno di più a Sassari

ALFREDO FRANCHINI

CAGLIARI. Chi è che non vorrebbe pagare meno tasse? La risposta è ovvia ma l’Anci Sardegna ha sempre sostenuto che abolire l’Ici non sia stata una buona idea: «Non è un’imposta dello Stato ma dei comuni». Come dire: era un’entrata certa su cui un sindaco poteva elaborare i propri programmi. Venuta meno l’entrata sicura i Comuni sono nella bufera senza risorse certe e tantomeno cospicue. La crisi, si sa, non è uguale per tutti o comunque non colpisce tutti allo stesso modo. La manovra correttiva del governo Berlusconi costerà di più a chi la crisi la sta vivendo. Il Sole 24 Ore ha calcolato che, a causa del nuovo Patto di stabilità coi comuni, ogni sardo dovrebbe contribuire in un anno con 74 euro pro-capite per garantire alle casse comunali il rispetto del nuovo accordo, con un taglio implicito della spesa pari all’8,3%; (l’inchiesta è stata pubblicata ieri). Nella graduatoria Sassari è segnalata al 68º posto con un valore della manovra pro-capite di 39 euro nel 2011, (65 euro cumulati al 2012), ed un taglio al Comune del tre per cento% che l’anno successivo aumenterà al 4,9%. Cagliari si trova due posti più sotto con una decurtazione di 55 euro pro capite, (85 euro comulati al 2012), ed un taglio del 3,1% in aumento l’anno dopo al 4,7. Per Sassari il saldo obiettivo 2011 indicato dallo Stato è di 5 milioni 89.000 euro, per Cagliari di 22 milioni 480.000 euro: nel primo caso il valore complessivo della manovra per il 2011 sarà pari a 5 milioni 93.000 euro, nel secondo caso a 8 milioni 641.000 euro.
Le conseguenze del nuovo Patto di stabilità si abbatterebbero in misura maggiore sulle aree più dinamiche come Torino e Parma. Il metodo adottato dall’Ifel, la fondazione per la finanza locale dell’Anci, è stato quello di ipotizzare sforbiciate indiscriminate ai bilanci comunali considerato che il governo produrrà dei tagli preventivi. In Sardegna, alla fine dell’anno scorso, molti Comuni si sono trovati in serie difficoltà per mettere a punto i propri bilanci: la Regione non trasferiva loro le somme dovute, (sempre per non sforare il Patto di stabilità), e questo impediva ai sindaci di spendere quanto già impegnato e persino di prevedere i nuovi conti. Si tratta di proiezioni e pertanto non è escluso che quando si conosceranno i numeri esatti, le conseguenze possano essere più pesanti, (considerato già il sostanziale blocco nella spesa). Accade, infatti, che la Finanziaria che esce sempre a fatica dal Consiglio regionale, alla fine dell’anno vada a contrastare con i limiti imposti dal Patto di stabilità.
I bilanci sono ridotti all’osso - è la tesi dell’Anci - e il governo non può pensare di tagliare ancora chiedendo ai territori più fragili di farsene carico: «Il governo non impone nuove tasse perché sono i sindaci a dover mettere le mani nelle tasche dei cittadini». Con il taglio ai trasferimenti, (altro che l’istituzione di un Fondo perequativo come chiedono le regioni in ritardo di sviluppo), si allontana la prospettiva del federalismo su cui il governo, invece, intende insistere. Ma in queste condizioni - come ha certificato anche la Cgia di Mestre nello studio diffuso nei giorni scorsi - come faranno le regioni a far quadrare i conti con un bilancio limitato e la possibilità di spendere solo le tasse riscosse sul proprio territorio? Il problema si lega alla formazione dei centri di spesa pubblica e non è di facile soluzione data la situazione di cassa in cui si trova lo Stato. La Sardegna ha 316 piccoli Comuni su 377 cioè l’84 per cento con una popolazione residente in quei territori di 549.750 persone, il 34% del totale. Numeri che fanno capire quanto sarebbe importante procedere all’accorpamento di piccolissimi Comuni per formare meno centri di spesa, razionalizzare e migliorare i servizi ai cittadini.
Il Pd regionale ha criticato la manovra del governo giudicandola «sbagliata» proprio come le «cure in atto». E nell’isola, a giudizio del Pd, sta diventando preponderante la «questione Cultura». Ieri il simbolo della campagna nazionale denominata «Portatori sani di cultura» organizzata dal Partito democratico in varie piazze d’Italia contro i tagli alla cultura è diventato il Teatro Alfieri di Cagliari a rischio di chiusura e di demolizione. L’iniziativa prevede anche una petizione on line cui hanno aderito personaggi della cultura e dello spettacolo anche a livello nazionale. Per il Pd «la chiusura dell’Alfieri rappresenterebbe una grave perdita. La cultura», afferma Ninni Depau, «rischia di essere considerata come un lusso che l’Italia non si può permettere, quindi un settore nel quale effettuare tagli. Cultura e ricerca, invece, rappresentano anche fonti di ricchezza economica».