Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sant'Efisio sotto un tetto di carbonio

Fonte: L'Unione Sarda
26 aprile 2010

Terminati i lavori: la cappella è pronta per ospitare i riti della festa in onore del martire

Materiali hi-tech per il restauro della chiesa di Stampace
La chiesa era chiusa dal luglio 2009, quando i funzionari dell'Edilizia pubblica si trovarono di fronte a una situazione preoccupante
Antico e moderno si incontrano una manciata di centimetri sotto le tegole della volta: nel cemento del tetto è stata inglobata una rete di fibre di carbonio, leggera quanto resistente, che sosterrà la copertura vecchia di secoli della chiesetta di Sant'Efisio. Farà lo stesso lavoro che gli ingegneri del Genio civile, nel 1953, avevano affidato a una serie di contrafforti in calcestruzzo e acciaio posati sulla volta. Travi che col tempo sono diventate un peso (imponente: quasi 70 tonnellate) per la struttura, e per questo sono state distrutte e rimosse dagli operai dell'Impresa Pierpaolo Dentoni, con la supervisione dei tecnici del Comune. È l'aspetto più delicato di un restauro eseguito (per una volta) in tempi da record, che anche il sindaco Emilio Floris saluta con stupore: «Non sempre, quando si tratta di lavori pubblici, c'è collaborazione da parte delle imprese. Invece questa volta siamo stati protagonisti, grazie all'impegno di tutti, di un esempio di buona pratica».
I LAVORI La chiesa era sbarrata dal luglio del 2009, quando i funzionari del servizio di Edilizia pubblica 2 si trovarono di fronte a una situazione preoccupante: crepe e fessure nei muri, la cupola che rischiava di crollare. Quindi è cominciata «una corsa contro il tempo», per iniziare e completare le opere prima della festa in onore del martire. Così è stato, e non è un caso che tutti, dal primo cittadino all'assessore ai Lavori pubblici Raffaele Lorrai, compresi l'Alter Nos Stefano Schirru e il presidente dell'Arciconfraternita Fabrizio Pau, parlino di «intercessione» del santo o comunque di una sorta di «miracolo».
IL DIALOGO Più semplicemente, spiegano sia la dirigente comunale Clara Pala che l'architetto della Sovrintendenza Stefano Montinari, c'è stata una fitta «comunicazione» tra impresa e gli Enti coinvolti, addirittura un «modus operandi che dovrebbe essere usato come esempio per il futuro». Il restauro è costato alle casse pubbliche 1.330.000 euro: 800 mila sono arrivati dal sindaco, il resto (530 mila euro) li ha stanziati l'assessore regionale alla Cultura Maria Lucia Baire, che nel suo intervento ha ricordato il rischio «che il santo, per la prima volta nella storia, non uscisse dalla sua chiesa». Invece il Primo maggio la statua lascerà poco dopo mezzogiorno la navata centrale di un edificio rimesso completamente a nuovo. Una chiesetta costruita nel 1780, che stranamente è stata dichiarata «bene culturale» solo alla fine del 2009. Un piccolo paradosso, in tempi dove vengono vincolati anche i ruderi.
MICHELE RUFFI

24/04/2010