Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

L’orgoglio del senatore fa tremare il Pdl

Fonte: La Nuova Sardegna
1 giugno 2010

MARTEDÌ, 01 GIUGNO 2010

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Massidda e i suoi alleati sfiorano il 10% dei consensi

La lunga guerra di logoramento con Salvatore Cicu e il grande rifiuto per una poltrona da sottosegretario


CAGLIARI. Il ribelle è riuscito nell’intento, nel dispetto: far perdere al primo turno

un candidato ufficiale del centrodestra, Giuseppe Farris, poi la coalizione e infine il partito. Piergiorgio Massidda ora peserà nella bilancia più del suo nove per cento. Anche Graziano Milia è scivolato sulla sua buccia di banana. Doveva finire così: nessun vincitore subito. Così è finita.
Quanto è accaduto nello spoglio era scritto da tempo: nessun vincitore al primo turno. Era scontato, dopo una campagna elettorale viscerale, fegatosa, in cui la rissa è stata sfiorata più volte. Dall’inizio alla fine, in un polo e nell’altro. A cominciare per primo è stato il Pdl, in primavera, con l’uscita solitaria, a bocce ferme, del senatore Piergiorgio Massidda. Molti mesi prima della presentazione delle liste, eccolo annunciare: «Dopo sedici anni consecutivi in Parlamento, i miei elettori mi hanno chiesto di candidarmi per la Provincia. Ho dato loro la mia disponibilità». Lui è già pronto, il Pdl non ancora, nonostante - svelerà il senatore - Berlusconi, in una successiva cena, arriverà a dirgli: «Piergiorgio, hai fatto bene a scendere in campo. Sarai tu il nostro candidato presidente». Lui ci crede e va avanti, il coordinamento del Pdl invece pensa a tutt’altro e da subito cerca di fargli lo sgambetto a Cagliari e a Roma: ci riuscirà. Ad aprile la spaccatura diventa ufficiale e nel centrodestra si scatena la bagarre. Così quando dal cilindro della segreteria del Pdl salta fuori il nome dell’assessore comunale Giuseppe Farris, che presto diventerà il candidato ufficiale, Massidda capisce che per lui tira aria brutta. «Lo vogliono far fuori», dicono i fedelissimi, che poco dopo però dicono orgogliosi: «È un coraggioso: non si tirerà indietro». Così è. Massidda trascina la Lega dalla sua parte, Massidda dice: «Nel Pdl comandano le correnti». Soprattutto quelle cagliaritane, perché a metterlo spalle al muro sono il suo nemico storico, Salvatore Cicu, e buona parte del coordinamento regionale: da Mariano Delogu a Ignazio Artizzu fino a Emilio Floris. Tutti contro, accerchiamento, e il senatore sbotta: «A Cagliari sono stati colpito alle spalle dai capibastone, mentre a Roma, con l’imbroglio, mi hanno impallinato Verdini e Scajola». Dall’altra parte la replica è forte: «Farneticazioni di un senatore superbo». Sollevato il coperchio su un pentolone di veleni, Massidda diventa un caso nazionale. Tanto che persino Berlusconi gli chiede di fare un passo indietro per salvare l’apparenza e anche l’unità del partito, ma lui risponde ancora no, rifiutando la nomina a sottosegretario e a viceministro. Il resto della bagarre a destra è condensata nella cronaca tambureggiante dell’ultima settimana prima del voto. Dalla contestazione dei centri sociali al comizio a Cagliari della Lega, ma Massidda dirà «C’erano anche quelli del Pdl a fomentare la piazza», alla condanna pubblica da parte del ministro Giorgia Meloni e del potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, via telefono. Per poi passare alla lettera di solidarietà a Massidda del presidente della Commissione Antimafia, Beppe Pisanu, un altro che invoca democrazia nel Pdl, fino al possibilismo dell’accoppiata Gasparri-Quagliarello, capogruppo e vice al Senato: «Siamo certi che presto ci ritroveremo». Evviva l’ottimismo. ma nel centrodestra oggi bisogna guardare oltre il voto di domenica e lunedì: è in arrivo una cruenta resa dei conti. Subito dopo il ballottaggio e prima delle comunali a Cagliari, nel 2011. Anche nel centrosinistra non tutto è filato come doveva. Qui la spaccatura è stata tra il Pd e l’Idv sulla questione morale, dopo la condanna in appello del presidente uscente e ricandidato Graziano Milia, per abuso d’ufficio quand’era sindaco di Quartu. Stando al risultato elettorale pare che la sentenza abbia pesato. Milia andrà al ballottaggio, ma per vincerlo dovrà riappacificarsi con l’Idv di Palomba, cioè con chi fino a ieri gli era contro. (ua)