Il cantante e L'Olandese volante
L'ultimo romanzo, ora al vaglio degli editori, è ambientato nel mondo della lirica. Leggerlo sarà un po' come guardare dal buco della serratura. Sì, perché Gianluca Floris, scrittore da qualche anno, tenore da venti, in quell'ambiente sguazza alla grande. In questi giorni è al Lirico di Cagliari, la sua città, dove per sette recite (ancora domani alle 19 e lunedì alle 20.30) sarà il Timoniere dell' Olandese volante , il primo capolavoro di Wagner che giorni fa ha aperto la stagione e il X Festival di Sant'Efisio. Un ruolo che mette in luce le sue qualità vocali. Bellissima la ballata «tra il volgare il poetico», del marinaio di Daland che parla della sua bella.
Quanto alla capacità di Floris di padroneggiare il tedesco, il merito, dice, «è della mia maestra, Maria Luisa Pinna, presidente dell'Acit e rappresentante in Sardegna del Goethe Institut». Ed anche di Gustav Kuhn, il grande direttore d'orchestra, col quale ha cominciato a cantare nella Salome e nella Elektra di Richard Strauss, nel Tannhäuser di Wagner. Un'opera quest'ultima (insieme con Salome ) che ha incontrato più volte sul suo cammino. Con la direzione di Daniel Kawka all'Opera di Roma e sempre a Roma, più di recente, con Gianluigi Gelmetti. «L'idea di debuttare nell' Olandese è stata di Massimo Biscardi, il direttore artistico del Lirico. All'inizio temevo fosse un'impresa troppo delicata, e invece mi sta dando molte soddisfazioni. Una meravigliosa scoperta...».
I prossimi impegni lo vedranno ancora con il teatro di casa. Prima nella tournée a Wiesbaden con La Lucia di Lammermoor di Denis Krief («sarò Arturo»), poi a fine maggio al Lirico con I Puritani , protagonista Mariella Devia. All'Arena di Verona, che lo accoglie tutti gli anni, sarà Remendado nella Carmen di Zeffirelli, al Maggio Musicale Fiorentino parteciperà a due produzioni: ancora Salome («stavolta sarò il primo ebreo, ho coperto tutti i ruoli, mi manca Erode») e Le nozze di Figaro di Mozart. Il ruolo che ama su tutti? Difficile dirlo, ma il Magagonny di Brecht-Weill (per tornare alla cultura tedesca) gli è rimasto nel cuore. «L'ho fatto due volte al Nazionale di Roma con la regia di Daniele Abbado. Ero Jack O' Brian, che muore mangiando».
Per tornare al quinto romanzo, che sarà un ritorno all'argomento del primo, I maestri Cantori (Maestrale), ancora la lirica in primo piano. La passione che di recente ha portato in scena, nei Shardana di Porrino, un Perdu ingessato e claudicante. E che domenica alle 17, giorno di riposo tra le due ultime recite dell'olandese, vedrà il tenore nella Galleria comunale (“Colazioni a Km. zero”), a parlar di lirica, di letteratura e chissà di cos'altro.
M.P.M.
23/04/2010