Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Quella guerra civile consumata tra l’amore, la follia e il tradimento

Fonte: La Nuova Sardegna
1 giugno 2010


MARTEDÌ, 01 GIUGNO 2010

Pagina 46 - Cultura e Spettacoli

Un importante successo per l’allestimento del Lirico con l’orchestra e il coro diretti dalla bacchetta del giovane Tebar

GABRIELE BALLOI

Tutti pazzi per Mariella Devia. Un trionfo. Un successo innegabile quello de «I Puritani», il melodramma andato in scena ieri sera al Comunale, con protagonista la ben nota cantante strepitosamente in forma. Appuntamento prezioso della Stagione lirica e di balletto che chiude, fra l’altro, il X Festival di Sant’Efisio. E lo fa mettendo in scena l’ultima fatica di Vincenzo Bellini, nel nuovo allestimento che il Teatro Lirico ha coprodotto col Teatro Massimo di Palermo e il Comunale di Bologna. Una rappresentazione che si fregia non solo di un’eccellente performance della Devia, ma di tutto un cast assolutamente preparato, dove spicca in primis l’americano John Osborn, tenore fra i più valenti della sua generazione.
Regia, scene, costumi e luci sono frutto geniale di un ispiratissimo Pier’Alli, mentre orchestra e coro del Lirico (istruito da Fulvio Fogliazza) sono guidati dal giovane e talentuoso Ramon Tebar.
«E se questo sipario non dovesse alzarsi mai più?». É una sorpresa, nonché un evidente biasimo alla riforma Bondi, quello che esclama la Devia, allargando le braccia, con l’aprirsi della seconda scena al 1º atto, e che raccoglie poi il solidale applauso del pubblico.
Per rispetto di quest’ultimo, infatti, lo spettacolo va comunque in scena, sebbene orchestrali, coristi, amministrativi e tecnici continuino a contestare il famigerato decreto, ripetendo sabato 5 giugno l’iniziativa «Tutti a Teatro tranne i Tagli»: parata alle ore 10, e ingresso libero alle varie manifestazioni artistiche dalle 17 alle 23 presso il Comunale.
Forse un’occasione anche per capire cosa c’è dietro la magia e l’impegno d’una messinscena. Come quella ad esempio di Pier’Alli, estremamente dinamica e gremita di simbologie. Una torre austera al centro dello sfondo, in una simmetria che evoca la spaccatura fra Puritani e Cavalieri nella Guerra Civile inglese.
Enormi spade alte nove metri, come colonne doriche, metafora della guerra a cui s’intreccerà più avanti l’immagine d’un velo bianco, altro simbolo che di volta in volta prenderà significato di amore, di legame nuziale, di nascondimento e tradimento, nonchè di offuscamento della lucidità come avviene per la follia del personaggio d’Elvira. Ed è qui che Pier’Alli ha un vero colpo di genio: la distorsione geometrica di due pareti neoclassiche allude infatti alla distorsione psichica, mentre un gruppo di donne velate di nero (bellissima variazione sul tema del velo nuziale!) tengono in mano fievolissimi lumi, simbolo lampante della ragion perduta.
“I Puritani” di Bellini è opera ostica per i notevoli sovracuti di tenore e soprano. La Devia li centra tutti in modo limpido e sicuro, ma la sua è soprattutto un’Elvira di numerose sfaccettature, carismatica e palpitante. John Osborn, invece, è tradito talvolta nei sovracuti da un’eccessiva tensione che rovina un po’ il timbro, distinguendosi però nell’uso magistrale dei “crescendo” e “diminuendo”, nel fraseggio sempre sentito e consapevole, ci regala un dignitosissimo Arturo.