Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il trionfo del bel canto e di Elvira-Devia

Fonte: L'Unione Sarda
3 giugno 2010




Gorgheggi e vocalizzi. I Puritani sono il trionfo del bel canto. Grande opera quella di Vincenzo Bellini, con le sue scene maestose, le sue melodie dal lirismo spinto su note al limite dell'estensione umana. Note per far parlare la follia per amore di Elvira, abbandonata a un passo dall'altare, che Mariella Devia restituisce appassionata, con pulizia cristallina e toni coinvolgenti. La sua voce vola su note impressionanti che fanno dei Puritani un'opera insieme di primo piano e di difficile esecuzione. Nei tanti anni sul palcoscenico Mariella Devia si è impossessata di un personaggio che fa rivivere in ogni sfaccettatura, trovando sempre l'accento giusto. Compito arduo, perché Elvira è prima leggera e vezzosa, poi delicatamente disperata, e infine si rappacifica passando attraverso mille sfumature. Ascoltare Mariella Devia interpretare I Puritani , lunedì sera a Cagliari, è stato un privilegio, un po' come trovarsi in prima fila durante le sue memorabili registrazioni, a partire dall'edizione con Merritt diretta da Alberto Zedda.
Amata dal pubblico e dalla critica fin dalla "prima" parigina nel 1835, analizzata e studiata nei suoi aspetti innovativi per la lirica italiana, I Puritani è opera difficile che si regge sul virtuosismo delle voci e quindi di non frequente esecuzione, improba anche nella realizzazione scenica. Così anche se il perno su cui tutto ruota nell'edizione cagliaritana è la splendida voce di Mariella Devia, non mancano altri aspetti interessanti.
Nell'allestimento coprodotto dal Teatro Lirico di Cagliari, il Comunale di Bologna e il Massimo di Palermo, importante è il contributo di Pier'Alli (scene, luci, costumi e regia) che costruisce una messa in scena efficace, sfruttando al massimo la tecnologia visiva di luci e proiezioni e restando nello stesso tempo fedele alla tradizione.
Anche se poi, come sempre, I Puritani è l'apoteosi per gli amanti del bel canto. Bellini prevede per tutti prove di carattere. E gli interpreti cagliaritani dimostrano di averne. A partire da John Osborn-Arturo che nel primo atto sembra tenere un profilo dimesso a fianco a Enrichetta di Francia-Rossana Rinaldi, e che acquista via via scioltezza, arrivando al meglio nella scena della tempesta e nei tormenti dell'esule pellegrino. Fino alla scelta di non tagliare - come invece fanno in tanti- il fa sovracuto sull'“Ella è tremante”, che è però diventato una nota affilata, in contrasto con il resto del canto.
Pastosa, ben articolata, sempre pronta a sostenere il duetto con Elvira, la voce di Sir Giorgio, lo zio interpretato da Riccardo Zanellato, si ritaglia un ruolo preponderante, sino al famoso “Suoni la tromba, e intrepido”, pieno di patriottica ispirazione. Anche perché Riccardo-Luca Salsi e Sir Bruno-Gianluca Floris, entrambi attenti a cercare una dimensione appropriata, sono forse troppo concentrati sui punti più difficili per riuscire poi a muoversi in scioltezza. Un crescendo di pathos affidato ad acuti, in un'opera che va oltre il solito clichè melodrammatico, per concludersi con il lieto fine.
A sostenere la compagnia di canto, in un ruolo impegnativo, l'orchestra e il coro di Cagliari diretti da Ramon Tebar, attento a imbastire un discorso unitario tutto intorno alle splendide arie. Una concertazione complessa che in nuce racchiude tutti gli elementi caratteristici della lirica italiana che Bellini, morto ad appena 34 anni, non ebbe modo di sviluppare completamente e che arrivarono all'apoteosi con Verdi.
Tanti gli applausi, lunghissimi, anche a scena aperta. Non solo per i protagonisti, ma anche per le parole della Devia che nel primo atto interrompe la musica e lancia il suo appello perché l'opera lirica possa continuare ad esistere e ad essere rappresentata. Applausi per dire con forza che opere come I Puritani fanno parte del patrimonio culturale di tutti e che sarebbero giorni infausti quelli in cui, ope legis, «tutto questo non ci fosse più».
GRECA PIRAS

02/06/2010