Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Genneruxi e la fuga dei commercianti

Fonte: L'Unione Sarda
22 aprile 2010

Era considerato il rione dei ricchi: «Ora ci sono tante persone che vivono con la pensione minima»

Pochi impianti sportivi, serrande abbassate e tanti residenti anziani

Soltanto poche lamentele: «Il trenino ci ha fatto uscire dall'isolamento». La criminalità? Nessuno ne parla.
La sensazione è di entrare nel set di un film. Di una di quelle pellicole che raccontano un operoso paesello americano dove tutti sorridono e si salutano ma che nasconde un segreto inconfessabile. Entrare a Genneruxi dà proprio quell'idea: gli abitanti non hanno dubbi; qui si vive benissimo, questo è un quartiere modello , ripetono quasi all'unisono. Ma, girando qua e là, si scoprono altre verità che, chissà per quale ragione, sembrano essere nascoste: in certe ore del giorno (soprattutto in quelle pomeridiane) non si vede quasi anima viva in giro.
I NEGOZI FANTASMA Sarà forse perché gli esercizi commerciali non abbondano? Tante palazzine erano state costruite riservando il pianterreno a negozi: ebbene, soprattutto in certe zone, c'è soltanto un susseguirsi di serrande abbassate. Emblematico il caso di via Cettigne: ben due vetrine, quelle del Tattoo club (tatuaggi) e della Coccinella (fiori), avvertono che gli esercizi commerciali si sono trasferiti in un'altra parte della città. Magari c'è solo una ragione sociologica dietro. «Questo», afferma Stefano Aresu dell'Altro bar di via Zagabria, «è un quartiere nel quale ci sono pochi giovani».
LA POPOLAZIONE Intorno alla fine degli anni '70, tante famiglie borghesi si trasferirono a Genneruxi, in un quartiere nuovo di zecca che sembrava garantire una certa tranquillità. Quella gente, nel frattempo, è cresciuta. E sono cresciuti i prezzi degli appartamenti: per tantissime persone è diventato un luogo inarrivabile. Un quartiere da ricchi, secondo il luogo comune diffuso in città. «Ma quale quartiere da ricchi?», interviene Salvatore De Pasquale, storico edicolante di via Stoccolma. Lui vede una realtà completamente differente. «Basti dire che l'aumento del prezzo del giornale ha fatto calare i nostri incassi: la verità è che qui vivono tantissimi pensionati, alcuni con la pensione minima».
L'ISOLAMENTO Eppure nessuno si lamenta. Anzi, per tanti vivere a Genneruxi è un punto d'arrivo. «Sono felicissima perché sto per trasferirmi qui», afferma Katya Atzeni che gestisce un negozio di frutta e verdura in via Zagabria. «Mi trovo benissimo», garantisce. Tutto perfetto? «I clienti mi dicono che servirebbero almeno una pescheria e una macelleria. Ma grazie alla metropolitana qualunque altra zona è raggiungibile. Quindi è un disagio limitato». In effetti, il trenino ha risolto tanti problemi. «È vero che devo fare una passeggiata per arrivare alla fermata. Ma risparmio molto tempo rispetto a quando prendevo il pullman», dice Francesco Serra, ultimo anno al classico.
LA CRIMINALITÀ Un quartiere modello, gli abitanti sembrano sforzarsi nel puntualizzare questo aspetto. Anche quando parlano di qualche problema. «Dopo la chiusura delle scuole», riprende De Pasquale, «la piazza qua davanti si riempie di ragazzi che creano qualche problema». Sembra quasi un dettaglio. Anche perché nel quartiere si sono vissuti problemi ben più seri: qualcuno accenna a rapine messe a segno nella banca o alle Poste. Addirittura, in chiesa. Ma lo fa in maniera quasi distratta, come se quegli episodi fossero accaduti in un'altra città. «Ne ho sentito parlare», afferma Valentina del bar Riva del sole in via Galvani, «ma qui si ha sempre la sensazione di vivere tranquilli. No, devo dire che non abbiamo mai avuto alcun problema». Tutti si sforzano di mostrarlo come un quartiere modello. L'unica voce fuori dal coro arriva, a sorpresa, da un consigliere comunale della maggioranza, Maurizio Porcelli. «Manca un posto di polizia, mancano punti di aggregazione per i giovani, come per esempio impianti sportivi: è una vergogna che il campo di via Nizza non sia mai stato portato a termine». Un impianto comunale, appunto. «Comunque, vivo qui da 40 anni e sono felice».
IL DORMITORIO Quartiere modello o quartiere dimenticato? Forse la verità sta nel fatto che Genneruxi è diventato un quartiere dormitorio. Durante il giorno nessuno si accorge di niente perché sta da un'altra parte della città. «In effetti», racconta Aresu, «da queste parti non arriva mai nessuno o quasi, soprattutto dopo che è stato trasferito l'ufficio del registro». Gli “stranieri” che passano per Genneruxi? «Arrivano», risponde Aresu, «solo le persone che devono sottoporsi a qualche visita visto che qui ci sono molti studi medici. E si vede qualche giovane solo quando viene organizzata qualche manifestazione sportiva».
LA CIRCOLAZIONE D'altronde, non è facile neanche finire da queste parti per caso. «Per me», puntualizza Sandra Cerina che gestisce l'agenzia di viaggi “Mete incantate” di via Zagabria, «non è un problema: i clienti di un'attività come la mia non hanno problemi a spostarsi. Oltre tutto qui, hanno il vantaggio di non dover impazzire per cercare parcheggio». Però, quelle vie sono davvero strane: tante sono vicoli ciechi che terminano sulla ferrovia; e, poi, ci sono quelle piazze che sembrano studiate proprio per disorientare chi non le conosce. Lo stato delle strade? «Dal punto di vista della pulizia», afferma De Pasquale, «niente da dire: forse rappresentiamo un esempio per tutta la città. Però, lo stato dell'asfalto è davvero brutto: si formano buche che vengono riempite con materiali che spariscono nel giro di pochi giorni».
MARCELLO COCCO

22/04/2010
La curiosità
C'erano due discoteche e vari locali
Negli anni '80 ospitava la movida cagliaritana


Magari risulterà difficile da credere per chi non conosce bene Cagliari e passa a Genneruxi in questo periodo. Ma, sul finire degli anni '70 e nei primi anni '80, il quartiere è stato uno dei punti di riferimento della nascente movida cagliaritana. Addirittura, per molti anni, ospitò due discoteche particolarmente amate dai nottambuli di quei tempi, il Bounty (in via Galvani) e il Lipstick, diventato poi Xenon, in via Zagabria. Non soltanto: ad animare la vita notturna del quartiere (con grande disappunto degli abitanti) c'erano, soprattutto, in via Zagabria alcuni locali.
Quei tempi sembrano lontanissimi: nel quartiere è rimasto soltanto il Preep. E i giovani gestori del locale devono stare molto attenti: per entrare nello scantinato, occorre scendere una rampa di scale; alla sommità c'è sempre una persona che vigila sul silenzio delle persone che entrano o che vanno fuori a fumare una sigaretta.
Risale, invece, a circa cinque anni fa la chiusura del Bounty, vero e proprio tempio del divertimento notturno. Nonostante lo spazio, tutto sommato, ridotto, quell'edificio ha ospitato due locali contemporaneamente, in alto la discoteca, in basso il piano bar (l'unico che ci sia mai stato in città). Una perdita enorme: nella discoteca decine di cagliaritani hanno ricevuto la loro educazione musicale. Una serie di problemi (e la mobilitazione degli abitanti della zona) ha portato alla chiusura del locale nell'estate del 2005. Molti anni prima, anche il definitivo abbassamento delle serrande per la discoteca di via Zagabria: nato nel '78 con il nome Lipstick, il locale è diventato poi Xenon; una pista che ha ospitato moltissimi cagliaritani: in quegli anni, solo pochi osavano uscire dai confini comunali e, in città, c'erano soltanto il Charlie (in via Dexart) e lo Zero (in via Mameli), distrutto da un incendio nel '79. Tra i locali, in effetti, c'era anche l'inossidabile Lido ma i figli della borghesia cagliaritana lo evitavano dal momento che, in certi periodi, era frequentato esclusivamente dai cosiddetti “gaggi”. Ora lo Xenon non ha, però, perduto completamente la funzione di locale per il tempo libero: ospita una palestra. ( mar. co. )

22/04/2010