Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sul mondo della lirica tira aria di tempesta

Fonte: L'Unione Sarda
20 aprile 2010

Passa al vaglio di Napolitano il decreto sulle Fondazioni: se firmerà, i sindacati annunciano scioperi

Scala e Accademia di Santa Cecilia privilegiate Maurizio Pietrantonio: «Non mi sento declassato»

Sarà l'influsso dell' Olandese volante in scena in questi giorni al Lirico di Cagliari, ma non si era mai vista una Settimana nazionale della cultura così tempestosa. Il decreto Bondi che riforma le fondazioni lirico-sinfoniche è stato appena approvato dal consiglio dei ministri È oggi dovrebbe essere sottoposto alla firma del presidente della Repubblica. Se andrà tutto liscio tra sessanta giorni diventerà legge. Sessanta giorni di agitazioni. «Ci saranno scioperi senza soluzione di continuità in tutte le fondazioni in concomitanza con gli spettacoli programmati», tuona la Cgil di settore per bocca di Silvano Conti, che confida (anche lui!) nel rifiuto di Napolitano. Ieri a Milano i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Fials, che rappresentano circa il 60% dei 5500 dipendenti delle 14 fondazioni, hanno definito il decreto un «provvedimento improprio e discutibile sul piano della legittimità». Altrettanto pesante il giudizio di Vincenzo Vita, vice presidente Commissione cultura del Senato, che parla di tratti di evidente incostituzionalità, chiedendo al governo di ripensarci «prima di essere sommerso da un coro di proteste e da una opposizione parlamentare durissima».
IL DECRETO La Riforma delle fondazioni che gestiscono i teatri d'opera - spiega il ministero - è resa necessaria da una situazione estremamente delicata: quattro dei 14 enti lirici sono da tempo commissariati. Sono il San Carlo di Napoli, l'Arena di Verona, il Carlo Felice di Genova, il Comunale di Bologna. Ma anche gli altri non godono di ottima salute: il Maggio Musicale Fiorentino, la Scala di Milano, il Massimo di Palermo, il Regio di Torino, il Verdi di Trieste, la Fenice di Venezia, l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e l'Opera di Roma, il Lirico di Cagliari, il Petruzzelli di Bari. Per tutti continua a crescere in maniera preoccupante la spesa relativa al personale: rappresenta il 70 per cento del bilancio e nel 2008 è costata 340 milioni. Una cifra che assorbe per intero il 47 per cento del Fus, il fondo unico per lo spettacolo che il Ministero destina alla lirica, e che lo scorso anno è stato di 457 milioni. Una condizione di profondo rosso, per il settore, con perdite complessive - riporta Il Sole 24 ore - che dal 2002 al 2008 hanno oltrepassato i duecento milioni. A ciò si aggiungono gli interessi passivi (quasi dieci milioni nel 2008).
PUNTI CHIAVE Assi portanti del decreto, che non si conosce ancora nel dettaglio, sono la riforma del sistema di contrattazione collettiva delle fondazioni, la riduzione dei costi del personale anche con il blocco del turn over, lo spostamento dell'età pensionabile dei ballerini da 52 a 45 anni (plauso ufficiale di Roberto Bolle), la razionalizzazione del sistema di finanziamento statale per lo spettacolo dal vivo. Infine, il riconoscimento di “particolare interesse nazionale” e quindi di maggiore autonomia al Teatro La Scala di Milano e all'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Questo significa che avranno finanziamenti speciali su base triennale, mentre le altre dodici si divideranno il 47 per cento del Fus, che quest'anno è di 414 milioni, e verrà distribuito non più in base al numero dei dipendenti ma in base a criteri di produttività e qualità dell'offerta.
LA BAGARRE La novità legata a Scala e Santa Cecilia ha acuito la bagarre: e nonostante Bondi lo neghi, si parla già di teatri di Serie A e di serie B, si denuncia l'innalzarsi di una conflittualità di cui il mondo della lirica non sentiva il bisogno. Positivo il giudizio di Marco Tutino, sovrintendente del Comunale di Bologna e presidente dell'Anfols, l'associazione che raccoglie gli enti lirici. Si dice favorevole a una riforma che premia le gestioni, «e quindi la qualità secondo criteri manageriali e non burocratici», ma precisa prudentemente che «nessuno conosce ancora il testo».
LISSNER Entusiastici i pareri di Stephane Lissner, sovrintendente della Scala, che da tempo aveva sollecitato un trattamento diverso per un teatro che con il suo 60 per cento di risorse private è unico. «Avere la Scala all'interno, per le altre fondazioni, era un danno più che un vantaggio e molti sovrintendenti l'hanno confermato». Su tutti Tutino.
PALERMO Positiva anche la reazione del Massimo di Palermo che parla di «passo concreto verso l'auspicato intervento di riordino del settore». Durissimi San Carlo di Napoli, Carlo Felice di Genova, Maggio Fiorentino. «Ci aveva promesso una legge speciale, saranno barricate».
CAGLIARI A Cagliari il direttore artistico Massimo Biscardi ha parlato a caldo - come molti colleghi - di teatri di serie A e di serie B ma oggi ritiene più corretto attendere di leggere il decreto. «Soltanto così avremo un'idea chiara. La situazione è delicatissima».
Costruttivo il giudizio del sovrintendente Maurizio Pietrantonio, che sottolinea la necessità di leggere i contenuti del decreto. «Al momento non mi sembra ci siano discriminazioni. Attendo di valutare, ma mi pare di vedere qualche anticipazione positiva laddove si comincia a parlare di un'incentivazione di capitali privati e di finanziamenti su base triennale. In un momento in cui nessuno di noi è stato in grado di produrre qualcosa di positivo, questo intervento può essere importante. Si tratta di trovare intese, comporre eventuali dissidi. Non credo ci sia una volontà di declassare qualcuno, credo che i teatri debbano trovare un'identità propria. Io non mi sento affatto declassato. Cagliari ha dimostrato che si possono coniugare - nella condivisione di un percorso sindacale - produzione, qualità, equilibrio di risorse economiche».
MARIA PAOLA MASALA

20/04/2010