Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Sotto l’ombrellone con i soliti mali: sporcizia e traffico

Fonte: La Nuova Sardegna
31 maggio 2010




ANTONELLO DEIDDA
CAGLIARI, Della lunga spiaggia bianca quasi africana cantata da Giaime Pintor non è rimasto nulla. Il Poetto oggi è un’altra cosa. Ma anche il (criminale) ripascimento attenua poco alla volta i suoi effetti nefasti: per merito della natura e non dell’uomo, che anzi presto potrebbe rimetterci mano e rovinare definitivamente tutto. Contemporaneamente occorre interrogarsi sul futuro prossimo venturo per quella che - oggi più che mai con la crisi - è la spiaggia dei centomila.
Il primo giugno è ad un passo e allora inizierà la stagione del mare per i cagliaritani. Un tempo il via ufficiale veniva dato il primo di maggio, per Sant’Efisio, quando le famiglie iniziavano l’esodo verso i casotti, preparando i bagagli per i mesi di mare che terminavano il 30 di settembre, dato che il giorno dopo, primo di ottobre, riaprivano le scuole. Altri tempi, nel 2010, per sognare basta molto meno e il Poetto riapre quando gli stabilimentini delle cooperative sorte come funghi negli ultimi anni, iniziano a montare le strutture. Intanto anche i grossi stabilimenti, Lido e D’Aquila su tutti, completano il solito restyling annuale e si preparano ad accogliere i clienti. Ma la prova generale si fa in questi giorni e occorre dire che le premesse promettono un’altra stagione buia. Domenica scorsa, prima vera giornata di caldo, una lunga fila di auto si allungava dalla Monfenera all’ospedale Marino, con l’affannosa ricerca di un parcheggio e le prime doppie-triple fila. Con i bagnanti sulla spiaggia tra polvere e lattine, anche se da qualche giorno l’ammistrazione ha iniziato la pulizia del litorale.
Passano gli anni ma i problemi restano, anzi quest’anno saranno forse amplificati dalla minacciata demolizione-ricostruzione dei baretti. Da giugno a settembre è scontato che la spiaggia farà quotidianamente il pienone, anche perchè non ci sono i solti per andare altrove. Ma a quale prezzo? È inutile girarci intorno: la sabbia ha un colore grigio topo un po’ meno intenso di quello del post-ripascimento ma il bianco di un tempo non ci sarà più. Il mare ha perso la sua limpidezza, troppo spesso ha il colore dell’orzata dicono quelli che paragonavano il mare di Cagliari a quello di Caraibi. Insomma, non avremo più il nostro Poetto. Sullo sfondo resta un ripascimento fallito in quanto ha creato un’altra spiaggia, diversa. Poi tante incompiute. Andiamo con ordine.
I servizi igienici: sono pochi e mal gestiti, troppo spesso malfunzionanti, qualche volta chiusi. Se non ci fossero quelli che mettono a disposizine dei clienti i gestori dei baretti, allora ci sarebbe da sentirsi male. In ogni caso i servizi igienici sono insufficenti e l’igiene stessa del quartiere del Poetto lascia a desiderare: basta vedere l’invasione delle zanzare e di insetti assortiti all’ora di cena e anche prima. Per non parlare della pulizia degli spazi verdi che si trovano nel quartiere: la macchina del Comune lì arriva sempre in ritardo e spesso per tagliare l’erba occorre la trebbiatrice.
I servizi ai disabili. Le passerelle per arrivare alla battigia troppo spesso non ci sono. La cooperativa Golfo degli Angeli, che ha in concessione una parte dei servizi per i bagnanti, può sistemarle solo per quattro mesi l’anno e comunque non prima di giugno.
I baretti: il piano per l’utilizzo del litorale è ancora lontano ma mai come quest’anno si è parlato della necessità di creare strutture uguali e con una superficie identica, magari sulla falsariga e con i colori dei vecchi casotti. Discussioni e polemiche, proteste, Qualcuno ha lanciato l’idea di buttarli giù e ricostruirli. Quando? A luglio, in piena stagione. Scommettiamo che non se ne farà nulla?
La pulizia: un altro tasto dolente. Il problema è sempre lo stesso. Laddove non c’è l’intervento diretto dei gestori dei baretti, la sporcizia è all’ordine del giorno. Da una decina di giorni il Comune ha avviato la geigliatura della sabbia, cercando di eliminare le magagne più evidenti. Continuerà per tutta l’estate ma non basta. I zozzoni sono sempre in agguato, quotidianamente chi porta il cane a passeggiare in spiggia quasi mai di preoccupa di pulire, i ragazzi che si fermano qualche ora sulla spiaggia non sempre usano i conteniutori di rifiuti. Con il risultato che ogni mattina la spiaggia è un immondezzaio. Per non parlare del Marino, una bomba ecologica. E dato che ci siamo: nessuno si preoccupa dei residenti? Stavolta hanno annunciato che in estate si potrà ballare e suonare sino alle 2 di notte. Bene, nessuno pensa a chi vuole dormire?
La viabilità. Nonostante le assicurazioni (ogni tanto qualcuno si sveglia e dice che il Poetto diventerà pedonale), il traffico auto è continuo ad ogni ora del giorno e della notte e in ogni stagione. La rotonda di Marina Piccola e il lungosaline non hanno risolto il problema. Si è sempre parlato poi di un lungomare con verde e piste ciclabili, senza auto. Ci hanno provato per un piccolo tratto, con risultati scarsi.




L’identità di un tempo che non tornerà

Quelle stagioni indimenticabili all’ombra dei casotti


CAGLIARI. Tex Willer in slip, Catherine Spaak spullinchedda e la Maracaibo del Mediterraneo di Nanni Loy, passando per l’amore per il mare dell’indimenticato Sergio Atzeni e per i tuffi tra le onde di Luigi Pintor. Tutto all’ombra dei casotti.
Una serie di ricordi per far vedere cos’era il Poetto e cosa è diventato, una spiaggia senza identità che non farà più sognare nessuno. Pochi sanno che il papà di Tex Willer, Aurelio Galeppni, Galep, creò il personaggio del ranger più bravo del West a Cagliari, sulla spiaggia, dopo aver visto al Politeama Margherita «Ombre rosse» di John Ford. E la Spaak? Al culmine della sua bellezza girava a Villasimius «La calda vita» ma lei preferiva prendere il sole poco vestita a Cala Fighera. Su Poettu appariva invece al regista Nanni Loy come una distesa immensa, senza fine, tale da far pansare ad una spiaggia dei Caraibi, Maracaibo appunto. Le fughe al mare con il tram, la corse tra i casotti, l’anguria, la nuotata che quando c’era maestrale arrivavi a Tunisi. Da quel tempo le cose sono cambiate, abbattuti i casotti in quella terribile primavera del 1986, oggi non si ritroverebbe più nemmeno uno scrittore come Sergio Atzeni che «in una conchiglia presa al Poetto ascoltava il mare». Storie di luglio e agosto passate a giocare a pallone con gli amici prima di farsi un ghiacciolo. Le storie che Giuseppe Podda ha raccolto nello splendido «Ajò, a su Poettu». Cagliari era la città balneare per eccellenza, oggi senza un’altra identità quel tempo mon tornerà più.(ad)

Progetto per un nuovo rinascimento

Dal tavolo tra le amministrazioni alla ricerca di un consorzio unico



Risorsa fondamentale per lo sviluppo del turismo balneare

CAGLIARI. Il Poetto, la spiaggia popolare per eccellenza, un tempo era la frontiera dei cagliaritani, che arrivavano al massimo sino ai pini davanti alla Bussola ma più in là no, c’era Quartu. Sabbia a volontà ma anche i casotti che creavano una cesura tra le diverse famiglie che fruivano della spiaggia e che la usavano (dormendoci anche) per mesi e mesi. Adesso la dune non ci sono più, is casottus sono marciti e si parla addirittura di un nuovo ripascimento. Ma nessuno sembra volere rinunciare al mare: arrivano alle 8 con sdraio e ombrellone (spesso due), prendono possesso della spiaggia libera e snobbano gli stabilmenti che fanno pagare, si accontentano di scottarsi mentre camminano sulla sabbia grigia e fanno il bagno in un mare troppo spesso torbido. Poi, se hanno sete si mettono le giapponesine, fanno due passi e vanno a farsi spennare in un baretto. Ma c’è un futuro per il Poetto o la caduta è irreversibile? Mai come oggi, alla vigilia delle elezioni è il momento di conoscere quali obiettivi si daranno i politici in caso di nomina per non far morire la città dei bagni. In rapida successione, quattro testimonianze. Milia: «Bisogna creara un’autorithy unica, unendo magari il Poetto al Parco delle Saline-Molentargius ma scorporando il tutto dal quaetiere vero e proprio: sarebbe un modo di risolvere almeno i problemi più urgenti». Farris: «È necessario realizzare un progetto di spiaggia fruibile, mettendo insieme la visione degli imprenditori balneari e prevedento uno sviluppo del turismo balneare centrato sulla risorsa spiaggia. Ma prima di tutto occorerebbe mettere ad uno stesso tavolo i Comune interessati e gli operatori» Palomba: «Evitare le soluzioni dei problemi pasticciate che passino dalla burocrazia, dare servizi adeguati attraverso un consorzio ed evitare pericolosi dualismi tra Cagliari e Quartu». Massidda: «La mia idea è quella di coinvolgere innanzitutto le persone, che sono poi quelle che ogni giorno usufruiscono del Poetto e della spiaggia: i baretti sono un patrimonio inestimabile che va preservato».
Tutti mostrano dunque che al Poetto ci sono andati, che ci vanno e che continueranno ad andarci. Le associazioni dei commercianti pensano che «per quest’anno tutto resterà come è ma che per il futuro occorrerà un progetto».
Già, un progetto. Era il 1988 quando la provincia di Cagliari allesti al Due Palme la mostra «Progetto Poetto»: un mondo di immagini, fotografie, disegni, elaborati, piani, composizioni, grafici, materiali di archivio, interventi e testimonianze ridisegnavano una spiaggia che già allora era minacciata dal degrado. Perchè non pensarci anche oggi in viata di un possibile rinascimento?(ad)