Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La rissa romana ferma la trattativa sarda

Fonte: La Nuova Sardegna
19 aprile 2010

SABATO, 17 APRILE 2010

Pagina 2 - Fatto del giorno

Appelli all’unità, cautele su scissioni nell’isola, pressioni dei dissidenti su partito e giunta

La tensione politica sale di nuovo in Consiglio regionale

FILIPPO PERETTI 

CAGLIARI. La resa dei conti tra Berlusconi e Fini tiene in allarme il Pdl sardo ed è la causa vera del blocco delle trattative del centrodestra sulle elezioni Provinciali e Comunali del 30 e 31 maggio.
Interpellato sulle ricadute nell’isola dello scontro nazionale tra i due cofondatori del Pdl, il coordinatore regionale Mariano Delogu esclude che ci siano ripercussioni «sotto il profilo politico», ma ammette che le trattative sarde per Provinciali e Comunali hanno subìto un rallentamento perché «in questa fase è più complesso raccordarsi con il coordinamento nazionale». Che è l’organismo che, per via dello statuto del partito, deve approvare le candidature ai vertici delle Province e dei Comuni al di sopra dei 15 mila abitanti. Quindi candidature da costruire d’intesa con il nazionale. Ma a Roma hanno altre cose da fare. Anche per questo «ma soprattutto per il futuro del partito spero - conclude il senatore - che tutto si possa ricomporre rapidamente».
Si appellano all’unità del Pdl anche gli altri parlamentari sardi. Carmelo Porcu, che fa parte dell’area guidata da Maurizio Gasparri, forse quello preso maggiormente di mira da Gianfranco Fini, ritiene che si debba arrivare a un nuovo clima di «concordia attraverso un accordo vero, che sia definitivo». Porcu sembra ottimista: «In politica alberga il buonsenso, quindi spero che Fini non formi propri gruppi autonomi, perché non sarebbe utile né al Pdl né al Paese». Secondo il deputato sassarese «la tensione c’è e si vede, per questo lavoro con Gasparri per un chiarimento».
Il ruolo di «pontiere» tra Silvio Berlusconi e il presidente della Camera è svolto in questa fase soprattutto dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nella cui area si riconosce il deputato nuorese Bruno Murgia. «Una scissione - spiega Murgia - sarebbe dolorosa e soprattutto incomprensibile visto che siamo il partito che ha vinto e rivinto le elezioni. Ci sono le condizioni perché su buone basi riprenda il dialogo interno». L’idea di Murgia è quella di ripartire «dalle suggestioni di Fini sulla politica e sulla società e dalla potenza elettorale e dall’azione di governo di Berlusconi».
Il capogruppo in Consiglio regionale, Mario Diana, è stato l’ultimo dirigente sardo ad aver ospitato Fini: è successo a Oristano, poco più di un mese fa, per la presentazione del libro del presidente della Camera. «Con lui ho parlato a lungo - ricorda Diana - e ho capito bene che il malessere era vero, sull’organizzazione del partito, sul coinvolgimento nelle scelte, sui rapporti con altri dirigenti dell’area di An, sulla Lega, eccetera. Ma mi ha assicurato di voler restare nel partito per migliorarlo. Io sono rimasto a quel punto». E se ci fosse la scissione? Diana si fa cauto: «Sono capogruppo, ho una responsabilità istituzionale... Non voglio mettermi questo pensiero».
Un pensiero che da diverso tempo, ma per ragioni diverse, è invece nella testa dei consiglieri regionali dissidenti del Pdl. Il portavoce è Nanni Campus, ex senatore ed ex sindaco di Cagliari. Stavolta Campus è di poche parole. «Il dissenso qui è nato prima dello scontro tra Fini e Berlusconi e ha contenuti specifici: la gestione del partito in Sardegna e l’azione della giunta Cappellacci». Come dire: le cose sono slegate. Lo dimostra il fatto, fa semplicemente notare Campus, che degli undici dissidenti del gruppo appena tre (assieme a lui Ignazio Artizzu e Gianfranco Bardanzellu, provengono da An.
Ignazio Artizzu, considerato il promotore del dissenso all’interno del gruppo, preferisce non fare commenti. E’ nell’area del ministro Altero Matteoli, ex finiano doc, che proprio ieri mattina ha detto che non seguirebbe il presidente della Camera nel caso di scissione. Non seguirebbero Fini neanche i parlamentari sardi, mentre gli addii potrebbero essere più numerosi in Consiglio regionale. Lo afferma un esponente che preferisce restare nell’anonimato: «Quando si aprono spazi politici qualcuno cerca sempre di approfittarne per fare qualche passo in avanti». E il discorso non riguarderebbe solo consiglieri di area An, ma anche di Forza Italia. Basti considerare che nel gruppo dei dissidenti ci sono nomi che fanno capo a Beppe Pisanu o a Mauro Pili, entrambi provenienti da Forza Italia. Pisanu e Pili sono da tempo critici a livello regionale anche nei confronti della giunta di Ugo Cappellacci.
Rispetto all’acceso confronto romano, però, nessuno qui vuole sbilanciarsi. Il motivo è semplice. Mentre a livello nazionale le elezioni si sono già svolte, in Sardegna si voterà il 30 e 31 maggio per le Provinciali e le Comunali. Nessuno vuole farsi mettere sotto processo. L’impressione è che la «bomba» possa esplodere dopo il voto anche in caso di vittoria (come ha dimostrato Fini). E con una complicazione in più: le decisioni sui candidati saranno decisive sui riposizionamenti interni. «Se dovessero fare alcune scelte - ha confidato un dirigente di non seconda fila - mi sentirei ancora più vicino alle posizioni di Fini...».