Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Rischio-crolli alla Sella del Diavolo

Fonte: L'Unione Sarda
7 giugno 2010


Capitaneria. Presentata la nuova ordinanza per la sicurezza in mare durante l'estate

Porto canale, il 24 giugno si decide sui terreni da espropriare
Martedì prossimo una commissione inizierà il monitoraggio del costone roccioso della Sella del Diavolo.
In teoria il divieto di prendere il sole nelle piccole calette sotto la Sella del Diavolo ci sarebbe già, è datato 1987, e proprio per questo motivo «non è più attuale», come spiega Giuseppe Mastroianni, comandante della Capitaneria di porto di Cagliari. L'ordinanza ha ventitré anni e arrivò dopo una tragedia (un pezzo del costone franò e travolse un uomo che stava passeggiando sulla scogliera) ma avrebbe bisogno di una rinfrescata, che arriverà probabilmente nei prossimi giorni: martedì è previsto un sopralluogo dei tecnici del Comune che, accompagnati dalla Guardia costiera, verificheranno le condizioni del promontorio. E probabilmente arriverà un'altra ordinanza, sollecitata dagli uffici di piazza Deffenu a febbraio. «In tempi non sospetti», aggiunge Mastroianni, riferendosi all'episodio, recente, di Ventotene. È una delle novità annunciate ieri durante la presentazione dell'ordinanza sulla sicurezza balneare per la stagione 2010.
L'ORDINANZA Un documento di oltre trenta pagine, un «testo unico della sicurezza in mare», che oltre a confermare i soliti limiti di velocità (dieci nodi) per motoscafi e acqua scooter entro i 500 metri dalla riva, disciplina anche gli sport come il kitesurf, sci nautico, pesca sportiva.
«Più che per le novità sostanziali rispetto al passato - ha detto il comandante - questo testo ha il vantaggio di raccogliere in un unico volume tutte le regole necessarie a chi va per mare, senza bisogno di rinvio ad ulteriori norme, come succedeva in passato».
RISCHIO FRANE Ma quest'anno una delle preoccupazioni maggiori è proprio quella dei costoni che si affacciano sul mare: le piogge cadute durante l'inverno e fino a pochi giorni fa potrebbero aver indebolito le rocce e aumentato il rischio delle frane. Molti Comuni, su richiesta della Capitaneria, stanno effettuando controlli e sopralluoghi nelle zone potenzialmente pericolose. «Sono già state emanate due ordinanze sulla sicurezza dal Comune di Pula, per la zona di Nora, e di Domus de Maria, per la Torre di Chia. Nei prossimi giorni è previsto un monitoraggio sulla Sella del Diavolo e Sant'Elia. Si stanno attivando anche i Comuni di Maracalagonis, Iglesias e altri centri».
ZONE MILITARI Molta cautela anche nelle aree marine vicine ai poligoni militari. «Abbiamo stabilito il divieto di ancoraggio e pesca negli specchi d'acqua vicini alle zone dove vengono eseguite le esercitazioni. Bisogna evitare il contatto con possibili bombe inesplose. Per questo non bisogna fermarsi lì: l'ancora potrebbe toccare uno di questi ordigni. Non è mai successo per fortuna».
PORTO CANALE Ma ieri è stata annunciata anche una notizia molto importante per il Porto canale e soprattutto per la Zona franca: il 24 giugno si riunirà la commissione che disegnerà i confini dello scalo industriale di Macchiareddu. Un passaggio atteso da anni, che tecnicamente viene definita “quarta delimitazione” perché arriva dopo altre tre già portate a termine in precedenza. In pratica verranno espropriati i terreni compresi tra le banchine e la Statale 195. Terreni in gran parte del Cacip e di un centinaio di proprietari (in realtà la titolarità è riconducibile a poche famiglie, ma si è “spezzettata” negli anni per via delle successioni ereditarie) che rientreranno nei confini demaniali e passeranno allo Stato, che a sua volta li affiderà all'Autorità portuale. «Per casi come questi», specifica Mastroianni, «il codice della navigazione non prevede rimborso per gli espropri». Dunque è probabile che la procedura, una volta terminata, porti a ricorsi al Tar (prima) e a cause di fronte al tribunale civile (poi). La definizione dei confini è un problema che si trascina dagli anni Novanta, che per ora ha bloccato l'attuazione della Zona franca. Un primo passo a dire il vero c'è stato qualche mese fa, quando è stato definito il riassetto societario. Regione, Comune, Provincia e Camera di commercio sono diventati azionisti della “Zona franca di Cagliari”, società consortile fondata nel 2001 (costituita da Autorità portuale e Cacip) per gestire l'area industriale.
ZONA FRANCA La ricetta si conosce da circa vent'anni, e si può riassumere così: attirare nuove imprese, dunque creare posti di lavoro, assicurando un esonero dalla tasse doganali e un particolare regime giuridico, ovviamente favorevole alle aziende. La seconda mossa sarà l'approvazione del Piano di sviluppo della free zone, che arriverà non appena si insedierà il nuovo consiglio di amministrazione - si passerà da 4 componenti a 3, nominati da Regione, Authority e Cacip - quando gli enti ufficializzeranno il proprio ingresso nel capitale sociale. Questione di settimane. Solo dopo potranno essere pubblicati i bandi per assegnare le aree alle imprese interessate a investire. E ora, con la definizione dei confini, la Zona franca potrebbe decollare. Questa volta per davvero.
MICHELE RUFFI

05/06/2010