Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Il campo rom sarà spostato dalla Statale

Fonte: La Nuova Sardegna
2 luglio 2008

MERCOLEDÌ, 02 LUGLIO 2008

Pagina 1 - Cagliari

di Roberto Paracchini



Vertice Regione-Comune: «Area inadatta, abbandonata e priva di collegamenti»



Decisi una serie di interventi urgenti contro il degrado


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CAGLIARI. L’immagine è quella di una bimba, Tiziana, che morì di freddo e morsicata dai topi in un campo nomadi spontaneo. Era il 1988 e sulla scia dell’indignazione popolare fu approvata una legge, chiamata «Tiziana», per accogliere il popolo dei Rom. E permettere loro una vita più dignitosa. Oggi il clima nazionale è cambiato, ma in città nessuno ha ancora dato disposizioni per prendere le impronte digitali alle tante piccole Tiziana che vivono nel campo sosta sulla 554: settantadue minori tra maschietti e bimbe. Intanto, in quel centro sono previsti diversi interventi contro il degrado.
L’emergenza degrado sarà tamponata con una serie di interventi e il campo sosta verrà, poi, spostato in un’altra area. Questo il risultato dell’incontro che c’è stato ieri mattina tra l’assessore comunale Anselmo Piras (Politiche sociali) e Nerina Dirindin, responsabile regionale della Sanità e assistenza sociale. I Rom presenti nel campo sono 123, divisi in 24 nuclei familiari, di cui - come accennato - 72 sono minori.
A rileggere oggi la legge regionale del 1988 sembra di essere in un altro mondo (in rapporto al governo nazionale). Si parla di favorire la conoscenza e la tutela delle forme espressive, delle tradizioni culturali e delle espressioni artistiche e artigianali dei Rom, di iniziative per l’istruzione (dei bimbi) e la formazione (degli adulti) e di agevolare i campi di sosta. In città i nomadi erano circa ottocento, poi vi furono gli sgomberi dei campi abusivi a favore di quelli istituzionalizzati: la metà lasciarono la città e la Sardegna. Ma se a Monserrato il campo sosta ha avuto esito felice, a Cagliari è nato male: in un luogo inadatto e totalmente tagliato fuori non solo dalla vita cittadina, ma da qualsiasi comunicazione con la città. E senza attenzione alle caratteristiche dei suoi ospiti, tanto che sin dalla sua inaugurazione, il campo vide famiglie di diversa etnia che nemmeno si rivolgevano la parola (come raccontò in un saggio Anna Ruggiu, oggi scomparsa, che a questo problema dedicò parte della sua vita). E così il problema-campo nomadi, negli anni, è diventato sempre più acuto. Si voleva crare un centro per la sosta, ma si è realizzato un ghetto in cui il degrado ha continuato ad avanzare.
Ieri in Regione gli assessori hanno cercato di rimediare ai danni delle passate consiliature. Il Comune ha chiesto, e ottenuto, che i 230mila euro stanziati dalla Regione per la manutenzione del campo, possano essere utilizzati per arginare le emergenze sottolineate da tempo anche dai Nas: l’allontanamento degli insediamenti dal costone-scarpata per il rischio di smottamento, l’eliminazione delle baracche abusive per i pericoli igienici e di incendi, il ripristino dei bagni esistenti, la manutenzione degli impianti idrici, lo smaltimento dei residui pericolosi, la pulizia straordinaria e la sistemazione della viabilità interna.
Il prossimo anno, invece, sarà creato un tavolo di confronto Comune-Regione per individuare un’area più adatta e meno ghettizzante in cui spostare il campo. E dove sarà data più attenzione, tra le altre cose, alle differenze e diffidenze tra le diverse famiglie. Lo spostamento del campo, però, dovrà anche essere l’occasione per rivedere la logica che l’ha fatto nascere e confrontarsi con le esperienze positive, come quella di Monserrato.
Lo scrittore Heinrich Boll (Nobel per la letteratura) chiese di venire sepolto con l’accompagnamento di un’orchestrina di zingari. Un altro Nobel, Gunther Grass, vorrebbe che molti nomadi «vivessero tra noi», per insegnarci a essere più cittadini del mondo: «Forse ci servono proprio coloro che temiamo tanto».