Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I sardi protagonisti del loro destino

Fonte: L'Unione Sarda
28 aprile 2010

l'intervento Al bando la rassegnazione

di Claudia Lombardo *

Quest'anno la presidenza del Consiglio Regionale ha voluto conferire un significato diverso alle celebrazioni di Sa Die . Dato il particolare momento di crisi si è preferito evitare la fastosità delle manifestazioni popolari e delle celebrazioni ufficiali. Dal Parlamento dei sardi vuole giungere un segnale chiaro e forte di speranza per il futuro, rimuovendo ogni sentimento di rassegnazione che in passato ha spesso limitato la nostra azione politica. Dobbiamo e vogliamo lottare per assicurare alla Sardegna un ruolo da protagonista nelle future dinamiche di sviluppo in ambito italiano ed europeo, rifiutando l'assistenzialismo e il clientelismo che ci ha reso succubi e che ha facilitato i processi di colonizzazione culturale e politica, per ottenere dallo Stato maggiori poteri di governo per decidere “da sardi per i sardi”. Non vogliamo più trovarci ad affrontare drammi come quello dell'Alcoa e dei tanti lavoratori che ancora lottano per il mantenimento del posto di lavoro, senza avere gli strumenti decisionali per dare risposte adeguate alla nostra gente. Vogliamo infondere in tutti la convinzione che nulla debba più accadere senza che i sardi possano fare qualcosa per se stessi e per la loro terra.
Siamo oggi chiamati a rinnovare un patto di reciproca appartenenza fondato sui valori intangibili delle nostre tradizioni identitarie e cementato dall'unione morale, spirituale e politica ottenuta grazie al sacrificio di tante generazioni. Tutte le forze politiche dell'Isola, è doveroso darne atto, attraverso esaltanti espressioni di unità di intenti sulle grandi tematiche legate alla difesa dei diritti storici dei sardi, hanno assunto una precisa responsabilità in questa direzione. Se però vogliamo essere credibili, dobbiamo accollarci con dignità le responsabilità che gravano su di noi, opponendo un netto rifiuto al ricorso di logiche volte ad attribuire tutte le colpe a volontà e azioni provenienti dall'esterno per mascherare nostre insufficienze. Un popolo consapevole dei propri limiti potrà più facilmente affrontare le impegnative sfide che lo attendono per riscrivere le regole della nostra convivenza in Italia e in Europa.
Un processo che dovrà necessariamente avviarsi con la riscrittura dello Statuto di Autonomia Speciale, punto avanzato e irrinunciabile per disegnare il nuovo Sistema Sardegna. Oggi è certamente un momento di festa solenne, ma è anche un'utile occasione per ricordare tutti quei sardi che soffrono e patiscono i risvolti di una crisi che ha generato un'involuzione generale dell'economia con la perdita di molti posti di lavoro e la difficoltà di numerosissime famiglie che hanno conosciuto la frontiera di una nuova ondata di povertà.
Sa Die è anche un giorno per ricordare che l'egoismo e l'indifferenza devono essere banditi per far posto alla solidarietà politica e istituzionale che rimane l'unico collante per continuare a dare significato e sostanza all'appartenenza dei sardi a una comunità fatta dalla comunione di territorio, valori culturali e politici che abbiamo la pretesa di chiamare popolo. Le grandi battaglie ideali per la difesa dei posti di lavoro, per la tutela dei diritti dei lavoratori tutti, per creare nuove e durature opportunità occupazionali per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro e per quelli che il lavoro lo hanno perduto o sono invecchiati in attesa di ottenerlo, sono la bandiera che contrassegna le celebrazioni odierne.
Oggi è Sa Die, viviamola almeno per una volta come una preziosa opportunità per riflettere su noi stessi e sul fatto che non vi sia luogo al mondo che non regali i propri frutti a chi lo abita. È solo l'incapacità degli uomini a non riuscire a produrre frutti, e quando ciò accade la terra li considera ostili e negando ogni opportunità.
* Presidente
del Consiglio regionale

28/04/2010