Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La grande festa del Lirico nella magica sala di Wiesbaden

Fonte: L'Unione Sarda
10 maggio 2010

La platea del prestigioso teatro tedesco applaude a scena aperta. Cronaca della “spedizione”

Successo per la produzione cagliaritana della “Lucia di Lammermoor”

DAL NOSTRO INVIATO
MARIA PAOLA MASALA
Wiesbaden. È finita in gloria, con il pubblico tedesco in piedi ad applaudire con un calore inversamente proporzionale al clima la Lucia di Lammermoor messa in scena dal Teatro Lirico di Cagliari. Applaudiva la platea, applaudivano i palchi, applaudivano i tre ordini di balconate di questo affascinante falso d'autore che è lo Staatstheatre, costruito nel 1898 in stile neobarocco per volontà del Kaiser Guglielmo II.
TRA I MEDAGLIONI Una festa della musica, benedetta dai volti ritratti nei medaglioni affrescati: Beethoven, Mozart, Wagner, Verdi, Rossini, Bellini. E Donizetti, il più felice di tutti. Sì, perché il primo merito di questo trionfo va a lui, alla sua musica. Gli altri sono equamente divisi: l'orchestra (in frac) diretta da Stefano Ranzani, il coro preparato con la maestria di sempre da Fulvio Fogliazza, i cantanti: il soprano Silvia Dalla Benetta, emozionante Lucia, il tenore Francesco Demuro, appassionato Edgardo, applaudito in questo stesso teatro di recente nel Rigoletto . E il baritono Luca Salsi, convincente Enrico, il tenore Gianluca Floris, bravissimo Arturo, il basso Riccardo Zanellato (imponente Raimondo), il soprano Giorgia Bertagni (Alisa), il tenore Emanuele Giannino (Normanno).
LA REGIA Che dire della regia? Sul palcoscenico, a raccogliere gli applausi, è salito (con Marco Mereu che ha ripreso le luci) un emozionato Antonio Petris, già nel 2004 assistente di Denis Krief e ora, in occasione di questo blitz a Wiesbaden, chiamato a curarla. Il regista franco-tunisino-romano, che nel 2000 ottenne il Premio Abbiati è il grande protagonista (assente) di questo allestimento, così attuale ancora oggi, giocato com'è sulle sottrazioni. Novecentesco eppure fuori dal tempo nelle scene e nei costumi (anch'essi di Krief), sobrio, pieno di angoli acuti e di acute emozioni. Con una panchina che domina la scena dall'inizio alla fine, a dirci dell'amore infelice tra Lucia ed Edgardo, e il netto predominio di uomini in divisa, a suggerirci il destino della fanciulla: costretta a subire il potere e il volere di tutti. Fino a scegliere, per salvarsi, la pazzia e con la pazzia la morte. Un'opera al maschile, con un'unica compagnia di canto e due bionde giovani belle e brave Lucie: Silvia Dalla Benetta nella prima serata, e Desirée Rancatore, che in Germania è particolarmente amata, nella seconda. A Cagliari la ricordiamo superba Regina della Notte nel Flauto magico di Medcalf e Adina nel recente Elisir di Mirabella.
L'ACCOGLIENZA Ieri, alla recita conclusiva che vedeva in prima fila molte autorità e su tutte il Governatore dell'Assia (il nostro Cappellacci, insomma), e i dirigenti dei due teatri, è stato ancora un trionfo. Assente giustificato, il sindaco Emilio Floris ha mandato un affettuoso saluto via cellulare a tutto il teatro cagliaritano. “Come Lucia ha salvato il Maifestspiele”: così il Wiesbaden Kurier titolava l'altro ieri un articolo di plauso nei confronti del Lirico, chiamato all'ultimo momento a sostituire i colleghi del teatro greco di Atene che hanno dato forfait per via della drammatica crisi economica. (Peccato per la Bohème di Graham Vick). Altrettanto entusiastici i toni del Wiesbaden Tagblatt, che ha scomodato addirittura gli eroi. Stavolta italici, non più greci.
Al di là della retorica, un mezzo miracolo in effetti c'è stato, se si considera che il teatro cagliaritano (già contattato per una prossima partecipazione al Maifestspiele, forse quella del centenario, nel 2012) ha ricevuto l'Sos degli amici assiani soltanto il 15 aprile. Meno di tre settimane per reclutare direttore, regista e solisti, per ripassare senza scene l'opera con coro e orchestra. Tre giorni di viaggio (e di disagi) per fare arrivare tre Tir carichi dell'intero allestimento qui a Wiesbaden, infine 48 ore di lavoro matto e disperatissimo per i tecnici, le sarte (la signora Antonietta su tutti, in assenza di Mino Fadda), lo staff tutto al femminile (bel contrappasso con un'opera così maschilista) costituito da Liana Achenza, Sabrina Cuccu e Viviana Gimelli. Senza di loro nulla sarebbe andato come è andato. Senza di loro e senza l'intero teatro, che ha lavorato a stretto contatto con i colleghi tedeschi per rendere tutto perfetto e così ricco di allegra energia.
NELLA GROSSES HAUS Così, quando le luci della Grosses Haus si sono accese, tutto è andato miracolosamente come doveva andare. E anche la piccola Ilenia, neppure quattro anni, figlia del trentaduenne Francesco Demuro, è rimasta buona buona in camerino per tre + tre ore.
Stamane la bandiera tricolore che campeggiava sulla bella facciata neoclassica sparirà dal teatro. Sparirà la scritta in italiano “Benvenuto al team del Teatro Lirico”, i manifesti, il giornale del Lirico tradotto in tedesco a Cagliari da Eva Bauer e distribuito a un pubblico particolarmente curioso e ben disposto. Resterà la promessa di un ritorno, stavolta programmato con largo anticipo. «Penso sarà tra due anni, forse con Norma , non si è ancora deciso niente», commentava ieri sera Maurizio Pietrantonio, giunto a Wiesbaden con il direttore artistico Massimo Biscardi, il direttore amministrativo Vincenzo Caldo, artisti di coro e orchestra, staff, tecnici e alcuni dei cantanti solisti. Il sovrintendente era particolarmente commosso per questo entusiasmo che ha contagiato tutti, spingendo anche il pubblico ad inconsueti applausi a scena aperta (su tutte la scena della pazzia che ha visto protagonista con i due soprani il flautista Riccardo Ghiani).
IL FESTIVAL “Wie Lucia die Maifestspiele rettet”, così Lucia ha salvato il Maifestspiele. Niente male per il Lirico, se parliamo di un festival secondo solo a quello di Bayreuth, e di un teatro che ha anche una grande tradizione di prosa e di balletto classico, 550 dipendenti e un numero di produzioni nelle varie sale che si aggira sui 900 all'anno, tre al giorno. Impensabile per l'Italia che bada forse di più alla qualità, e ha un sistema incomparabile, ma comunque segno di una grande attenzione per la cultura. Del resto Wiesbaden città di terme e di elegante bellezza, nel suo glorioso passato ha attratto movimenti artistici e letterari, ha affascinato Brahms e Goethe, e col suo Casino neoclassico, naturale prosecuzione del Teatro di Stato, ha fornito a Dostoevskij l' ispirazione per il suo Giocatore .

09/05/2010